DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE 25 GENNAIO 1999
OGGETTO: PROGRAMMA COMUNALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI.
APPROVAZIONE.
Proposta dell'Assessore Vernetti.
Il Programma Comunale per la Gestione dei Rifiuti della Città di Torino definisce le linee
guida per la gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU) e assimilati (RSAU) prodotti nel territorio
cittadino per il prossimo quinquennio, che copre l'arco temporale che va dall'inizio del 1999 alla
fine del 2003.
Il quadro di riferimento entro cui si colloca questo Programma è definito da alcuni elementi
di grande rilevanza che impongono una revisione radicale degli approcci al problema fino ad ora
adottati. Questi elementi sono:
- l'entrata in vigore, anche se graduale, a causa dei numerosi Decreti attuativi ancora in
corso di elaborazione, della nuova normativa italiana sui rifiuti, definita dal D. Leg.vo 22
del 5.2.1997 (Decreto Ronchi);
- Il piano regionale per l'organizzazione dello smaltimento dei rifiuti, varato lo scorso anno
in attuazione della L.R. 59/95, che ha di recente trovato la sua articolazione a livello
provinciale, contestualmente al suo adattamento alle disposizioni previste dal D. Leg. 22,
nello schema preliminare del Programma provinciale di Gestione dei Rifiuti della Provincia
di Torino, attualmente all'esame delle amministrazioni interessate;
- Gli impegni sottoscritti dal nostro Governo al vertice di Rio de Janeiro (1992) in tema di
sviluppo sostenibile, e la conseguente necessità di definire, anche a livello cittadino, una
agenda 21, cioè un quadro coerente di impegni tesi a ricondurre gli sviluppi
dell'economia entro il quadro delle compatibilità ambientali: impegni che trovano
nell'ambito della gestione dei rifiuti uno dei loro punti di più urgente applicazione;
- La prossima chiusura (entro il 2003) della discarica cittadina di Basse di Stura, per
inderogabili impegni assunti dall'Amministrazione civica verso la popolazione interessata
all'impatto ambientale di questo impianto.
QUINQUENNIO 1998-2003
1. IL QUADRO DI RIFERIMENTO
Il presente documento definisce le linee guida per la gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU) e assimilati (RSAU)
nella città di Torino per il prossimo quinquennio, che copre l'arco temporale che va dall'inizio del 1999 alla fine
del 2003.
Il quadro di riferimento entro cui si collocano queste linee guida è definito da alcuni elementi di grande rilevanza
che impongono una revisione radicale degli approcci al problema fino ad ora adottati. Questi elementi sono:
- L'entrata in vigore, anche se graduale, a causa dei numerosi Decreti attuativi ancora in corso di elaborazione,
della nuova normativa italiana sui rifiuti, definita dal D. Leg. 22 del 5.2.1997 (Decreto Ronchi);
- Gli impegni sottoscritti dal nostro Governo al vertice di Rio de Janeiro (1992) in tema di sviluppo sostenibile,
e la conseguente necessità di definire, anche a livello cittadino, una agenda 21, cioè un quadro coerente di
impegni tesi a ricondurre gli sviluppi dell'economia entro il quadro delle compatibilità ambientali: impegni che
trovano nell'ambito della gestione dei rifiuti uno dei loro punti di più urgente applicazione;
- La prossima chiusura (entro il 2003) della discarica cittadina di Basse di Stura, per inderogabili impegni
assunti dall'Amministrazione civica verso la popolazione interessata all'impatto ambientale di questo impianto;
- La conseguente necessità di avere alternative per lo smaltimento a costi competitivi, e in grado di affrancare
la città di Torino da possibili dipendenze da impianti di smaltimento altrui;
- Il piano regionale per l'organizzazione dello smaltimento dei rifiuti, varato lo scorso anno in attuazione
della L.R. 59/95, che ha di recente trovato la sua articolazione a livello provinciale, contestualmente al suo
adattamento alle disposizioni previste dal D. Leg. 22, nello schema preliminare del Programma provinciale
di Gestione dei Rifiuti della Provincia di Torino, attualmente all'esame delle amministrazioni interessate;
- Lo Statuto dell'AMIAT così come determinato in sede di trasformazione in Azienda Speciale. Il Contratto di
Servizio definito in sede di trasformazione, che qui si riconferma, per quanto attiene l'affidamento della
gestione del ciclo dei servizi all'azienda. Il protocollo d'intesa stipulato il 20.1.97 tra il comune di Torino,
l'AMIAT, le organizzazioni sindacali confederali e di categoria.
1.1. Il D. LEG. 22/97.
Del D. Leg. 22/97 (Decreto Ronchi), che recepisce le più importanti direttive europee in tema di rifiuti, questo Programma intende rispettare, oltre la lettera, soprattutto lo spirito, che mira ad introdurre nel nostro paese un moderno sistema di gestione dei rifiuti, informato a tre principi fondamentali più volte enunciati anche nella
normativa europea e italiana:
- la riduzione della produzione di rifiuti, obiettivo che riveste carattere di assoluta priorità e al quale devono
essere subordinati sia l'organizzazione della raccolta che il perseguimento della valorizzazione dei rifiuti
prodotti;
- la valorizzazione di tutte le frazioni recuperabili dei rifiuti, nei limiti della compatibilità con i vincoli di
ordine tecnico, economico e ambientale esistenti;
- il conferimento e la raccolta differenziata dei rifiuti (RD), sia urbani che industriali.
Questi tre principi rappresentano altrettanti perni di una svolta radicale rispetto al precedente - e ancora in gran parte
vigente - sistema di gestione dei rifiuti, sostanzialmente fondato sulla raccolta indifferenziata dei rifiuti sia urbani
che industriali e sulla pratica dello smaltimento del rifiuto tal quale tramite incenerimento e - soprattutto -
interramento; pratica che ha di fatto portato ad una crescita pressoché continua della quantità di rifiuti prodotti, al
di fuori di qualsiasi meccanismo di autoregolazione del sistema.
La premessa implicita che sta alla base dello smaltimento dei rifiuti raccolti in modo indifferenziato è che i
rifiuti si possono e si devono eliminare, allontanandoli quanto più possibile dal contesto in cui sono stati
prodotti. La prima parte di questa premessa è chiaramente falsa: i residui della produzione e del consumo non si
possono eliminare, ma solo nascondere (interrandoli) o trasferirli nell'atmosfera (mediante combustione), nel suolo
e nelle acque come scorie e reflui, lasciando in eredità alle generazioni future il loro carico inquinante. Ma anche la
seconda parte della premessa è ormai inattuabile: non si possono allontanare i rifiuti da un insediamento se non a
scapito di un insediamento diverso: le lotte e le mobilitazioni contro le localizzazioni di nuovi e vecchi impianti di
smaltimento dei rifiuti sono la dimostrazione che non esiste più una terra di nessuno dove sbarazzarsi dei propri
residui.
La premessa che sta alla base del nuovo sistema di gestione previsto dal Decreto Ronchi è che si deve imparare a
convivere con i residui della produzione e del consumo; che, proprio per questo, devono essere gestiti innanzitutto
in modo da minimizzarne la quantità e la pericolosità; in secondo luogo, in modo da facilitarne al massimo la re-
immissione in nuovi cicli produttivi; in terzo luogo, quando ciò non sia possibile, in modo da consentirne la
restituzione all'ambiente da cui provengono senza alterare gli equilibri dell'ecosistema in cui sono immessi e
riducendo al massimo il disagio delle persone che entrano a contatto con una o più fasi del loro ciclo.
1.2. LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Nella civiltà dei consumi - e soprattutto in quella dominata dal principio dell'usa-e-getta - la città si è trasformata
in un enorme imbuto dove convergono merci provenienti da tutto il globo per essere macinate e trasformate,
in un periodo sempre più breve, in rifiuti inutilizzabili. Questo meccanismo si è rivelato insostenibile sia dal punto
di vista ambientale, sia, sempre più, anche dal punto di vista economico. Una gestione dei rifiuti urbani volta al
recupero e alla valorizzazione dei residui del consumo può rivelarsi una leva fondamentale per imprimere una svolta
alla logica dissipativa che presiede, a livello globale, al funzionamento del sistema produttivo.
Per questo, l'inserimento nell' agenda 21 di ogni città di un progetto di gestione dei rifiuti che rappresenti una svolta rispetto alla logica attuale costituisce un passaggio irrinunciabile sulla strada dello sviluppo sostenibile.
Anche se, allo stato attuale delle conoscenze tecniche e dell'organizzazione economica, un progetto del genere può
avere solo un valore regolativo, è importante che la gestione dei rifiuti sia finalizzata non solo a massimizzare la
quota dei residui sottoposta a riciclaggio, o ad altre forme di recupero, ma anche e soprattutto a individuare ed
evidenziare nuove possibilità di recupero non ancora sfruttate. Questo sarà tanto più facile quanto più i consumatori
e il sistema distributivo saranno messi in grado, dalle metodiche di conferimento e raccolta adottate, di analizzare
meglio le caratteristiche dei propri consumi e di attivare dei meccanismi di feed-back sul sistema produttivo per
promuovere una riduzione dei prodotti che generano rifiuti o un più facile recupero di questi ultimi.
In secondo luogo, il nuovo sistema richiede che la valorizzazione delle diverse frazioni dei rifiuti avvenga il più
possibile a livello locale, per non sottoporre a trasferimenti antieconomici - e controproducenti anche da un punto
di vista ambientale - materiali già di per sé molto poveri e a volte problematici. Se per alcune di queste frazioni
problemi di questo tipo oggi non si pongono (il mercato c'è e li richiede), per altri la collocazione commerciale è
tutt'altro che scontata già oggi; e ancor più lo sarà tra qualche anno, quando - se il Decreto Ronchi troverà effettiva
attuazione - il mercato dei materiali di risulta o destinati al recupero sarà investito da una massa di almeno 8-9 milioni
di tonnellate di residui provenienti da RD. L'assorbimento di questi flussi può dunque richiedere specifiche azioni
di promozione - di impresa e di mercato - che presentano tutte le caratteristiche intrinseche di una promozione dello
sviluppo sostenibile.
1.3. LA CHIUSURA DELLA DISCARICA DI BASSE DI STURA
L'impegno assunto dall'Amministrazione comunale di chiudere entro il 2003 la discarica di Basse di Stura pone
comunque la città e la sua azienda di igiene urbana di fronte alla necessità di imprimere una svolta radicale nella
gestione dei rifiuti.
Innanzitutto perché difficilmente sarà reperibile nel territorio della provincia di Torino un sito in grado di accogliere
una volumetria annua di rifiuti analoga a quella che è stata conferita finora nella discarica gestita dall'AMIAT. Occorre
pertanto adottare tutte le misure praticabili, non solo per ridurre drasticamente la quota dei rifiuti destinati allo
smaltimento in discarica; ma anche per neutralizzare e stabilizzare in termini chimici e biologici il materiale da
conferire. Questa discarica dovrà essere ospitata da un comune diverso da Torino e una negoziazione per la
localizzazione dell'impianto avrà tante più probabilità di successo quante maggiori saranno le garanzie di
minimizzazione del suo impatto che la città di Torino sarà in grado di fornire.
In secondo luogo, Torino è una delle poche città italiane che - grazie proprio alla capienza della discarica di Basse di
Stura - non ha conosciuto, nel corso degli ultimi anni, situazioni di emergenza rifiuti dovute al venir meno degli
sbocchi consueti per i propri rifiuti. Questa condizione di privilegio non si protrarrà oltre il 2003 ed è quindi
necessario che per quella data la città abbia messo a punto delle linee di trattamento e degli sbocchi - commerciali o
ambientali - per tutti i flussi di rifiuti che si troverà a gestire.
In terzo luogo , la disponibilità di una discarica al mero costo della sua gestione industriale (peraltro notevolmente
abbattuto dai cospicui introiti provenienti dai conferimenti di altri comuni ) ha determinato per la città di Torino una
situazione di relativo vantaggio - soprattutto nei confronti delle altre città dell'Italia centrale e settentrionale -
permettendo all'AMIAT di mantenere relativamente contenuto il costo complessivo della gestione dei rifiuti urbani, pur
in presenza di costi di raccolta ancora elevati.
A partire dal 2003 - ma già molto prima di allora - i costi di trattamento dei rifiuti a valle della raccolta sono destinati
ad incidere sul bilancio dell'AMIAT in misura notevolmente superiore a quelli comportati dallo smaltimento nella
discarica di Basse di Stura. Il D. Leg. 22/97 prevede il passaggio dall'attuale tassa sui rifiuti solidi urbani (TARSU) a
una tariffa che dovrà coprire il full-cost del servizio; ma è evidente che il maggior costo di trattamento dei rifiuti
conseguente all'abbandono della discarica di Basse di Stura non potrà essere meccanicamente trasferito sulla
tariffa, pena un aggravio dell'attuale onere a carico dell'utenza di un fattore 2. Il costo del trattamento dovrà quindi,
in misura consistente, venire riassorbito da un aumento della produttività nella fase della raccolta: il tutto in
concomitanza con il passaggio da una raccolta in gran parte indifferenziata a una raccolta altamente differenziata, che -
per lo meno nella sua fase di avvio - comporta degli aggravi e non delle riduzioni dei costi.
1.4. IL PIANO REGIONALE E IL PROGRAMMA PROVINCIALE
La L. R. 59/95 aveva in gran parte anticipato molte delle misure previste dal Decreto Ronchi. Punti marginali di
discordanza tra le due normative sono stati superati nell'ultima edizione del Piano. La L.R. 59/95 trasferisce compiti
di programmazione e di organizzazione della gestione dei rifiuti alle Province. L'Amministrazione Provinciale di Torino
ha da poco pubblicato lo schema preliminare per la fase di transizione del suo Programma Provinciale di Gestione
dei Rifiuti. I punti nodali dello schema preliminare del Programma Provinciale sono i seguenti:
PRIMO. La previsione di un andamento stazionario della produzione di rifiuti a livello provinciale rispetto al livello
raggiunto nel 1996. Per la città di Torino questo livello corrisponde, al lordo delle RD, a 428.336 t/a; a questa previsione
il Programma Provinciale aggiunge l'ulteriore ipotesi di una riduzione - compresa tra il 2 e il 7,5 % della produzione
complessiva - conseguibile con interventi di contenimento. L'impegno ad arginare la crescita della produzione dei rifiuti
con le misure che verranno indicate nel paragrafo 2.1 ed altre che potranno venire messe a punto in futuro, è innanzitutto
una scelta politica che i recenti trend a livello italiano ed europeo rendono del tutto realistica.
SECONDO. La raccomandazione di un modello integrato di gestione dei flussi, che prevede (al 2003):
- il raggiungimento di un obiettivo di RD tra il 35 e il 50 % (in peso) sul flusso complessivo dei RSU;
- il trattamento di tutte le frazioni raccolte. Quest'ultimo obiettivo dovrà venire raggiunto attraverso:
- l'invio alle filiere del riciclaggio delle frazioni secche raccolte in forma differenziata (carta, vetro,
plastica, alluminio, metalli e legno);
- il compostaggio della frazione organica proveniente dalla RD;
- la selezione meccanica della frazione residua dei RSU indifferenziati: per ottenere da questi:
- una frazione umida, da sottoporre a processi di stabilizzazione (compostaggio accelerato), da destinare
a ripristini ambientali, a opere civili (manutenzione del verde pubblico), o a materiale di copertura delle
discariche;
- una frazione secca, da trasformare in CDR (combustibile derivato dai rifiuti, purificato e pellettizzato),
da destinare a combustione.
- lo smaltimento in discarica solo delle frazioni e dei residui del trattamento non altrimenti recuperabili (tra
questi vanno inclusi i residui dello spazzamento stradale e dell'igiene del suolo).
TERZO. Un calcolo dei fabbisogni di impianti di trattamento e smaltimento finale dei diversi flussi di RSU, corredata
da:
- una mappatura del territorio provinciale per l'individuazione, a livello macro, delle aree che non presentano
condizioni di incompatibilità con la localizzazione di impianti di smaltimento (discariche e inceneritori);
- una stima di massima dei costi di investimento e di gestione necessari per portare a regime il nuovo modello
di gestione dei rifiuti.
In sostanza, il ciclo di gestione dei RSU che la città di Torino intende adottare può essere sintetizzato nello schema
seguente:
- la riduzione dei RSU prodotti;
- la raccolta differenziata dei RSU;
- la valorizzazione, sia in termini commerciali che a scopi di tutela ambientale, di tutte le frazioni utilizzabili
ricavate dai RSU raccolti;
- l'occupazione, la creazione di impresa e la sostenibilità delle imprese impegnate nella gestione dei rifiuti;
- un rapporto tra amministrazione e cittadinanza basato sul principio della responsabilità condivisa, su una
attenzione maggiore per le esigenze specifiche di ogni categoria, sulla collaborazione il più possibile diretta tra
utenti e addetti al servizio.
- soluzioni di smaltimento improntate ad efficacia, economicità, rispetto dell'ambiente.
2.1. LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI
Seguendo l'ordine di priorità indicato dalla normativa europea, nazionale e regionale, si intende dare la massima priorità
alle iniziative tese alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti urbani e assimilati prodotti. Ciò verrà
perseguito su due diversi piani:
2.1.1. azioni dirette
Sono quelle che rientrano nelle competenze istituzionali dell'Amministrazione comunale. Tra queste:
- accordi di programma - da riproporre, possibilmente, a livello provinciale o regionale - con le associazioni dei
ristoratori, dei gestori di pubblici esercizi, dei commercianti, della grande distribuzione (GD) e della distribuzione
organizzata (DO), per promuovere la riduzione degli imballaggi superflui e la sostituzione degli imballaggi a
perdere con imballaggi a rendere, utilizzando protocolli di comportamento concordati e premiando i
comportamenti virtuosi con un marchio di qualità ambientale assegnato da un apposito comitato, marchio che
potrà essere utilizzato come strumento promozionale e tradursi anche in beneficio finanziario attraverso uno sconto
sulla tariffa;
- maggiore controllo sui conferimenti di rifiuti speciali e assimilabili al circuito di raccolta dei RSU da parte
di piccole imprese (PMI) industriali, artigiane o commerciali, anche attraverso la promozione - insieme ad altri
soggetti - di servizi di raccolta di queste tipologie di rifiuti specificamente rivolte a questa categoria di utenza;
promotore e di punto di riferimento internazionale.
2.2. LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
L'Amministrazione comunale di Torino ritiene pienamente raggiungibile l'obiettivo del 35 % in peso della RD dei RSU
entro il 2003 e realistico - alla luce degli strumenti, delle metodiche e degli sforzi che intende di adottare - l'obiettivo
del 50 % nello stesso lasso di tempo.
Gli strumenti principali attivati a questo fine saranno:
- una azione generale e sistematica di informazione dei cittadini e degli utenti sull'andamento della RD - da
svilupparsi sia con campagne promozionali di pubblicità-progresso che attraverso un intenso colloquio con i media
- tesa a rendere totalmente trasparente l'operazione; evidenziando pubblicamente i dati relativi ai quantitativi
raccolti, alla loro qualità, ai risultati dei trattamenti a cui vengono sottoposti, ai relativi costi, alla destinazione dei
materiali, ai benefici occupazionali, agli ostacoli incontrati nella loro vendita o cessione. Ciò nella convinzione
che il modo migliore per motivare i cittadini-utenti a collaborare con il nuovo sistema sia quello di renderli
partecipi e consapevoli dei costi, dei benefici e degli ostacoli in cui si incorre;
- una iniziative mirate a singoli target di utenti, volte a coinvolgerli in forme di conferimento che rispondano
meglio alle loro esigenze - compatibilmente con i vincoli tecnici ed economici a cui è sottoposta l'erogazione del
servizio;
- una modulazione delle tre principali metodiche di raccolta (porta-a-porta, cassonetti stradali, centri di
conferimento) in funzione delle caratteristiche edilizie e urbanistiche degli insediamenti serviti, della
composizione socio-professionale dell'utenza, della tipologia dei rifiuti prodotti dalle diverse categorie di operatori
economici serviti, in modo da fornire al servizio di raccolta il massimo di domiciliazione e di
personalizzazione possibili, anche grazie all'utilizzo di strumenti informatici di catalogazione dell'utenza e
di ottimizzazione dei percorsi di raccolta;
- l'adeguamento a queste esigenze delle attrezzature, della logistica, degli strumenti di governo del servizio
e soprattutto della professionalità degli operatori della raccolta, in modo che il passaggio al nuovo sistema
di RD nasca da motivazioni condivise dal personale e faciliti la comunicazione - al massimo livello di articolazione
possibile - tra utenti e operatori del servizio.
2.3. LA VALORIZZAZIONE
L'Amministrazione comunale di Torino si impegnerà direttamente per favorire o agevolare il reperimento di
uno sbocco commerciale o - in mancanza di questo - ambientalmente compatibile, per tutte le frazioni dei rifiuti
provenienti dalla RD o dalla selezione e dal trattamento della residua frazione indifferenziata. In particolare:
- avviando le frazioni secche della RD, attraverso l'AMIAT, che ne cura la raccolta, a imprese di stoccaggio, di selezione o impegnate nel riutilizzo diretto dei materiali raccolti. Lo sbocco per questi materiali e la remunerazione del costo aggiuntivo comportato dalla loro raccolta in forma differenziata dovrebbero essere garantiti dal CONAI, nell'ambito degli accordi di programma tra questo organismo, l'ANCI e i Ministeri dell'Ambiente e dell'Industria. Poiché l'attuazione del Decreto Ronchi potrebbe comunque determinare un relativo
intasamento sui mercati di questi materiali, l'Amministrazione della città di Torino curerà, attraverso apposite
indagini e, eventualmente, attraverso specifiche azioni promozionali, che per queste, come per tutte le altre frazioni
raccolte, selezionate o trattate nell'ambito della gestione dei rifiuti urbani e assimilati di Torino, l'assorbimento
sia sempre garantito, a condizioni non penalizzanti rispetto a quelle vigenti nel resto del paese;
- avviando la frazione organica e quella verde provenienti dalla RD a compostaggio, per la produzione di
compost verde (di qualità certificata) in impianti gestiti direttamente dall'AMIAT, come quello in costruzione
a Borgaro, se del caso, in consorzio con altri soggetti (comuni o consorzi), garantendo altresì la cessione del
compost prodotto agli utilizzatori, a condizioni anche in questo caso non penalizzanti rispetto a situazioni
consimili;
- promuovendo l'utilizzo della frazione organica stabilizzata (FOS) ricavata dalla frazione indifferenziata dei
RSU in attività di ripristino ambientale: in via prioritaria nel risanamento di siti degradati presenti nella città
di Torino e nella sua provincia; e adoperandosi per promuovere un riutilizzo produttivo o in opere di ripristino
ambientale dei materiali inerti (macerie) di origine civile conferiti allo smaltimento pubblico, dopo averli
sottoposti ad adeguati processi di trattamento e selezione granulometrica;
- adoperandosi per garantire un utilizzo a condizioni stabili e non penalizzanti per il CDR ricavato dalla frazione
combustibile del rifiuto indifferenziato: ricercando le condizioni di consenso per l'invio in impianti dedicati per
la cui gestione l'Amministrazione Comunale di Torino candida l'AMIAT, in collaborazione con e aziende del
bacino di smaltimento identificato dal Programma Provinciale ;
- promuovendo forme di trattamento, anche diversificate in più flussi, dei fanghi di depurazione dell'impianto
consortile dell'Azienda di depurazione Po-Sangone (APS); forme compatibili con il massimo utilizzo degli stessi
in campo agronomico e ambientale;
- promuovendo il conferimento, la selezione e il trattamento dei rifiuti ingombranti secondo modalità che ne
garantiscano il massimo recupero secondo una sequenza che preveda: valutazione dello stato del bene; restauro,
riparazione e re-immissione del bene recuperabile sul mercato dell'usato; smontaggio e messa in sicurezza del bene
non recuperabile; recupero e commercializzazione di componenti; selezione e compattazione dei materiali
omogenei da avviare al riciclaggio; selezione e trattamento dei materiali combustibili da avviare al recupero
energetico; conferimento in discarica dei residui.
2.4. LA PROMOZIONE DI NUOVA OCCUPAZIONE E DI NUOVE IMPRESE - GLI OBIETTIVI DELLO
SVILUPPO SOSTENIBILE
La promozione di nuova occupazione è una ricaduta e un beneficio importantissimi del nuovo modello di gestione dei
rifiuti, anche se non ne costituisce l'obiettivo prioritario, dato che le finalità fondamentale di questo nuovo modello
sono la tutela ambientale e la valorizzazione dei residui, nell'immediato; la riduzione degli scarti, fino al limite
di un'economia a emissione zero, nel lungo periodo.
Tuttavia è evidente che una gestione articolata e accurata dei diversi flussi di materiali ricavabili dai rifiuti costituisce una fonte di nuova occupazione e di eventuale nuova imprenditorialità sia tecnica che manageriale, in larga parte a costo zero, soprattutto sul lungo periodo: vale a dire finanziabile con i risparmi realizzati abbandonando un sistema di smaltimento improntato allo spreco, ambientalmente dannoso e, alla lunga, anche molto costoso. Le nuove
opportunità occupazionali offerte dal nuovo modello di gestione dei rifiuti possono intervenire:
- nella fase della raccolta, soprattutto nella raccolta porta-a-porta e nella gestione degli eco-centri:
- nella selezione, nel restauro e nella commercializzazione di beni durevoli ancora utilizzabili, sottratti al flusso
dei rifiuti;
- nelle fasi dello stoccaggio, della selezione e del trattamento delle frazioni tradizionali (o secche) dei RSU
(vetro, carta, plastica, legno, metalli), che richiederanno un sicuro aumento di capacità, ma, verosimilmente, anche
soluzioni più sofisticate di selezione e commercializzazione;
- nella fase dello smontaggio, della messa in sicurezza e del recupero di componenti dei beni durevoli (a partire
dagli autoveicoli e dagli elettrodomestici bianchi e grigi), che richiedono tuttavia economie di scala notevoli,
investimenti consistenti, un know-how in continua evoluzione e - pertanto - finanziamenti consistenti e
un'imprenditorialità molto qualificata, che deve trovare condizioni operative favorevoli grazie al concorso di tutte
le forze economiche e sociali della città;
- nelle attività di ricerca&sviluppo, sia tecnica che economica, di nuovi processi, nuovi prodotti e nuovi mercati
per i materiali riciclati;
- nelle attività di comunicazione, educazione e informazione, che sono una componente essenziale di tutto il
nuovo modello di gestione dei rifiuti;
- nel supporto al governo complessivo del ciclo, che è una vera e propria attività di pianificazione e che richiede
l'attivazione di numerose professionalità qualificate.
Molte di queste attività non sono comunque gestibili razionalmente come mere estensioni di operazioni già in essere,
ma dovranno far capo a nuove imprese. Sarà compito di soggetti quali l'AMIAT, le Amministrazioni Comunale,
Provinciale e Regionale, le CCIAA della regione, le associazioni imprenditoriali, le centrali cooperative e le
organizzazioni sindacali, l'Envipark farsi parte diligente nella promozione di nuove imprese in questi campi.
Tutte le attività che nascono o crescono nell'ambito di questo disegno recano in sé i connotati della sostenibilità e
possono rappresentare un interessante ambito di sperimentazione di nuove modalità di gestione, che ne facciano attività
sostenibili anche da un punto di vista sociale: caratterizzate cioè da un rapporto più coinvolgente, consensuale o
negoziale con i propri utenti e - più in generale - con tutti gli stake-holders nelle attività in cui sono impegnate.
2.5. LA RESPONSABILITA' CONDIVISA
Molte delle attività coinvolte dal nuovo modello di gestione dei rifiuti, infatti - a partire dalla raccolta differenziata, ma
anche molte delle attività di trattamento e valorizzazione dei diversi flussi - non possono essere intraprese con successo
senza un intenso coinvolgimento e una negoziazione sociale con i destinatari o gli utenti dei servizi, con le
popolazioni esposte agli impatti ambientali degli impianti, con i beneficiari delle attività di risanamento
ambientale, con la generalità dei cittadini, che deve essere informata sulla posta e sugli sviluppi del progetto.
Il funzionamento del nuovo sistema di gestione dei rifiuti mette dunque in causa le responsabilità e le legittime
aspettative di tutti gli attori coinvolti nel ciclo dei rifiuti e, in particolare, trova il suo punto di snodo più delicato nel
rapporto tra gli utenti e l'azienda di igiene urbana - e, attraverso di essa, l'Amministrazione comunale,
responsabile di ultima istanza del servizio - che deve cercare di rendere il meno oneroso possibile per tutti - sia in
termini economici che in termini di impegno richiesto - il passaggio al nuovo sistema.
Non si tratta solo di uno scoglio da superare; ci troviamo anche di fronte a una straordinaria opportunità per mettere alla
prova l'Amministrazione, su una questione - la gestione dei rifiuti - parziale, ma non marginale.
Ai cittadini si chiede di conferire i rifiuti secondo le regole stabilite e - in alcuni casi - concordate con loro e di non
sporcare la città. All'Amministrazione si chiede di ritirare con puntualità e sistematicità i residui conferiti, di
svuotare puntualmente i cassonetti, evitando accumuli e odori molesti, di pulire le strade e rimuovere gli accumuli.
Inoltre, come ha dimostrato l'esperienza del raggruppamento Cartesio - nelle zone dove il servizio è stato erogato con
continuità - la raccolta porta-a-porta dei rifiuti solidi urbani (RSU) può rappresentare, proprio perché richiede questo
tipo di collaborazione, l'occasione per ricostituire un legame sociale, ancorché marginale e su un singolo problema,
tra utenti e addetti alla raccolta e - attraverso questi - tra cittadini e Amministrazione civica.
L'Amministrazione e l'AMIAT devono improntare la propria azione a criteri di efficacia, economicità e trasparenza,
in particolare devono fornire agli utenti tutte le informazioni circa la determinazione delle tariffe applicate.
La carta dei servizi dell'Azienda, opportunamente aggiornata, deve costituire la garanzia circa il controllo della qualità
dei servizi da parte dei cittadini.
3. I FLUSSI DEI MATERIALI
Il sistema complessivo di gestione dei RSU e dei rifiuti assimilati della città di Torino dovrà misurarsi e apprestare
soluzioni adeguate per quattro diversi flussi di materiali:
- i rifiuti solidi urbani (RSU in senso proprio);
- i rifiuti assimilati agli urbani (RSAU), prodotti da imprese e attività varie, conferiti, per lo smaltimento o per
la raccolta e lo smaltimento, all'AMIAT;
- i materiali inerti di origine civile (macerie) prodotti dal settore delle costruzioni e parte di quelli di origine
industriale conferiti all'AMIAT;
- i fanghi di depurazione dell'Azienda Po-Sangone, attualmente smaltiti nella discarica di Basse di Stura.
3.1. I RIFIUTI SOLIDI URBANI (RSU)
Dalle elaborazione effettuate da Ambiente Italia su dati di fonte IPLA , riportate nel Programma Provinciale, al
1996 , l'origine dei RSU nel territorio della città di Torino (bacino 18 del Piano Regionale) risulta così ripartita:
ORIGINE | t/a | Kg/ab | % rifiuti |
domestico | 215.423 | 223,8 | 50 |
sfalci e potature | 26.475 | 27,5 | 6 |
mercati e ristoranti | 28.718 | 29,8 | 7 |
comm. servizi altro | 157.720 | 163.9 | 38 |
TOTALE | 428.336 | 445.0 | 100 |
Secondo i dati riportati dal Programma Provinciale i RSU prodotti nel Comune di Torino, al lordo delle RD,
ammontavano pertanto, nel 1996, a 428.336 tonnellate, con una produzione pro capite di 445 Kg/anno. Per il
1998 il preventivo dell'AMIAT stima in 456.000 tonnellate l'ammontare complessivo dei rifiuti che verranno
raccolti nella città e una produzione pro capite di 496 Kg circa, con un aumento del 6,5 % in termini globali e di
quasi l'11 % pro capite in due anni.
Questo aumento risulta nettamente superiore a quello riscontrato in molte altre città italiane ed europee, e
per questo non può venir meccanicamente proiettato sugli anni a venire. Tra l'altro, sia le misurazioni dei rifiuti che
i fattori da prendere in considerazione per effettuare delle previsioni sul loro andamento futuro sono soggetti a una
forte alea di incertezza; per diverse ragioni:
- l'oscillazione del prezzo della carta, che in certe circostanze spinge recuperatori privati a sottrarla al flusso
dei rifiuti, mentre in altre concorre alla determinazione dei quantitativi misurati;
- l'avvio della RD di altre frazioni, specificatamente del verde, che reinserisce nel flusso dei rifiuti misurati
quantitativi prima recuperati o smaltiti in forme privata;
- l'incertezza intorno alla misurazione dei rifiuti ingombranti, molti dei quali, in mancanza di canali
adeguati di raccolta, vengono smaltiti in modo abusivo o conferiti, anche a pagamento, a recuperatori privati.
- i conferimenti impropri ai circuiti di raccolta dei RSU da parte di imprese artigiane e piccole industrie,
soprattutto in un periodo di forte riduzione dell'offerta privata di smaltimento di rifiuti speciali e assimilabili
da parte del settore privato.
Nell'analisi di questo flusso ci si attiene comunque alle valutazioni che stanno alla base del Programma Provinciale
per la Gestione dei Rifiuti, che ipotizzano una stabilizzazione del flusso complessivo dei RSU. Per ragioni
cautelari, queste linee guida sono state definite sulla base della produzione previsionale stimata per il 1998, pari a
circa 450.000 t/a, ipotizzando una possibile variazione in più o in meno di 20.000 t/a, prossima al 5 % (e, quindi, in
un range compreso tra 430 e 470.000 t/a), al netto delle possibili riduzioni ottenute con le politiche di
contenimento, che il Programma Provinciale stima in un range compreso tra - 2 e - 7,5 %. In presenza di politiche
attive di riduzione dei rifiuti, come quelle previste in questo Programma, si tratta di una stima largamente
cautelare. Questo flusso va fin dall'inizio distinto in sotto-flussi sulla base del materiale considerato:
- il rifiuto tal quale;
I dati forniti dall'AMIAT sulla composizione merceologica dei RSU raccolti a Torino presentano molte difformità.
Pertanto, ai fini di un dimensionamento di massima dei diversi flussi, nella TAVOLA 2 ci si è avvalsi della
composizione merceologica che il Programma Provinciale assegna ai RSU prodotti dai comuni di classe C
(quelli con oltre 20.000 abitanti) in cui rientra Torino, modificando soltanto la percentuale della frazione verde
(sfalci e potature, che sono state portate al 5 % del totale) a favore di quella dei residui alimentari (portati dal 20 al
25 %). Il totale della frazione organica compostabile resta comunque invariato, pari al 30 % del flusso complessivo.
L'obiettivo che si prefigge l'Amministrazione è quello di raggiungere, nel giro dei prossimi cinque anni, cioè a metà
del 2003 , un livello di raccolta differenziata pari al 50 % circa del flusso complessivo: cioè di raccogliere
attraverso circuiti dedicati e diversificati una quantità di RSU pari ad almeno 215-235.000 tonnellate/anno.
Distribuendo questa percentuale sulla quantità dei RSU torinesi al livello di produzione previsto per il 1998 (+/-
5%) e sulla loro composizione, in misura diversificata a seconda delle frazioni, per tener conto della diversa
difficoltà e convenienza a raccogliere separatamente ciascuna di esse , si ottiene un quadro di insieme che
definisce in termini generali gli obiettivi dell'Amministrazione al 2003. Il quadro è riportato in TAVOLA 3.
TAVOLA 2. COMPOSIZIONE PERCENTUALE DEI RSU A TORINO
FRAZIONE | % SUI RSU |
organico | 25 |
sfalci e potature | 5 |
carta e cartone | 30 |
plastica | 12 |
vetro e inerti | 10 |
legno e tessili | 5 |
metalli | 3 |
fine stradale | 3 |
altro | 7 |
TOTALE | 100 |
FRAZIONE | % | MIN. | MAX. | % | MIN. | MAX. |
RSU | 000 t/a | 000 t/a | RD | 000 t/a | 000 t/a | |
carta/cartone | 30 | 129 | 141 | 60 | 77,4 | 84,6 |
vetro | 10 | 43 | 47 | 65 | 28,0 | 30,6 |
plastica | 12 | 51,6 | 56,4 | 20 | 10,3 | 11,3 |
metalli | 3 | 12,9 | 14,1 | 80 | 10,3 | 11,3 |
legno/tessili | 5 | 21,5 | 23,5 | 60 | 12,9 | 14,1 |
TOTALE FRAZIONI TRADIZ. | 60 | 258 | 282 | 138,9 | 151,8 | |
sfalci/potature | 5 | 21,5 | 23,5 | 60 | 12,9 | 14,1 |
alimentare | 25 | 107,5 | 117,5 | 60 | 64,5 | 70,5 |
TOTALE ORGANICO | 30 | 129 | 141 | 77,4 | 84,6 | |
altro | 7 | 30,1 | 32,9 | 5 | 1,5 | 1,6 |
TOTALE R.D. | 50,6 | 217,8 | 238,1 | |||
fine stradale | 3 | 12,9 | 14,1 | 0,0 | 0,0 | |
talquale | 0 | 0 | 212,2 | 231,9 | ||
TOTALE RSU TORINO | 100 | 430 | 470 |
Si tratta, come ovvio, di una simulazione, che lascia ampio spazio anche a eventuali modificazioni all'interno
della composizione dei RSU. I coefficienti di RD utilizzati corrispondono in gran parte a quelli massimi indicati
nel Programma Provinciale; ma sono stati aumentati nei confronti della frazione legno-tessili, il cui coefficiente di
recupero a Torino è già oggi superiore a quello prospettato dal Programma Provinciale, e della frazione metalli, il
cui recupero, sia attraverso RD che attraverso la selezione meccanica con apparecchiature elettromagnetiche o a
risonanza, può essere pressoché totale.
I dati utilizzati non identificano il flusso dei rifiuti ingombranti, che probabilmente sono stati computati in parte
nelle quote delle altre frazioni, in parte non vengono completamente considerati, in quanto attualmente smaltiti per
altre vie (sia abusive che attraverso operatori privati). Una situazione che verrà meno quando l'AMIAT e
l'Amministrazione avranno istituito un circuito economico ed efficiente di ritiro e trattamento di tutti gli
ingombranti. La simulazione fornisce comunque un'idea dell'ordine di grandezza degli sforzi che dovranno
essere intrapresi nel corso dei prossimi anni.
Complessivamente, approssimando per eccesso l'obiettivo del 50 % di RD, la suddivisione dell'attuale produzione
di RSU tra i cinque sotto-flussi indicati precedentemente, fornisce questi risultati:
- raccolte differenziate tradizionali: carta, vetro, plastica, tessili, alluminio e metalli ferrosi, per un totale
(al 2003) variabile tra le 138.900 e le 151.800 t/a (un terzo circa del flusso complessivo). I materiali
appartenenti a queste frazioni sono in gran parte immediatamente avviabili verso le filiere del riciclaggio o
addirittura raccolte dagli operatori del settore (nel caso, per esempio, degli abiti usati);
- rifiuto organico separato all'origine e proveniente dalle utenze domestiche e dalle grandi utenze, più
sfalci e potature, per un totale compreso tra 77.400 e 84.600 t/a, da avviare immediatamente agli impianti
(quello in costruzione a Borgaro e un secondo impianto, ancora da progettare) gestiti da AMIAT, per essere
trasformato in compost da esitare, dopo il trattamento, ai distributori o agli utilizzatori finali. Lo scarto
previsto per il processo di compostaggio è del 15 %. (dunque, 11.600 - 12.700 t/a). La rimanente frazione,
dopo le perdite di processo, dovrebbe dar luogo ad un quantitativo di compost pari a metà del materiale in
ingresso (dunque 37.700 - 42.300 t/a);
- rifiuti ingombranti raccolti in modo differenziato (qui nelle categorie legno, metalli e plastica, più una
ristretta quota di inerti verosimilmente compresa nella categoria altro), per un totale indeterminato che
andrebbe comunque sottratto ai quantitativi del primo sottoflusso. Questo flusso di rifiuti - destinato a subire la
maggiore impennata in termini di quantità raccolte, una volta organizzato razionalmente il circuito di ritiro e
trattamento - è destinato ad operazioni di selezione, restauro, smontaggio e - eventualmente - triturazione,
prima di essere avviato parte al mercato dell'usato, parte a quello del riciclaggio, e parte in discarica.
- il flusso dei rifiuti urbani pericolosi (qui ricompreso sotto la voce altro), composto soprattutto da pile,
farmaci scaduti, lampade al neon, contenitori di prodotti etichettati T (tossico) o F (infiammabile), siringhe
raccolte sul suolo pubblico, pari ad almeno 1.500 - 1.600 t/a, da inviare al un impianto di inertizzazione;
- il flusso residuo del rifiuto indifferenziato: se le percentuali indicative di raccolta differenziata saranno
realizzate, al 2003 dovrebbe essere composto da una quantità variabile tra 51.600 e 56.400 t/a di materiale
organico (circa il 25 % del flusso residuo, raccolto in modo indifferenziato); da una quantità compresa
tra 101.500 e 110.900 t/a di materiali combustibili (carta, plastica, legno e stracci), trasformabile in CDR;
da una quantità compresa tra 43.9 e 47.1 t/a circa di inerti (vetro non recuperato, ceramica e macerie
fini, sottovaglio).
Il GRAFICO 2 illustra le dimensioni quantitative dei diversi flussi:
Secondo i dati forniti da AMIAT, il flusso di rifiuti assimilati agli urbani gestiti dall'azienda in fase di smaltimento -
e, in una certa misura anche nelle fasi di raccolta e selezione - ammontava, nel 1997, a 64.500 tonnellate, contro le
59.200 del 1996 e le 68.000 previste per il 1998 . Ci troviamo quindi di fronte ad un netto trend di crescita,
peraltro spiegabile in base alla cessazione dell'attività che ha coinvolto alcuni operatori privati della provincia di
Torino nel corso degli ultimi anni, e che potrebbe continuare per alcuni anni a venire, come si evince anche dalle
sollecitazioni giunte ad AMIAT dall'Unione Industriali di Torino a farsi carico di una quota di rifiuti assimilabili
non più gestiti da operatori privati. E' pertanto ipotizzabile che questo flusso continui a registrare incrementi
negli anni coperti dalle indicazioni di queste linee guida.
Dalle elaborazioni effettuate sui dati MUD (Modello Unico di Dichiarazione) del 1996 da Ambiente Italia, questi
scarti sono composti per circa il 54 % da imballaggi di carta, legno e plastica (ma non si conosce la quota rispettiva
delle tre frazioni), per il 12,5 % da gomme, caucciù e resine, per il 3,2 % da residui di prodotti alimentari e per il
18 % da altri materiali assimilabili . Si tratta dunque di materiali:
- in larga parte - certamente superiore alla metà - facilmente identificabili alla fonte e potenziale oggetto di
raccolte differenziate monomateriale;
- per la rimanente parte , ulteriormente selezionabili in impianti che operano a valle della raccolta (operazione
non praticabile in forme convenienti con i RSU), come quello gestito dal consorzio Publirec in via di
costruzione;
- destinabili in parte al riciclaggio e per il resto, quasi interamente, al recupero energetico o al
compostaggio.
Applicando le percentuali fornite dal Programma Provinciale per la Gestione dei Rifiuti, ai quantitativi di RSAU
previsti dall'AMIAT per il 1998 (68.000 tonnellate) otteniamo, a titolo puramente indicativo, flussi indicati in
TAV.4:
Si può, in prima approssimazione, ipotizzare che la metà delle prime tre frazioni (22.000t/a) possa essere
recuperata sotto forma di materiale, mentre l'altra metà (22.t/a) potrà essere avviata alla produzione di
CDR; lo scarto della produzione alimentare (2.200 t/a) può essere avviato al compostaggio di qualità, mentre
dell'ultima frazione (12.100 t/a), in mancanza di maggiori informazioni, occorre ritenere che debba essere avviata in
discarica.
TAVOLA 4. PRODUZIONE DI RSAU PER FRAZIONE, 1996
FRAZIONE | t/a |
K0001 imballaggi in genere (carta, cartone, plastica, legno, metallo e simili) | 30.600 |
K0003 sacchi e sacchetti di carta o plastica; fogli di carta, plastica, cellophane, cassette, pallets | 5.600 |
K0012 gomma e caucciù (polvere e ritagli) e manufatti composti prevalentemente da tali materiali | 5.600 |
K0013 resine termoplastiche e termoindurenti in genere allo stato solido | 5.600 |
K0023 scarti in genere della produzione di alimenti, non allo stato liquido | 2.200 |
K0999 altri rifiuti potenzialmente assimilabili agli urbani | 12.000 |
TOTALE | 68.000 |
In considerazione delle condizioni logistiche - spesso precarie - in cui operano le imprese private del settore e
dell'oscillazione dei prezzi dei materiali recuperati - in massima larga parte si tratta di carta e cartone - è possibile che
una parte anche consistente di questo flusso si possa riversare sull'operatore pubblico; ma non è nemmeno da
escludere un movimento inverso.
3.3. GLI INERTI
Alla discarica di Basse di Stura sono stati conferiti, fino al 1996, oltre 260.000 t/a di inerti di origine civile, in parte
già selezionati e in parte frammisti a impurità, che vengono depurati, macinati e selezionati in un impianto asservito
alla discarica ed utilizzati in gran parte come materiale di copertura dei lotti coltivati.
A partire dal 1997 questo quantitativo è aumentato ad oltre 400.000 tonnellate e si prevede che si mantenga ancora a
questo livello per i prossimi anni in relazione alla realizzazione dei grandi lavori previsti dal piano regolatore della città
e dall'infrastrutturazione della regione. Né l'impianto di macinazione né il fabbisogno connesso alla gestione della
discarica sono più in grado di trattare e assorbire questo quantitativo aggiuntivo, e l'AMIAT sta cercando una
discarica di categoria 2A per sistemare l'eccedenza. Senza contare che a partire dal 2003, con la chiusura della discarica
di Basse di Stura, tutto il flusso degli inerti conferiti all'AMIAT dovrà trovare una diversa destinazione.
Il risanamento e il recupero ambientale di tutta l'area su cui insiste la discarica pone inoltre con urgenza l'esigenza di
trovare una diversa collocazione per gli impianti di macinazione degli inerti gestiti da imprese private insediati
nella stessa zona.
3.4. I FANGHI DI DEPURAZIONE DELLE ACQUE
La discarica di Basse di Stura sta attualmente assorbendo l'intero quantitativo dei fanghi prodotti dal
depuratore dell'Azienda Po-Sangone, che serve una popolazione effettiva di circa 1,2 milioni di abitanti e un bacino
di circa 3 milioni di abitanti equivalenti. Si tratta di uno dei più grandi impianti operanti in Europa, che determina una
concentrazione di fanghi di risulta che non ha riscontri in altre situazioni .
La quantità di fanghi - filtro-pressati (60 % circa di umidità) e neutralizzati con l'aggiunta di calce - prodotta
attualmente dall'Azienda Po-Sangone (APS) ammonta a circa 150.000 t/a ed è suscettibile di un leggero aumento,
perché è previsto l'allacciamento ai suoi impianti di alcuni nuovi comuni. Attualmente, tuttavia, l'AMIAT ne smaltisce
oltre 200.000 t/a, in quanto c'è un cumulo di fanghi non smaltiti in giacenza presso gli impianti del consorzio, di cui
è previsto l'assorbimento entro il 1998. Dopodiché i conferimenti dovrebbero riassestarsi ai loro valori ordinari.
Queste destinazioni alternative, in linea teorica, sono cinque:
- neutralizzazione chimica e spandimento su suoli agricoli: teoricamente consentito dalla normativa regionale,
non sarà più consentito, dato il tenore in metalli di questi fanghi, con la nuova normativa nazionale;
- stabilizzazione in impianti di compostaggio, insieme alla frazione organica dei RSU ricavata dalla selezione
meccanica del rifiuto indifferenziato, per ricavarne terriccio di qualità analoga alla FOS;
- stabilizzazione dei soli fanghi usando come strutturante un materiale riciclabile (per esempio, pneumatici
triturati), che viene riutilizzato nei cicli successivi;
- gassificazione e produzione di energia per l'alimentazione dell'impianto di depurazione (in parte viene già
fatto attualmente) con successiva stabilizzazione - ovvero essiccazione e conferimento in discarica - del residuo;
- combustione in combinazione con rifiuti speciali a elevato potere calorifico (morchie, oli e solventi). In
Piemonte però, dopo la prossima chiusura dell'inceneritore Stureco di Torino, impianti del genere non saranno
più disponibili.
In realtà, dato l'elevato quantitativo di fanghi prodotti dall'impianto, nessuna di queste soluzioni è verosimilmente
praticabile in via esclusiva e si dovrà trovare, entro il 2003, una combinazione di soluzioni che consenta di
minimizzare il costo economico e l'impatto ambientale del loro smaltimento.
Il problema dei fanghi dell'impianto dell'APS ha tuttavia un'importanza strategica per tutta la gestione dei rifiuti
di Torino: se infatti non si troveranno soluzioni alternative, la capacità della discarica o delle discariche da reperire è
di un ordine di grandezza simile a quella in via di dismissione. A prescindere dalla effettiva reperibilità di siti adatti,
e dal costo che sarà necessario sostenere per attrezzarli e utilizzarli, una soluzione del genere rischia di vanificare
qualsiasi programma di sostanziale riduzione dei flussi di RSU da destinare alla discarica.
Particolare attenzione occorre anche riservare ai fanghi di potabilizzazione dell'AAM.
4. LE SOLUZIONI GESTIONALI E IMPIANTISTICHE
La gestione combinata di questi flussi richiede un approccio sistemico in grado di:
- affrontare congiuntamente tutte le fasi del ciclo dei rifiuti: dalla raccolta alla commercializzazione dei materiali
riciclati, dal trattamento allo smaltimento finale dei materiali non direttamente valorizzabili);
- coinvolgere in modo mirato tutti i soggetti interessati: dagli utenti agli utilizzatori finali dei materiali riciclati,
dagli addetti alla raccolta alle imprese di recupero e riciclaggio, dai gestori degli impianti di trattamento agli
operatori della comunicazione.
Per quanto riguarda il primo aspetto, l'approccio integrato, le fasi del ciclo dei rifiuti da prendere in considerazione
sono:
- il conferimento;
- la raccolta;
- la cessione dei materiali direttamente valorizzabili;
- la gestione dei flussi che richiedono un trattamento;
- lo smaltimento finale della frazione residua.
4.1. IL CONFERIMENTO
Il problema del conferimento si pone soprattutto in relazione ai RSU, e a una frazione non trascurabile di RSAU e di
inerti, che possono essere intercettati all'origine, in modo da garantire una buona separazione tra i diversi materiali
oggetto di RD.
I sistemi di conferimento sono strettamente legati a quelli di raccolta e rientrano fondamentalmente in tre tipologie:
- domiciliare;
- in contenitori stradali (cassonetti, campane, anche riuniti in isole ecologiche);
- a stazioni di conferimento (o ecocentri, o rifiuterie, o dechetteries), vale a dire impianti sorvegliati per il
conferimento differenziato di rifiuti ingombranti e pericolosi.
Non esiste un unico metodo valido per tutti i contesti, in tutti i periodi, e per tutte le frazioni. Mentre la raccolta
dei rifiuti urbani indifferenziati è un servizio standard, riconducibile in ultima analisi a un'attività di facchinaggio e
trasporto, la RD è per necessità un'attività mirata, che deve tener conto dell'ambiente socioculturale ed economico
in cui si svolge - e a cui si rivolge - diversificarsi per tipologia edilizia e contesto urbanistico serviti, per frazione
raccolta, per quantità conferite, per tipologia di utente, nonché in base ai tempi di maturazione di una cultura del
recupero.
Le soluzioni adottate per il conferimento dei RSU a Torino nei prossimi cinque anni risponderanno ai seguenti criteri:
4.1.1. gli ecocentri
La raccolta dei rifiuti ingombranti dovrà diventare il perno di un'attività di sensibilizzazione ed educazione della
popolazione alla cultura del recupero dei rifiuti, attraverso la creazione di dieci ecocentri (uno per circoscrizione)
in cui i cittadini (gratuitamente) e gli operatori economici (a pagamento) potranno conferire i rifiuti urbani ingombranti
e pericolosi. E quelli assimilati.
Per questo ogni ecocentro dovrà essere aperto il più possibile anche al pubblico dei non conferitori ed essere
affiancato e sostenuto da strutture e programmi di educazione ambientale basati sull'analisi o il recupero dei
rifiuti, da attività di assistenza tecnica al recupero e al restauro dei beni durevoli, al fai-da-te e da altre attività
di animazione culturale e di entertainment.
Per favorire il radicamento degli ecocentri nella vita del quartiere è opportuno che ad essi faccia capo la raccolta
domiciliare dei rifiuti ingombranti.
4.1.2. il conferimento domiciliare
A Torino il servizio porta-a-porta è stato sperimentato nel corso degli ultimi anni (con una dotazione per ora
insufficiente di uomini e mezzi) con la raccolta della carta e del cartone nell'ambito del progetto Cartesio, il cui
servizio è stato svolto da un raggruppamento di cooperative sociali. Nel corso del prossimo triennio il servizio -
riaffidato allo stesso raggruppamento tramite gara europea - verrà potenziato, aumentando gli addetti, le frequenze dei
passaggi e concentrandolo su una sola porzione - anche se sostanziale - del territorio comunale.
Contemporaneamente è stato avviato, con il progetto Gabbiano, gestito direttamente con personale AMIAT, un
servizio domiciliare analogo per la raccolta del vetro e delle lattine, rivolto in via prioritaria ai pubblici esercizi
e ai ristoranti, e una raccolta porta-a-porta a sacchi dei contenitori in plastica nell'ex quartiere 1, affidata ad una
cooperativa sociale che fa capo al raggruppamento ICS.
I tre servizi hanno finora avuto un carattere eminentemente sperimentale, come è giusto che sia nell'ambito della
transizione da un modello di gestione tradizionale ad uno basato sulla RD.
Contemporaneamente l'AMIAT ha avviato una sperimentazione - che nel corso del 1998 verrà estesa ad oltre 300.000
abitanti - di RD della frazione più problematica dei RSU, quella organica, basata su un sistema di conferimento semi-
domiciliare: cioè attraverso il posizionamento di un cassonetto stradale dedicato alla frazione organica accanto a quelli
destinati al rifiuto indifferenziato, in ragione di un cassonetto ogni 30 abitanti circa. Nel corso dell'anno un sistema
analogo verrà adottato anche per il vetro e per la carta (nell'area non servita dal Progetto Cartesio), con il
posizionamento di altri due distinti cassonetti dedicati.
Anche in questo caso occorre parlare di sperimentazione: sarà il risultato sia quantitativo che qualitativo (purezza
del materiale) raggiunto che dovrà indicare se il sistema di conferimento semi-domiciliare potrà essere esteso al
resto della città, oppure se, soprattutto per le frazioni più problematiche, come l'organico, occorra passare ad una vera
e propria raccolta domiciliare porta-a-porta.
Il sistema sperimentato dall'AMIAT presenta maggiori possibilità di meccanizzazione (scaricamento con mezzi mono-operatore) - e, quindi, in alcuni casi, un potenziale risparmio sui costi - e un diverso impegno per gli utenti, che non devono ospitare i cassonetti nei propri cortili o androni, né provvedere alla loro esposizione sulla sede stradale
all'ora e nel giorno della raccolta, ma devono comunque raggiungere uno o più cassonetti posizionati fuori del loro
stabile.
Ma comporta un controllo sicuramente minore sui conferimenti e sulla loro appropriatezza, una maggiore
esposizione a vandalismi - anche considerando le minori dimensioni dei contenitori rispetto ai cassonetti per il rifiuto
indifferenziato attualmente in uso - e, soprattutto, una minore responsabilizzazione degli utenti nei confronti dei
propri cassonetti condominiali, che costituisce invece un fattore di grande rilievo per la RD e, in un futuro non vicino ,
una precondizione irrinunciabile per una tariffazione del servizio in base alla quantità dei rifiuti conferiti -
soprattutto in base ai risultati raggiunti nella RD - come peraltro prescritto dal Decreto Ronchi.
Le differenze tra il sistema di conferimento basato sulla domiciliazione dei cassonetti e quello basato sui cassonetti
stradali si attenuano fino ad annullarsi nelle zone periferiche con tipologie edilizie aperte, stabili con grandi pertinenze
e ampi spazi per la movimentazione dei cassonetti. Crescono mano a mano che ci si avvicina alle zone centrali, con
strade più strette, più intasate dal traffico e dagli autoveicoli in sosta, che entrano in competizione con i cassonetti.
Questo sistema risulta pressoché inapplicabile nel centro storico, dove mancano gli spazi per il posizionamento e la
movimentazione dei cassonetti sulla sede stradale, mentre la loro esposizione permanente potrebbe seriamente
pregiudicare il pregio dell'area . La soluzione da adottare dovrà pertanto essere assai diversificata e modulata sulle
caratteristiche urbanistiche ed edilizie degli insediamenti, anche attraverso processi negoziali con i Consigli di
Circoscrizione e le associazioni territoriali.
Tutto ciò vale soprattutto per i conferimenti degli utenti domestici, cioè delle famiglie, che sono responsabili di circa
il 50 % dei RSU prodotti nella città. Per quanto riguarda invece i RSU conferiti dalle imprese (commerciali, artigianali
e di servizio), l'adeguamento delle metodiche di raccolta (attrezzatura, frequenza dei passaggi, separazione e
confezionamento delle frazioni, istruzioni per l'uso e assistenza tecnica) dovranno progressivamente adeguarsi alle
esigenze specifiche delle utenze sulla base di una negoziazione con le rappresentanze delle diverse categorie e di
una puntuale valutazioni dei costi - economici - e dei benefici - in termini sia di recupero che di pulizia della città
- di ciascuna delle soluzioni proposte.
4.1.3. il cassonetto stradale
Il cassonetto stradale resterà probabilmente, ovunque la struttura urbanistica degli insediamenti lo consenta,
lo strumento fondamentale di conferimento e di raccolta del rifiuto indifferenziato, perché il cassonetto per questa
frazione richiede minori controlli, è più facilmente movimentabile meccanicamente delle attrezzature domiciliate e,
soprattutto, non sembra che un suo stretto abbinamento con singole abitazioni o aggregati di utenti possa comportare
particolari benefici.
Resta inteso che, anche se il conferimento del rifiuto indifferenziato è destinato a coprire una quota rilevante della
produzione di rifiuti (pari al 50 %) anche al termine del quinquennio coperto dalle indicazioni di queste linee guide, la
funzione del cassonetto stradale per il rifiuto tal quale ha carattere residuale, come è residuale la frazione di rifiuto
indifferenziato a cui esso è destinato; è quindi probabile che nel periodo successivo alla vigenza di questo Programma
verranno proposti e perseguiti obiettivi di ulteriore riduzione di questa frazione.
4.2. LA RACCOLTA
I problemi relativi alla raccolta sono di due ordini tra loro strettamente intrecciati: tecnico-logistico e gestionale. Il primo
afferisce alla dotazione di mezzi e attrezzature di conferimento e trasporto e di siti protetti controllati di
interscambio per ottimizzare l'uso dei diversi mezzi e - soprattutto - agli strumenti e alle metodiche di ottimizzazione
dei percorsi e di rilevazione tempestiva delle esigenze degli utenti. Il secondo attiene alla scelta delle soluzioni
organizzative e gestionali più adeguate a coinvolgere l'utenza e a rispondere alle esigenze del servizio.
In termini generali, e compatibilmente con la disponibilità di risorse tecniche, umane e finanziarie e con le esigenze di
una ristrutturazione non penalizzante per l'azienda e i suoi addetti, le soluzioni ottimali sono queste:
4.2.1. gli ecocentri
Dal punto di vista logistico, è essenziale che gli ecocentri - per le funzioni che vengono loro assegnate di centri di
conferimento, stazioni di trasferimento, strutture di assistenza tecnica al recupero, mercati dell'usato, ambiti di
educazione ambientale e siti di socialità - dispongano di spazi adeguati in posizioni strategiche rispetto agli
insediamenti che devono servire. Si tratta di un investimento sostanziale che la città deve affrontare - utilizzando
possibilmente una parte del proprio patrimonio fondiario e immobiliare - ma che ha il pregio di promuovere e
incardinare nuove forme di socialità intorno ai temi portanti dello sviluppo sostenibile.
E' essenziale inoltre che gli ecocentri vengano dotati di tutte le attrezzature necessarie e di un personale adeguato allo
svolgimento dei loro compiti: uno studio finalizzato alla progettazione di massima di strutture in cui si fa aggregazione
sociale, mercatino dell'usato ed altre attività educative, corredato da una valutazione dei costi di investimento e di
gestione e dei benefici (sia in termini di rientri finanziari che minori oneri per la gestione dei servizi sostituiti) è in corso
di preparazione.
Per quanto riguarda la gestione, è essenziale che la responsabilità del centro sia collegata direttamente ai risultati
conseguiti. Infatti il servizio che viene offerto non è un'attività standardizzata che possa essere sottoposta a norme di
lavoro predefinite, ma deve essere il risultato di una innovazione e di una ridefinizione degli obiettivi pressoché
permanenti.
La gestione degli ecocentri dovrà essere organizzata in rete: tutti dovranno essere abilitati a ricevere le stesse
tipologie di materiali, ma la loro valutazione, la loro selezione e il loro trattamento dovrà far capo a personale
specializzato per tipologia merceologica, in grado di intervenire a turno su tutti i centri. Così come dovranno essere
messe in rete le attività di informazione, assistenza tecnica, educazione e commercializzazione organizzate al loro
interno.
4.2.2. la raccolta porta-a-porta
I problemi logistici connessi alla raccolta porta a porta, cosi come sono emersi dall'esperienza triennale del Progetto
Cartesio, sono essenzialmente tre:
- la scelta delle attrezzature di conferimento: Cartesio svolge la raccolta utilizzando prevalentemente uno o più contenitori condominiali di capacità (40 litri) assolutamente insufficiente alle esigenze degli insediamenti serviti e al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di intercettazione della frazione cartacea fissati da questo Programma. Il passaggio a bidoni o cassonetti di maggior capienza - 80, 110, 220, 340, (ma anche 600 litri e oltre, negli stabili a tipologia edilizia aperta) - non può essere gestito dagli addetti alla raccolta a costi accettabili, se l'intera movimentazione del cassonetto - dai cortili o dagli androni degli stabili al mezzo di raccolta - ricade su di loro.
Sarebbe invece molto vantaggioso, adottando uno schema come quello in vigore a Milano, dove è fatto obbligo
ai proprietari (condomini o società immobiliari) di ospitare i cassonetti nei cortili o negli androni dello stabile
e di esporli sul fronte stradale nel giorno e all'ora della raccolta, attraverso i custodi, le imprese di pulizia o
personale reclutato ad hoc. Dovrà pertanto essere valutata- e dopo una attenta valutazione della sperimentazione
svolta da AMIAT con i cassonetti stradali per la RD - l'opportunità di introdurre gradualmente questo obbligo nel
Regolamento di Polizia Urbana di Torino. Questo sistema comporta un indubbio aggravio di oneri - sia materiali
che, spesso, finanziari - per gli utenti, ma è l'unico che può garantire il conseguimento di obiettivi di RD
ambiziosi come quelli qui enunciati a costi sostenibili, dato che con questo sistema anche la RD è suscettibile di
un elevato grado di meccanizzazione.
- L'organizzazione della raccolta porta a porta dei RSU prodotti dalle imprese - soprattutto commerciali:
questi comportano spesso ingombri incompatibili sia con gli spazi a disposizione dell'esercizio che li produce che
con le dimensioni dei cassonetti stradali; o con la salvaguardia del decoro della via, qualora vengano depositati
accanto ai cassonetti. Come già indicato, non esiste una soluzione unica; le metodiche di raccolta andranno
pertanto concordate con le rappresentanze di categoria degli utenti. Nell'ambito di questo approccio occorre
comunque tener conto del fatto che il prossimo passaggio dalla tassa alla tariffa dovrà permettere l'introduzione -
con la dovuta gradualità - di una modulazione delle tariffe praticate assai più articolata di quella attuale. Ma,
soprattutto, che una seria ristrutturazione della logistica della raccolta, abbinata con l'utilizzo di strumenti
informatici e telematici già in fase di sperimentazione in alcune città europee, permette di ottimizzare i percorsi
di raccolta in funzione delle esigenze degli utenti e dei quantitativi conferiti, a costi competitivi rispetto alla
pratica attuale dei circuiti standard.
- la disponibilità di mezzi adeguati: si cercherà di massimizzare, in modo graduale, l'introduzione di mezzi a
basso impatto ambientale: soprattutto di mezzi a biogas, risorsa di cui la discarica di Basse di Stura
continuerà a costituire un giacimento ricchissimo per alcuni decenni a venire. Questi mezzi debbono essere
differenti a seconda del contesto urbano in cui si opera e della tipologia di utenti serviti. L'adozione del nuovo
modello di raccolta comporterà quindi inevitabilmente un forte ricambio, ancorché graduale, del parco mezzi
dell'AMIAT. Ma - soprattutto - occorre disporre di numerose stazioni di interscambio per ottimizzare l'uso
di mezzi, per lo più leggeri e flessibili, a impatto ambientale basso o nullo (con alimentazione elettrica o a biogas),
più adatti al servizio porta-a-porta, senza gravarli dell'onere di lunghi tragitti fino ai punti di conferimento, che
è più conveniente effettuare con mezzi di dimensioni maggiori. L'utilizzazione degli ecocentri come stazioni
di trasferimento potrà risolvere adeguatamente il problema.
Sia nei confronti delle utenze domestiche che delle imprese il problema fondamentale è comunque quello di garantire
una comunicazione bidirezionale tra utenza e addetti alla raccolta, in modo da rilevare tempestivamente le
disfunzioni e garantire la valorizzazione delle risorse umane impegnate nella raccolta per trovare una soluzione ai
problemi.
Una comunicazione di questo genere non può essere garantita solo da strumenti centralizzati, come la negoziazione con
le diverse categorie e l'attivazione di un numero verde, ma richiede un coinvolgimento il più possibile diretto degli
addetti alla raccolta e, quindi, un'attività di formazione mirata finalizzata a raccogliere e valorizzare le conoscenze
informali degli operatori sulle caratteristiche socio-culturali del territorio. Non va infatti dimenticato che i rifiuti
prodotti da un particolare insediamento - ma anche il modo in cui vengono conferiti - possono costituire un indicatore
delle caratteristiche dei suoi abitanti molto più preciso di quelli tradizionalmente utilizzati nelle ricerche demoscopiche.
Il problema della promozione di un maggior interscambio tra utenti e addetti alla raccolta dovrà comunque
essere affrontato con forza nell'ambito di una revisione delle strutture organizzative dell'AMIAT e nei suoi
programmi di formazione.
Con il passaggio ad una diversa metodica di raccolta, fondata sull'esposizione dei bidoni o dei sacchi sul fronte stradale,
nei giorni convenuti, a cura dei proprietari degli stabili, si renderà praticabile una forte meccanizzazione e
standardizzazione del servizio, che tornerà in parte a fare aggio sul volontarismo della cooperazione sociale, mentre
questo manterrà verosimilmente un relativo vantaggio nell'espletazione dei servizi non standardizzati.
4.2.3. il servizio standard
Una forte meccanizzazione è comunque irrinunciabile in tutte le raccolte effettuate su percorsi standard basati
sulla movimentazione di cassonetti posizionati sulla sede stradale. Qui sia la dotazione di mezzi tecnologicamente
aggiornati, sia la possibilità di regolare la prestazione attraverso norme di lavoro codificate rappresentano indubbi punti
di forza.
Per ottimizzare le attività di raccolta è essenziale che l'AMIAT possa per tempo disporre di un'area da destinare
a deposito dei mezzi e a stazione di trasferimento e di trattamento di parte dei rifiuti raccolti in una collocazione
centrale rispetto al territorio comunale, in sostituzione dell'area di via Zino Zini che il Piano Regolatore destina ad
un diverso utilizzo.
4.2.4. lo spazzamento
Rientra integralmente nelle attività di raccolta dei rifiuti abbandonati sul suolo pubblico o conferiti ai contenitori
stradali l'attività di igiene urbana e di spazzamento stradale che dovrà anche in questo caso avvalersi delle
migliori tecnologie disponibili in modo da contenerne al massimo i costi incrementando la produttività.
Più in generale, per quanto riguarda l'igiene del suolo, contestualmente ad una forte promozione dell'immagine della
città e del contributo che ad essa deriva dalla pulizia delle strade, andrà programmata l'introduzione di cestini stradali
differenziati anche per i rifiuti prodotti direttamente nelle strade e nei giardini.
4.2.5. L'esperienza delle cooperative sociali e il Progetto Cartesio
Nel corso degli ultimi anni l'AMIAT, di concerto con la città di Torino e, in particolare, con l'Assessorato all'ambiente
e allo sviluppo sostenibile e l'Assessorato al lavoro, ha appaltato all'esterno alcune attività, avendo cura che, come già
avvenuto in altri settori, i servizi terziarizzati venissero affidati a cooperative sociali o a associazioni del volontariato.
E' nata così il Progetto Cartesio, che ha visto un raggruppamento di cooperative sociali impegnato nella raccolta porta a porta della carta e del cartone su tutto il territorio cittadino. Contestualmente la raccolta porta a porta della
plastica nel centro storico è stata affidata a una cooperativa sociale che fa capo al raggruppamento ICS e il
Progetto Abito Qui, per la raccolta degli indumenti e delle calzature usate, vede impegnati sia il raggruppamento
ICS che l'associazione Amnesty International.
La città di Torino ha effettuato una valutazione complessiva di queste esperienze e, in particolare del progetto Cartesio,
e ne ha tratto un giudizio ampiamente positivo. Giudizio che è condiviso anche dalla dirigenza AMIAT, che nel corso
del 1998 ha rinnovato l'affidamento al raggruppamento Cartesio, raddoppiandone l'importo, gli obiettivi
quantitativi e l'impegno, sulla base di una gara conforme ai requisiti imposti dalla partecipazione all'Unione Europea,
in cui l'offerta del raggruppamento Cartesio è risultata vincitrice.
Anche se con una copertura assolutamente carente del territorio dovuta a una insufficiente dotazione di uomini e mezzi,
il raggruppamento Cartesio è riuscito a raggiungere gli obiettivi quantitativi di raccolta fissati, contribuendo per
oltre metà dei quantitativi complessivi ai risultati raggiunti dalla Torino nella RD; è riuscito a sviluppare un know-how
logistico e gestionale autonomo e una rete di relazioni con i propri utenti che costituisce una garanzia di continuità
della raccolta e dei suoi risultati ; è riuscito a svilupparsi come impresa autonoma e autosufficiente, capace di
trasferire il proprio know-how ad altre realtà, con risultati apprezzati anche dalla Commissione Europea.
Ma, soprattutto, ha raggiunto risultati straordinari nel campo che gli è peculiare in quanto impresa sociale: quello
di realizzare il reinserimento lavorativo e sociale di un notevole numero di giovani, altrimenti verosimilmente
destinati a ricadere nella tossicodipendenza e nella ita di strada, o a gravare sul bilancio delle strutture assistenziali della
città. Questo risultato, di cui tanto la città di Torino quanto l'AMIAT possono essere orgogliose rende auspicabile che
esperienze di questo genere vengano continuate ed estese, compatibilmente con i vincoli di carattere organizzativo
e tecnico con cui deve misurarsi l'AMIAT.
In ogni caso, come previsto anche dal Protocollo di intesa del 20. 1. 1997 tra la Città di Torino, l'AMIAT e le OO. SS.,
sarà l'azienda a gestire l'intero ciclo di gestione dei rifiuti. Nella misura in cui alcune attività fossero terziarizzate -
come nel caso dei progetti Cartesio, Abito Qui e nella raccolta della plastica - occorre garantire che all'interno di queste
imprese viga il pieno rispetto dei diritti sindacali e che, nel caso si tratti di cooperative sociali, il personale
svantaggiato in esse impegnato venga effettivamente inserito in programmi validi e controllabili di reinserimento
lavorativo e sociale . Le eventuali terziarizzazioni non dovranno in alcun caso svilupparsi a spese dei diritti del
personale dell'AMIAT o di quelle imprese a cui viene affidato il lavoro. A tal fine si raccomanda l'elaborazione del
testo di un capitolato-tipo per regolare gli appalti.
4.3. GLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO
I materiali raccolti da AMIAT, dalle imprese subappaltatrici o conferiti da altri operatori saranno convogliati in quattro
flussi principali:
- materiali da trattate direttamente in impianti dedicati;
- materiali destinati a mercati del riciclaggio già esistenti e organizzati;
- materiali il cui trattamento e recupero è subordinato alla creazione di nuove imprese;
- materiali da conferire, direttamente o dopo adeguato trattamento, in discarica.
- due impianti di compostaggio - viste le dimensioni insufficienti di quello in costruzione a Borgaro - della frazione
organica proveniente dalla RD dei residui alimentari e della frazione verde (sfalci e potature);
- due impianti di trattamento della frazione indifferenziata dei RSU, che i Decreto Ronchi proibisce di destinare
a discarica in forma tal quale a partire dal 1° gennaio del 2000;
- uno o più impianti di selezione e valorizzazione dei RSAU;
- un impianto (di prossima costruzione a Volpiano ) di trattamento e inertizzazione dei RUP (Rifiuti Urbani
Pericolosi);
- un impianto aggiuntivo di selezione e macinazione degli inerti, per far fronte ai conferimenti che eccedono le
capacità di trattamento dell'impianto attuale e - fino a che sarà aperta - anche quelle di assorbimento della
discarica di Basse di Stura;
- gli impianti di trattamento dei fanghi dell'Azienda Po Sangone (APS) e i fanghi risultanti dalla
potabilizzazione dell'acqua da parte dell'AAM che, a partire dal 2003, l'AMIAT non sarà più in grado di
smaltire in proprie discariche;
- un impianto di termovalorizzazione del CDR (combustibile derivato dai rifiuti) ricavato dalle frazioni
combustibili dei rifiuti solidi urbani (RSU) e dei rifiuti assimilabili (RSAU) non altrimenti valorizzabili, prodotte
negli impianti di selezione, qualora si presentino le condizioni per una gestione autonoma di questo flusso.
4.3.1. Impianti in fase di realizzazione
Di questi impianti sono attualmente in fase di realizzazione o già avviati:
- compostaggio
L'impianto di compostaggio (digestione aerobica della frazione organica in condizioni controllate) di Borgaro, che
dovrebbe entrare in funzione nel 1999, con una capacità di trattamento di 55.000 t/a di materiale (tra organico e verde)
in ingresso, uno scarto previsto - da avviare in discarica - di circa 18.000 t/a e una produzione di compost certificato,
al termine di un processo della durata di circa tre mesi, di 15-18.000 t/a. Questo impianto una volta in funzione, offrirà
uno sbocco ad una quota consistente della RD del materiale organico realizzata all'inizio del nuovo secolo; ma per
raggiungere gli obiettivi fissati al 2003 (nel caso dell'organico, ulteriormente migliorabili in anni successivi), si
dovrà costruire un nuovo impianto: eventualmente anche in partnership con altri operatori, per garantirgli una
localizzazione adeguata ed una taglia ottimale.
Rispetto ai quantitativi previsti dal nostro schema (77.600-86.800 t/a, comprensive dei RSAU provenienti da lavorazioni
alimentari), il quantitativo non coperto dall'impianto di Borgaro oscilla tra 22.600 e 31.800 t/a in ingresso.
Vero è che l'impianto di Borgaro era stato concepito, in epoca precedente al varo del Decreto Ronchi,
esclusivamente per trattare il mercatale e il rifiuto organico proveniente da grandi utenze, raccolto in massa
direttamente sul plateatico. Di qui la previsione di un elevato volume di scarti, che con sistemi di raccolta più articolati,
sicuramente attivabili nel giro di alcuni anni, potrebbe senz'altro essere ridotto; anche tenendo conto del fatto che nei
costi di gestione di un impianto del genere, il conferimento in discarica di questi scarti - una volta cessato lo sbocco di
Basse di Stura - rischia di rappresentare la principale voce di costo di tutto il processo. La capacità dell'impianto resta
comunque insufficiente a garantire l'autonomia della città di Torino nel trattamento dei rifiuti organici da RD.
- Publirec
L'impianto Publirec per il trattamento di 90.000 t/a di RSAU, localizzato nel comune di Collegno, in un sito adiacente
all'impianto di Barricalla, pur asservito ai numerosi Consorzi che ne costituiscono la compagine sociale, dovrebbe
rivelarsi sufficiente alle esigenze di trattamento dei RSAU conferiti all'AMIAT, se - come previsto da questo
Programma - l'azienda si attiverà, nei prossimi anni, per potenziare il servizio già esistente di assistenza tecnica ai
conferitori, incentivandoli a diversificare maggiormente i loro rifiuti all'origine in flussi direttamente
valorizzabili e riducendo conseguentemente il fabbisogno di una selezione a valle. Questa attività di assistenza e
instradamento dei flussi - che richiede un know-how tecnico-commerciale suscettibile di continuo aggiornamento -
potrebbe addirittura essere presa in carico da una società ad hoc, costituita da AMIAT e aperta alla partecipazione di
altri operatori pubblici e privati.
- impianto di inertizzazione dei RUP
L'impianto di inertizzazione dei RUP, già autorizzato, è destinato al trattamento dei Rifiuti urbani pericolosi (RUP) in
quantitativi indefiniti, ma sicuramente sufficienti a soddisfare il fabbisogno di Torino (in particolare pile, lampade al
neon e contenitori inquinati (T e F) e al recupero di un ridotto quantitativo di legno e cartone (2-3.000 t/a). I materiali
inertizzati nell'impianto potranno essere smaltiti in discarica di 1a categoria.
4.3.2. Nuovi impianti da realizzare: selezione e trattamento della frazione indifferenziata
Tra gli impianti la cui realizzazione presenta caratteri di urgenza si indicano, nell'ordine:
Il Decreto Ronchi vieta - introducendo una penale per i trasgressori, anche se deroghe a questo articolo sono facilmente
prevedibili - il conferimento in discarica di RSU non trattati a partire dal 1° gennaio 2000. Il trattamento minimo
a cui i RSU raccolti in forma indifferenziata dovranno essere sottoposti è la selezione tra la componente combustibile
e quella pesante, che si effettua in genere utilizzando uno o più vagli meccanici. Da questa selezione escono due
frazioni:
- una frazione (che in una fase iniziale può arrivare fino al 60 % in peso del flusso, ma che col procedere delle RD,
soprattutto di carta, plastica e legno, è destinata ad attestarsi intorno al 50-55 %)), composta prevalentemente da
materiali leggeri e di maggiori dimensioni (carta, plastica, pezzi di legno, stracci), più altre impurità quali
metalli (facilmente estraibili con sistemi magnetici e a risonanza) e un residuo di sostanza organica (che non
dovrebbe eccedere il 3 %). Questa frazione così selezionata e ulteriormente lavorata (essiccata, estrusa e
pellettizzata) per essere trasformata in CDR, se risponde ai requisiti previsti dal relativo Decreto Ministeriale, è
considerata un combustibile a tutti gli effetti, di cui è possibile l'utilizzo come combustibile addizionale in
acciaierie, centrali termoelettriche e cementifici, oltreché in impianti dedicati di termovalorizzazione.
Le quantità di sovvallo sono soggette ad una sostanziale riduzione nel caso che la voce altro si rivelasse in
realtà comprendere - come probabile - buona parte dei rifiuti ingombranti (suscettibili, con impianti adeguati, di
essere valorizzati come fonti di materiali riciclabili e di beni rivendibili sul mercato dell'usato).
Gli impianti per trattare questo flusso, se ben condotti, non presentano particolari problemi di impatto, se non un
considerevole impiego di spazio. Per soddisfare il bisogno della città, gli impianti di selezione saranno due, con
una capacità complessiva di 200-220.000 t/a in ingresso, possibilmente localizzati in due punti opposti - per
esempio gli attuali depositi del Gerbido di AMIAT e una localizzazione nell'area industriale Torino Nord - per
ottimizzare i percorsi di conferimento dei mezzi addetti alla raccolta. In entrambi gli impianti potrebbe essere trattata
anche una quota dei fanghi di depurazione dell'Azienda Po-Sangone (non oltre 20-25.000 t/a) addizionandoli alla
frazione organica sporca sottoposta a processo di stabilizzazione annesso all'impianto di selezione.
4.3.3. Nuovi impianti da realizzare : triturazione degli inerti
L'AMIAT, che si trova a dover smaltire una ingente quantità di inerti civili non si è finora confrontata con il problema
del loro riciclaggio, perché ha potuto smaltirli all'interno della discarica di Basse di Stura come sottofondo degli invasi
e materiale di copertura. Con la chiusura della discarica di Basse di Stura questa situazione non potrà riprodursi e già
da quest'anno si registra un'eccedenza di inerti civili da smaltire rispetto al fabbisogno della discarica.
La necessità di reperire una discarica di 2a categoria A per il conferimento di queste eccedenze potrebbe almeno in parte
essere superata con la creazione di un nuovo impianto di trattamento degli inerti, eventualmente affidato a una
gestione mista (con project financing privato) in cui ad AMIAT sia comunque garantito il controllo dei materiali in
ingresso - per evitare facili abusi - e al partner la gestione delle operazioni e la commercializzazione delle frazioni a
granulometria controllata ottenute dal trattamento.
In mancanza di sbocchi commerciali positivi, una possibile destinazione ambientale degli inerti civili trattati è
comunque costituita, in miscela con il FOS, dalle opere di rimodellamento del suolo e dai recuperi ambientali di
cui l'area Stureco, a poca distanza dall'impianto di via Germagnano, e, dopo il 2003, anche la discarica di Basse di Stura
presenteranno entro breve un consistente fabbisogno.
4.3.4. Nuovi impianti da realizzare: trattamento dei fanghi di depurazione
Una parte dei fanghi generati dall'impianto dell'Azienda Po Sangone potrà venir trattato negli impianti di
stabilizzazione della frazione organica sporca dei RSU e forse, previo un approfondimento delle analisi, anche in
quelli di compostaggio. La parte rimanente (non meno di 90-100.000 t/a) dovrà comunque trovare un'altra destinazione.
La seconda è quella di potenziare l'impianto di digestione anaerobica che fornisce energia al depuratore
dell'Azienda Po-Sangone, per sottoporre poi l'intero residuo a essiccazione o a processi di stabilizzazione aerobica
in loco. La terza è quella di procedere direttamente alla stabilizzazione dei fanghi utilizzando come frazione strutturante
un materiale riciclabile.
Queste due ultime soluzioni comportano evidenti problemi di collocazione della FOS (frazione organica stabilizzata)
generata, che vanno sottoposti a una verifica rigorosa prima di compiere qualsiasi scelta. Molto può dipendere anche
da un aumento dell'efficacia dei controlli che l'APS riuscirà a realizzare nei prossimi anni sulle immissioni, che
potrebbero riportare il tenore in metalli pesanti dei fanghi al di sotto dei valori limite indicati per l'utilizzo
agronomico di questo residuo (come accade già oggi per i fanghi prodotti dagli altri impianti della provincia di Torino)
4.3.5. Impianti di valenza sovracomunale
Gli impianti che presentano maggiori problemi di localizzazione e di consenso, per i quali vanno comunque avviate
le procedure di identificazione dei possibili siti - sulla base delle indicazioni fornite dal Programma Provinciale - e una
progettazione di massima delle rispettive caratteristiche sono la nuova discarica di 1a categoria e l'impianto di
termovalorizzazione del CDR.
a. caratteristiche del bacino di smaltimento
In entrambi i casi il Piano Provinciale prevede che non si tratti di impianti asserviti al solo bacino 18, cioè alla città
di Torino, ma che rientrino in un bacino di smaltimento più ampio, comprendente i bacini 16 e 13. Per dotare questo
bacino di smaltimento degli impianti necessari la soluzione da perseguire è pertanto quella di sviluppare un'azione in
due fasi:
- promuovere, con il concorso attivo dell'Amministrazione Provinciale, intese e accordi di programma tra la
città di Torino, che dovrà necessariamente assumere un ruolo promotore, e i comuni del bacino individuato, per
la messa a punto delle soluzioni di massima: dimensionali e localizzative.
BACINO | 18,16,13 |
DATI DEMOGRAFICI | |
numero comuni | 50 |
abitanti | 1.296.443 |
n comuni < 1000 ab. | 11 |
ab. in comuni < 1000 ab. | 6.878 |
n comuni da 1001 a 3000 ab | 16 |
ab. in comuni da 1001 a 3000 ab | 28.324 |
n. comuni da 3001 a 20.000 ab. | 17 |
ab. in comuni da 3001 a 20.000 ab. | 141.361 |
n. comuni da 20.001 a 100.000 ab. | 5 |
ab. in comuni da 20.001 a 100.000 ab. | 157.373 |
n. comuni >100.000 ab. | 1 |
ab. in comuni >100.000 ab. | 962.507 |
produzione di rifiuti (totale t/a) | 526.369 |
fanghi e assimilabili a smaltimento (totale t/a) | 212.414 |
totale rifiuti | 738.783 |
CAPACITÀ INSTALLATA | |
capacità attuale delle discariche (mc) | 6.240.031 |
autonomia allo stato attuale (mesi) | 81 |
impianti compostaggio esistenti (t/a) | 25.500 |
impianti compostaggio previsti (t/a) | 54.000 |
riciclaggio attivi (t/a) | 9.500 |
riciclaggio previsti (t/a) | 0 |
selezione e trattamento previsti (t/a) | 32.000 |
SCENARIO CON SIST. INTEGRATO - RD 50 % | |
fabbisogno di discarica con fanghi e RSAU (mc/a) | 333.229 |
fabbisogno di compostaggio (t/a) | 91.096 |
fabbisogno di selezione e trattamento (t/a) | 275.588 |
fabbisogno di combustione (t/a) | 164.384 |
deficit di compostaggio (t/a) | 11.596 |
deficit di selezione e trattamento (t/a) | 243.588 |
deficit di combustione (t/a) | 164.384 |
autonomia discariche con solo RD 35 % (mesi) | 94 |
autonomia discariche con RD 35 % + stabilizzaz. (mesi) | 108 |
autonomia disc. con sist. integrato e RD 35% (mesi) | 142 |
autonomia discarica con sist. Integrato + RD 50 % (mesi) | 182 |
Il Programma Provinciale calcola in 333.229 t/a il fabbisogno di discarica di questo bacino al 2001, nell'ipotesi che la
RD abbia raggiunto il 50 % (obiettivo che in queste linee guida è stato spostato al 2003). In questo fabbisogno sono però
incluse 212.414 t/a di fanghi di depurazione, per le quali riteniamo che vada trovata una diversa soluzione, riducendo
così il fabbisogno di discarica a 120.815 t/a, di cui 85-90.000 asservite alla produzione di Torino. Le nostre ipotesi,
peraltro cautelative, prevedono un fabbisogno superiore di 10-20.000 t/a.
E' comunque scontato che questa capacità - distribuita tra uno o più impianti - andrà reperita al di fuori del territorio
comunale di Torino e sarà quindi soggetta a pesanti contributi ecologici a favore dei comuni che la ospiteranno.
c. La termovalorizzazione del CDR
Per quanto riguarda la termovalorizzazione del CDR, il Programma Provinciale stima in 143.628 t/a il fabbisogno
complessivo del bacino al 2001, nell'ipotesi di una RD pari al 50 %. Di questo fabbisogno, una capacità di poco
superiore a 100.000 t/a dovrebbe essere asservita alla produzione di Torino. Le nostre stime inducono a valutare in via
cautelativa questo fabbisogno, comprensivo della frazione combustibile proveniente dai RSAU, superiore di 10-20-000
t/a a quello stimato dal Programma Provinciale.
Diverse ragioni, sia di ordine ambientale che economico, rendono preferibile che la combustione del CDR
avvenga in impianti dedicati con produzione di energia elettrica (e, soprattutto, di calore, sotto forma di vapore), nel
caso che esistano utenze civili o industriali interessate a questa produzione in prossimità dell'impianto. Questi impianti
devono essere sottoposti al controllo della mano pubblica (aziende e consorzi aziende), perché ciò può fornire maggiori
garanzie alle popolazioni interessate. La città di Torino candida l'AMIAT alla gestione di questo come degli altri
impianti sopra indicati, aprendosi ovviamente al concorso di tutte le altre aziende del bacino.
Nella fase di attuazione di questo programma e di concerto con la Provincia di Torino ed i comuni del bacino si
procederà anche ad una verifica rapida e puntuale di eventuali e praticabili possibilità di utilizzare il CDR ricavato dai
rifiuti in impianti già- esistenti sottoposti al controllo pubblico ed appositamente modificati. Le conclusioni di tale
verifica diventeranno parte integrante del presente programma con apposito atto deliberativo del Consiglio Comunale.
Non ci si può nascondere però che la localizzazione di un impianto del genere è soggetto a una forte alea di
incertezza di origine sociale, culturale e politica. Questo problema va sicuramente affrontato con un atteggiamento
costruttivo, attivando, in tutte le forme praticabili, processi negoziali con le popolazioni interessate al possibile
insediamento; ma lascia comunque indefinito lo scadenziario della sua realizzazione.
L'ipotesi di incenerimento della frazione dei RSU talquale - sia allo stato grezzo, sia dopo eventuali trattamenti
finalizzati al miglioramento del processo di combustione - va comunque scartata per molti motivi:
- un impianto del genere non può essere alimentato che con rifiuti. Per non rendere superflua la capacità di
smaltimento installata, qualsiasi ipotesi di ulteriore riduzione della frazione (cioè di ulteriore incremento della RD,
ovvero di riduzione della quantità complessiva dei rifiuti prodotti) si traduce in una perdita secca dell'investimento
effettuato;
- un impianto di combustione del rifiuto indifferenziato non consente di attivare un adeguato feed-back sui
produttori e sui distributori di beni che generano rifiuti, per indurli a migliorare la qualità o a ridurre la
quantità dei materiali messi in circolazione alla luce dei problemi incontrati in fase di smaltimento. Feed-back che
rappresenta invece il principale valore aggiunto sia della RD che della selezione del rifiuto tal quale a valle della
raccolta;
- il controllo dei parametri di processo delle emissioni di un impianto di combustione del rifiuto talquale è
senz'altro più complesso che in un impianto dedicato al CDR e, di conseguenza, più pesanti sono i rischi
sanitari e ambientali connessi. Inoltre , decisamente maggiori, più onerosi e complessi sono, con un impianto
del genere, la produzione e lo smaltimento delle scorie;
- ogni ipotesi di gestione del ciclo dei rifiuti incentrata sulla combustione della frazione indifferenziata è
subordinata all'alea di incertezza propria di una negoziazione - formale e non - di cui non si conoscono né i
tempi né gli esiti. Incentrare su questa soluzione l'intera riorganizzazione del ciclo dei rifiuti significa rimettersi
a condizioni su cui non si ha alcuna possibilità di esercitare un vero controllo.
- Viceversa, in un modello che prevede il trattamento della frazione raccolta in modo indifferenziato e la sua
trasformazione in due flussi (CDR e FOS), esistono delle soluzioni alternative alla disponibilità di una
discarica o di un inceneritore per smaltirli. Per quanto concerne il CDR le alternative sono rappresentate dalla
sua cessione - anche a titolo oneroso - a gestori di impianti in grado di utilizzarlo come combustibile
complementare: senza per questo rinunciare a reindirizzarlo verso un impianto dedicato, quando questo esisterà
e ne saranno acquisite tutte le condizioni di operatività.
4.4. LA CESSIONE DEI MATERIALI RICICLABILI E RICICLATI
I materiali riciclati o riciclabili che costituiscono l'output del sistema rientrano in tre differenti flussi:
4.4.1. Le frazioni tradizionali
Si tratta dei materiali della RD che vengono ceduti - a prezzo positivo, negativo o nullo - ad altri operatori, nello stato
in cui sono stati raccolti. Questo flusso riguarda:
- il vetro (a Torino raccolto insieme all'alluminio e alla lamiera zincata; ma questa multiraccolta presenta alcuni
problemi che rischiano di pregiudicarne l'acquisto da parte degli operatori interessati);
- la plastica dei contenitori;
- la carta e il cartone;
- l'alluminio delle lattine e degli infissi, il rame dei cavi elettrici , i materiali ferrosi delle scatolette in lamierino
zincato e dei rottami;
- il legno (quest'ultima frazione, nel caso dei rifiuti ingombranti, deve però essere separato da altri materiali prima
della cessione agli operatori del settore).
Questi materiali sono in parte coperti dalle norme del Decreto Ronchi relative agli imballaggi. Continueranno a
venir raccolti dall'AMIAT o dalle azienda a cui è stato affidato il servizio, ma verranno ceduti alle aziende associate
al CONAI, che è tenuto a corrispondere per questo servizio una tariffa sulla cui entità è in corso un negoziato.
Sfuggono in parte da questa normativa - e da questa copertura finanziaria - la carta (quella per uso grafico e
non per imballaggio) e il legno (quello ricavato da rifiuti ingombranti e gadget), la cui entità viene calcolata in
forma parametrica dopo aver effettuato una serie adeguata di campionature.
Il fatto che il CONAI sia tenuto a ritirarli nei prossimi anni (fino al 50 % del quantitativo messo in circolazione) e a
riciclarne una parte (il 25 %) non è di per sé garanzia che ciò venga fatto ovunque. Questi materiali devono inoltre
ricevere il loro primo trattamento il più vicino possibile al luogo in cui il rifiuto si genera (per minimizzare i costi
di trasporto, per alcuni materiali assai elevati) e nel giro di qualche anno il mercato italiano potrebbe essere intasato da
materiali provenienti da RD. Perciò la promozione delle aziende che riciclano questi materiali, ma anche delle aziende
e dei prodotti che li utilizzano, è interesse primario di tutte le amministrazioni civiche. Anche perché, trattandosi di
attività a elevata intensità di lavoro, sono una importante fonte di occupazione.
Si colloca in quest'ambito l'impegno dell'Amministrazione comunale di Torino, di partecipare all'iniziativa di valenza
regionale, di uno studio di fattibilità tecnico-economica di un impianto di recupero e riciclo di materiali cartacei,
da localizzare nel comune di Germagnano. A questo progetto partecipano l'AMIAT, le Cartiere Burgo Spa, le OO SS,
la Provincia di Torino, la Regione Piemonte, il Comune di Germagnano e la Comunità montana.
4.4.2. Il compost
Il compost è un materiale la cui qualità - essenziale per l'utilizzazione agronomica e, quindi, per la sua
commercializzazione - dipende sia dalla purezza del rifiuto utilizzato che dal rispetto di determinati parametri
di processo. In Italia la domanda di compost di qualità è in aumento (ne importiamo dall'estero) ma i canali per la sua
promozione e distribuzione a una platea più ampia di agricoltori (non limitata ai vivaisti e a qualche floricoltore) sono
ancora in gran parte da costruire.
Con il diffondersi delle RD la quantità di compost di qualità prodotto in impianti ora in fase di costruzione o di
autorizzazione è destinata a crescere e la sua cessione sul mercato va programmata per tempo, coinvolgendo le
associazioni di categoria, la Camera di Commercio, le facoltà e gli Istituti universitari, le Amministrazioni provinciale
e regionale e le altre istituzioni che possono concorrere al buon esito dell'operazione.
4.4.3. I beni durevoli
Gli articoli 44, e 46 del Decreto Ronchi prevedono soluzioni specifiche per il riciclaggio e lo smaltimento dei beni
durevoli e dei veicoli a motore attraverso accordi di programma con le imprese che li producono o li commercializzano,
dando la priorità - nell'ambito dei beni durevoli - nell'ordine, a frigoriferi, televisori, computer, lavatrici e
lavastoviglie, condizionatori d'aria. Il Decreto ipotizza anche un cauzionamento di questi beni, a partire dall'anno
2.000, nel caso se ne presenti la necessità.
Insieme a quelli dei veicoli a motore - che non rientrano nella categoria dei rifiuti urbani - il ritiro e il recupero e lo smaltimento dei beni durevoli costituisce uno degli ambiti più promettenti di creazione di impresa e di nuova occupazione, anche a livelli di professionalità molto elevati. L'onere connesso a queste attività potrà venire in gran parte finanziato attraverso contributi a carico dei produttori e dei distributori di ciascuna di queste categorie di beni; contributi di valore corrispondente ai costi evitati con le forme di smaltimento tradizionali, sempre più onerose
economicamente e con elevati impatti ambientali.
Agli autoveicoli e all'elenco dei beni indicati nell'art. 44 del Decreto Ronchi vanno senz'altro aggiunte le
apparecchiature telefoniche, di riproduzione del suono, i piccoli elettrodomestici, i mobili e gli articoli di
arredamento.
Si tratta di una gamma di beni molto vasta - che incide in misura sicuramente sottostimata sul flusso complessivo dei
RSU e dei rifiuti speciali e assimilati - per i quali è necessario e urgente attivare una politica di promozione
d'impresa, che contemperi gli ingenti investimenti necessari a operare su scale economicamente valide con l'esigenza
di salvaguardare e potenziare il ruolo dei piccoli imprenditori che attualmente già operano su queste filiere.
Contestualmente, occorre programmare tutto il ciclo di recupero di questi beni, dalle forme specifiche di raccolta
al trattamento finale in impianti dedicati, molti dei quali richiedono ancora ingenti impegni preliminari nel
campo della ricerca&sviluppo. Attualmente, nel campo del recupero dei beni durevoli, a Torino sono stati compiuti
i seguenti passi.
- l'AMIAT, utilizzando il protocollo di intesa tra Cispel e Ministero dell'Ambiente ha costruito e avviato , a San
Mauro Torinese, un impianto di smontaggio dei frigoriferi che utilizza una cinquantina di addetti iscritti nelle
liste dei lavori socialmente utili (LSU), per un numero di ore corrispondente a 17 addetti-equivalenti. Allo scadere
del periodo di vigenza dell'accordo di programma questi lavoratori dovrebbero dare vita a un'impresa - con una
partecipazione dell'AMIAT - in grado di stare autonomamente sul mercato. I passi verso questa autonomia
gestionale si stanno comunque rivelando assai difficili e l'accordo di programma Cispel-Ministero dell'Ambiente
ha lasciato scoperta la fase finale del ciclo: la rottamazione delle carcasse dei frigoriferi che va effettuata in un
impianto in depressione, tecnologicamente assai sofisticato. Per questo va ricercato un partner tecnologico.
- il problema degli autodemolitori è assai complesso (e ancora di più lo è stato nel periodo appena trascorso, a causa
degli incentivi alla rottamazione che hanno incrementato notevolmente il numero dei veicoli da trattare). E' in
corso un'attività di concertazione tra il comune di Torino e le principali associazioni della categoria (ADA e
APTA) finalizzata all'individuazione di uno o due siti nel territorio cittadino idonei a svolgere in modo
consorziato un'attività di messa in sicurezza e demolizione di veicoli dismessi, recupero e vendita di loro
componenti;
- per tutti gli altri beni durevoli elencati, il problema è quello di mettere a punto degli studi di fattibilità che
permettano di delimitare il bacino ottimale di conferimento, di individuare le facilitazioni di ordine reale
o finanziario che possono essere messi a disposizione del progetto e di trovare dei soggetti imprenditoriali
disponibili a realizzarlo. Si tratta di una classica attività di promozione d'impresa - in un campo, peraltro, di
frontiera - su cui va sollecitato l'impegno di tutti i soggetti coinvolgibili. Della questione sono già stati investite
diverse istituzioni, ma è necessario che, nel quadro degli accordi di programma siglati in sede ministeriale, il
Comune di Torino - insieme alla Provincia, alla Regione, alle CCIAA, alle associazioni imprenditoriali, alle
centrali cooperative, e ad altri organismi come Envipark, Finpiemonte, il Politecnico, ecc. - attivi una politica di
promozione di impresa nel settore del recupero e del riciclaggio degli autoveicoli e dei beni durevoli.
- per quanto riguarda il recupero dei beni durevoli ancora riutilizzabili - soprattutto mobili, elettrodomestici,
elettronica di consumo e di ufficio, telefonia - il problema è demandato all'organizzazione degli ecocentri e
verrà affrontato contestualmente ad esso. Si tratta comunque di un'operazione che richiede investimenti consistenti
e professionalità elevate, che non sono per ora prodotte da processi formativi codificati
4.4.4. Gli inerti, la frazione organica stabilizzata (FOS) e il combustibile derivato dai rifiuti (CDR)
Una frazione consistente dell'output del ciclo dei rifiuti, riorganizzato in base ai principi ispiratori di queste linee guida,
è costituita da materiali che, allo stato attuale, non hanno un mercato a prezzi positivi, ma possono comunque trovare
uno sbocco produttivo in opere di ripristino ambientali, a costi molto più contenuti dello smaltimento dei rifiuti da cui
si originano, e con evidente beneficio per l'ambiente e la collettività.
Poiché la produzione di questi flussi - costituiti essenzialmente da inerti purificati, macinati e vagliati, da FOS di RSU
indifferenziati, da fanghi di depurazione stabilizzati e da CDR - è pressoché costante, occorre attivarsi fin da subito per
trovar loro uno sbocco altrettanto costante nel tempo, evitando accumuli che imporrebbero il loro smaltimento in forme
tradizionali, antieconomiche e ambientalmente dannose.
Lo sbocco per il CDR, in mancanza o in attesa di disporre di un impianto dedicato, non può che essere costituito
da impianti di produzione di energia elettrica a carbone o olio combustibile; oppure da cementifici o acciaierie che
non sono presenti nella provincia di Torino. In ogni caso, con i gestori di questi impianti occorre promuovere fin da ora
accordi di programma.
Per quanto riguarda gli inerti e la frazione organica stabilizzata (FOS), lo sbocco di questi materiali è costituito
dalle opere di rimodellamento dei suoli e di ripristino ambientale, o dalle attività di manutenzione del verde
pubblico, dalla gestione delle discariche, in sostituzione di altri materiali più pregiati, come la terra di riporto. Gli
interlocutori di questa attività di programmazione degli sbocchi sono pertanto costituiti dalle imprese di costruzione e
di manutenzione del verde pubblico e dalle società, pubbliche o private, che gestiscono discariche di 1a categoria.
4.5. L'AMIAT NEL NUOVO MODELLO DI GESTIONE DEI RIFIUTI
Il passaggio ad un modello di gestione che moltiplica le attività, i soggetti e le responsabilità connesse al ciclo dei
rifiuti rende urgente una riflessione strategica finalizzata a ridefinire in termini globali il ruolo delle aziende pubbliche
di servizi e, in particolare, dell'AMIAT nel quadro complessivo definito dal D. Leg. 22/77.
Il sistema tradizionale di gestione dei rifiuti urbani, fondato sulla raccolta indifferenziata e sullo smaltimento in
discarica, è sostanzialmente riconducibile ad un'attività di trasporto e facchinaggio a bassa qualificazione.
Il nuovo sistema di gestione fondato sulla RD e sulla valorizzazione dei diversi flussi presenta caratteristiche che
lo avvicinano sempre più alla tipologia di un servizio alla persona o - più precisamente - di un servizio mirato a
determinate tipologie di utenze. Per questo la comunicazione e la negoziazione tra chi eroga il servizio e chi ne
fruisce diventa una componente fondamentale di questo tipo di attività e agli addetti al servizio si richiede una
riqualificazione adeguata.
Contestualmente acquista sempre maggiore importanza la struttura logistica e impiantistica che opera a valle della
raccolta e che definisce le modalità con cui il flusso dei rifiuti deve essere diviso tra le diverse frazioni sulla base delle
possibilità di recupero messe a disposizione dallo sviluppo tecnologico e dalla sua continua evoluzione.
- organizzazione e gestione della raccolta, spazzamento stradale e loro logistica, promuovendo le forme più
efficaci di RD;
- gestione degli impianti tecnologici;
- promozione e commercializzazione dei materiali ricavati dalla raccolta e dal trattamento;
- attività di coordinamento di sistema.
5. LA COMUNICAZIONE E LA NEGOZIAZIONE
La comunicazione è una componente essenziale del programma di riorganizzazione generale della gestione dei
rifiuti. La comunicazione finalizzata a promuovere la riduzione, la RD e la valorizzazione dei RSU e per informare gli
utenti sulle norme a cui attenersi nel loro conferimento ai circuiti della RD non può essere un processo che si sovrappone
alla gestione dei rifiuti, a prescindere dai risultati dell'interazione tra soggetti erogatori del servizio e utenti. Una
comunicazione di questo tipo è del tutto inefficace e ha già dato cattive prove di sé in passato.
5.1. GLI OBIETTIVI DELLA COMUNICAZIONE
L'obiettivo fondamentale della comunicazione è che la città - intesa come l'insieme dei cittadini - faccia proprio
il nuovo modello di gestione e lo percepisca e lo viva come una componente essenziale del proprio cammino verso lo
sviluppo sostenibile.
Dal punto di vista della comunicazione, le condizioni essenziali perché si avvii il modello di gestione, basato sulla RD
e orientato alla valorizzazione dei materiali raccolti, sono quattro:
- i cittadini e gli abitanti dei comuni interessati devono sapere dove vanno a finire i materiali che i cittadini
si impegnano a conferire in modo differenziato: non a saperlo in astratto (con il vetro si fanno altre bottiglie,
con il macero si produce altra carta, ecc.), ma in concreto: i materiali vanno a questo e quell'impianto, che creano
una determinata occupazione, dove si fanno trattamenti che hanno un determinato costo per la città e permettono
un risparmio o un beneficio ambientale quantificabili;
- i cittadini e gli abitanti dei comuni interessati devono sapere come ciascuno dei suoi membri deve conferire
i propri rifiuti (le modalità, come si è visto, non possono essere uguali per tutti); deve essere stimolata a
collaborare per migliorare il servizio e ciascuno deve essere messo in grado non solo di conferire i rifiuti in modo
corretto, ma anche di controllare che lo facciano gli altri. Lo stimolo migliore alla RD è quello di prestare
effettivo ascolto all'utenza, mettendo a punto il sistema gradualmente, attraverso una serie ampia di
sperimentazioni ed il loro puntuale monitoraggio;
- i cittadini e gli abitanti dei comuni interessati devono accettare la localizzazione degli impianti necessari alla
gestione dei rifiuti che produce: non solo come un onere, ma anche come un beneficio; deve poterne essere
orgogliosa e considerarla positivamente per il carattere innovativo delle soluzioni adottate e per il loro
orientamento verso lo sviluppo sostenibile. Per questo le soluzioni non possono essere imposte, ma debbono essere
negoziate con gli abitanti degli insediamenti più direttamente coinvolti, aiutandoli a esprimersi, fornendo le
necessarie garanzie di trasparenza e di sicurezza, distribuendo quanto più possibile in modo omogeneo il carico
impiantistico su tutto il territorio urbano;
- i cittadini e gli abitanti dei comuni interessati devono valorizzare la straordinaria opportunità offerta dal
passaggio alla RD per familiarizzarsi (ciò riguarda soprattutto le nuove generazioni) con i processi e i cicli
produttivi e di recupero dei prodotti che tutti i giorni trasforma in rifiuti. La RD consente a ciascuno di osservare
da vicino i rifiuti che produce, di informarsi sulla loro origine e sulla loro destinazione, e di riflettere in questo
modo sui propri consumi e sui relativi impatti: molto meglio di quanto accada osservando le proprie spese. Ciò
costituisce un'occasione unica per rendersi conto di che cosa è fatto, da dove viene e dove va ciò che passa tra
le mani di chi vive in una società industriale. E permette di costruirsi una propria agenda 21 personale,
rimodulando i propri consumi in vista di una maggiore sostenibilità; per migliorare la propria vita senza per questo
rinunciare al benessere raggiunto.
5.2. LE MISURE DA ADOTTARE
Le misure da prendere per garantire l'integrazione tra i processi di comunicazione e la riorganizzazione dell'intero
servizio sono:
- istituire un Osservatorio Comunale sui Rifiuti come sede di consultazione periodica con tutte le
organizzazioni della società civile (volontariato, OO. SS., istituzioni religiose e culturali, associazioni
ambientaliste e di difesa del consumatore, associazioni professionali e di categoria ) e le rappresentanze
istituzionali (Amministrazioni Comunale, Provinciale e Regionale, CCIAA, Consigli di Circoscrizione)
interessate . In questa sede verranno concertate le politiche ambientali, industriali, tariffarie e del lavoro
relative al Programma di gestione dei rifiuti e alle organizzazioni che partecipano ai lavori dell'Osservatorio
verranno sottoposti i passi che si intendono intraprendere e le difficoltà - anche in termini di mancato consenso -
che si incontrano nella realizzazione di questo Programma. Chi lavora per costruire si sentirà impegnato a trovare
soluzioni migliorative; chi contesta aprioristicamente qualsiasi scelta potrà essere progressivamente emarginato;
- promuovere la più ampia informazione dei cittadini-utenti sulle regole, le finalità ed i risultati della RD,
utilizzando più che le campagne generiche sui media omnibus ed il mailing indifferenziato, canali di
informazione specifici per pubblici mirati (insegnanti, custodi, amministratori di stabili, imprese e addetti alle
pulizie; comunità di immigrati, commercianti, artigiani, professionisti, sindacati, associazioni, ecc.).
- promuovere - attraverso la sperimentazione, la qualificazione professionale degli operatori e la più estesa
responsabilizzazione degli operatori impegnati nella RD - un interscambio attivo e bi-direzionale di
informazioni tra utenti e soggetti che erogano il servizio;
- effettuare periodicamente una rilevazione della soddisfazione dei cittadini per il servizio di gestione dei rifiuti,
per i suoi diversi aspetti e per le tariffe praticate;
concedere alle imprese che lo sottoscrivono un marchio di qualità ambientale e un bonus sulla tariffa. Revocando
ovviamente entrambi i benefici non appena, sulla base di rigorosi controlli a campione, si riscontri una violazione delle
regole sottoscritte.
In particolare, una delle principali soluzioni da passare al vaglio sarà quella di rendere obbligatorie la domiciliazione
dei contenitori destinati alle raccolte porta-a-porta all'interno dei cortili, degli androni o di altre pertinenze degli
stabili e la loro esposizione sul fronte stradale - a carico dei proprietari degli stabili (condomini o società immobiliari)
e a cura dei portieri, delle imprese di pulizia o di altro personale - nei giorni di effettuazione della raccolta.
5.3.2. L'impiantistica
L'individuazione e la localizzazione degli impianti necessari per razionalizzare la raccolta e la piena valorizzazione
dei RSU - compresa l'eventualità di costruire un impianto di termovalorizzazione del CDR - se affrontati al di fuori
del contesto complessivo del nuovo modello di gestione dei rifiuti, rischiano di monopolizzare il dibattito,
distorcendone alla radice le finalità. E' opportuno pertanto che questo dibattito inizi per tempo e sia condotto alla luce
della programmazione regionale e provinciale, in modo da mettere tutti i soggetti interessati in grado di:
- valutare nel loro complesso - dal punto di vista tecnico, economico e ambientale - le diverse alternative
praticabili;
- istituire specifiche istanze negoziali sia con le amministrazioni dei bacini contigui a quello di Torino, sia con gli
abitanti delle zone sede di una possibile localizzazione.
5.3.3. L'indagine e Comitato per la valorizzazione dei residui
Per promuovere la valorizzazione di tutte le frazioni di rifiuti suscettibili di riciclaggio o recupero e per aiutare l'AMIAT
a esitare nel migliore dei modi i flussi che avrà in carico, si propone l'istituzione a livello provinciale di un Comitato
permanente, collegato all'Osservatorio ed alla CCIAA, incaricato di:
- seguire l'andamento dei mercati dei residui;
- elaborare e promuovere progetti di impresa nei settori che risultano scoperti;
- rivolgere alle istanze competenti in sede provinciale, regionale, nazionale e comunitaria le proposte che verranno
di volta in volta individuate per promuovere o agevolare i mercati o gli sbocchi dei diversi flussi.
L'istituzione di questo Comitato sarà preceduta da un'indagine ricognitiva a livello regionale e da un convegno di
ambito provinciale - da tenersi alla fine dell'anno - che faccia il punto sullo stato dell'arte. Il Comune di Torino si
impegna a farsi parte diligente nella promozione di queste iniziative, che potranno avere un valore esemplare anche nei
confronti di altre città, nel quadro complessivo della promozione dello sviluppo sostenibile.
- dovrà coprire l'intero costo del servizio;
- sarà applicata e riscossa dai soggetti che gestiscono il servizio;
- sarà articolata per fasce di utenza e territoriali;
- sarà composta di due quote: una fissa, a copertura degli investimenti e dei relativi ammortamenti; l'altra
variabile, rapportata alla quantità di rifiuti conferiti.
In attesa che il Ministero dell'Ambiente provveda a emanare il decreto contenente il metodo normalizzato per definire
le componenti dei costi e determinare la tariffa di riferimento, come previsto dal comma 6 del citato articolo, a
Torino è stato insediato un gruppo di lavoro formato da rappresentanti dell'AMIAT, della Divisione imposte e tributi,
la Divisione Ambiente ed esperti dell'Assessorato all'ambiente e allo sviluppo sostenibile del Comune, per analizzare
le problematiche connesse a questo passaggio.
6.2. PROBLEMI CONNESSI AL PASSAGGIO DALLA TARSU ALLA TARIFFA
I lavori di questo gruppo sono tuttora in corso e non è pertanto possibile anticiparne le conclusioni, che peraltro dovranno
tener conto di quanto verrà disposto dal Ministero dell'Ambiente, ma fin da ora si possono evidenziare alcuni punti
critici:
- l'attuale livello della TARSU applicata dal Comune di Torino sulla base di una tariffa differenziata per
categoria di utenti, ma sempre parametrata ai metri quadri utilizzati, copre meno del 70 % del costo del servizio
(140,5 miliardi di Tarsu contro 203 di costo del servizio AMIAT, al 1977). La differenza viene oggi finanziata
in parte con trasferimenti aggiuntivi del Comune; in parte con entrate dell'AMIAT ricavate da conferimenti alla
discarica di Basse di Stura di RSAU e di RSU provenienti da altri comuni;
- gran parte del bilancio attuale dell'AMIAT è assorbito dai costi di raccolta, fortemente sbilanciati rispetto
ai costi di smaltimento, che sono particolarmente bassi: sia perché l'impianto di Basse di Stura non è soggetto alle
rendite elevate che gravano sulla maggior parte delle discariche private utilizzate in altre province e regioni; sia
perché essa comporta degli introiti che concorrono ad abbassarne ulteriormente il costo per la città di Torino;
- questa situazione favorevole è destinata a venir meno completamente nel 2003, con la prevista chiusura della
discarica di Basse di Stura; ma le misure da adottare in vista della chiusura della discarica cominceranno a
incidere sui costi del servizio, innalzandoli ulteriormente, già a partire dal prossimo anno, mano a mano che
dovranno essere realizzati i nuovi impianti previsti;
- la ripartizione dei costi del servizio tra utenze domestiche e attività economiche sulla base della quantità dei rifiuti
prodotti, senza l'introduzione di correttivi - peraltro previsti dall'art. 49 del Decreto Ronchi - comporta il rischia
di scaricare sulle utenze domestiche e, in particolare, su quelle più numerose (e in genere a più basso
reddito) gran parte dell'incremento delle entrate necessarie a garantire la copertura del costo del servizio. In
ogni caso, i correttivi che verranno introdotti per mitigare questi effetti non potranno essere tali da annullare la
funzione incentivante (della RD e delle politiche di riduzione dei rifiuti) che la nuova normativa persegue. Per
questo si potrà cercare di compensare attraverso altre vie (per es. attraverso una rimodulazione dell'ICI) gli effetti
inevitabilmente sperequativi comportati dal passaggio dalla TARSU alla tariffa.
- l'incentivazione della RD non potrà comunque essere tale da tradursi in una tariffa differenziata per ogni
singola utenza, tarata sulla sua produzione specifica di rifiuti, in quanto non esistono, tra le forme di raccolta dei
rifiuti praticabili in un futuro prossimo, sistemi sufficientemente sofisticati da permettere la misurazione dei rifiuti
prodotti a livello di nuclei familiari. Questi sistemi - per esempio, il pagamento del servizio mediate l'acquisto di
sacchetti convenzionati di capienza definita - potranno comunque essere sperimentati nei prossimi anni in ambiti
territoriali ristretti, in vista di una loro possibile applicazione nel periodo successivo a quello coperto da questo
Programma;
- un bonus sulla futura tariffa, a beneficio delle utenze domestiche che adotteranno comportamenti
particolarmente virtuosi, potrà essere introdotto, in una prima fase, solo a livello territoriale e, in una fase
successiva - nel caso che venga introdotta la domiciliazione dei cassonetti per la RD - solo a livello di singolo
stabile o numero civico;
- per quanto riguarda le utenze produttive e commerciali - dalle cui scelte dipendono però in larga parte i
risultati delle politiche di riduzione dei rifiuti - si potrà invece utilizzare il sistema già indicato del bonus
legato ad un marchio di qualità, che certifichi il rispetto delle regole concordate;
- lo schema di formazione della tariffa binomia proposto dalle aziende pubbliche, con capofila l'AMA di Roma,
e recepito, in via provvisoria dal gruppo di lavoro insediato dal Comune di Torino , minimizza il carattere
incentivante della tariffa, in quanto scarica sulla quota fissa, non soggetta a variazioni in base alla quantità dei
rifiuti prodotti, tutti i costi di ammortamento degli impianti e delle attrezzature in carico all'azienda,
indipendentemente dal loro grado di utilizzo.
7. I COSTI E I BENEFICI
L'attuale struttura dei costi di gestione del servizio di igiene urbana a Torino è da porre sotto controllo, tanto più in una
fase passaggio a un modello più complesso e sofisticato come quello presentato in questo Programma. La
riorganizzazione aziendale, necessaria per adeguare i servizi ai nuovi programmi di gestione dei rifiuti dovrà essere
anche l'occasione per rendere l'AMIAT più competitiva.
7.1. I COSTI ATTUALI
L'AMIAT presenta costi di raccolta del rifiuto tal quale e della RD molto elevati, pari, rispettivamente, al 1996, a 246
e 571 lire/Kg. Il livello dei costi di RD non ha grande significato, in quanto sono direttamente legati allo stato di
avanzamento nella sua introduzione: sono elevatissimi all'inizio, quando la platea degli utenti è ristretta, e tendono
a scendere - fino, spesso, al di sotto dei costi della raccolta del tal quale - mano a mano che la RD si estende alla
generalità degli utenti, tanto è vero che nel bilancio consuntivo del 1997, questi sono già scesi a 371 lire/Kg.
Inoltre, i costi della RD presentano scarti molto consistenti tra un materiale e l'altro, per cui il costo unitario
complessivo dipende dalla proporzione in cui i diversi materiali sono stati raccolti e dalle modalità di raccolta.
E' evidente infatti che il costo della raccolta con cassonetti o campane stradali non può essere paragonato a quello della
raccolta domiciliare e questa, a sua volta, presenta fortissime differenze se l'utente è tenuto a esporre il rifiuto sulla sede
stradale o se gli addetti alla raccolta devono ritirarlo all'interno dello stabile.
Ciò che va posto sotto controllo sono invece i costi unitari della raccolta del rifiuto talquale, che riguarda
attualmente oltre l'80 per cento in peso dei RSU. Pur avvalendosi l'azienda delle più moderne ed economiche
tecnologie di raccolta (cioè, in larga misura, il compattatore a caricamento laterale, mono-operatore) e pur presentando
Torino una struttura insediativa compatta (e, quindi, meno dispersiva e costosa per la raccolta) ed una situazione del
traffico non troppo congestionata, questi costi sono decisamente superiori a quelli riscontrati in contesti urbani simili.
Sembrano pesare sul bilancio dell'azienda costi di struttura molto consistenti, un livello di meccanizzazione
probabilmente eccessivo e una insufficiente valorizzazione del personale. Altri problemi, come il costo unitario del
lavoro, notoriamente superiore a quello delle imprese private, sono indubbiamente rilevanti, ma comuni a tutte le
aziende pubbliche del settore.
Gli elevati valori dei costi di raccolta, sono compensati per l'AMIAT, come già rilevato, dal basso costo dello
smaltimento nella discarica di Basse di Stura: inferiore persino al mero costo industriale di gestione dell'impianto
(ciò è dovuto al fatto che il costo evidenziato è calcolato al netto dei ricavi per conferimenti da altri comuni).
Quando l'AMIAT dovrà adottare le modalità di trattamento e smaltimento finale dei RSU previsti dai Programmi
Provinciale e Comunale, la bolletta presentata agli utenti di Torino, che oggi è tra le più basse tra le grandi città
italiane, rischia di subire un aumento difficilmente riassorbibile.
Nei prossimi anni, pertanto, andrà data la massima priorità all'obiettivo di una razionalizzazione del sistema di
raccolta che consenta di riassorbire - attraverso un abbattimento dei costi di questa voce - una quota consistente
dei costi aggiuntivi di trattamento.
7.2. I COSTI DEL NUOVO MODELLO DI GESTIONE
Quale può essere il costo complessivo dell'intero sistema a regime, in uno scenario che veda in funzione tutte le fasi
del nuovo modello di gestione dei rifiuti delineato in questo Programma?
In prima approssimazione, e solo per delimitare l'ordine di grandezza dei costi di investimento e di gestione che
andranno affrontati, si utilizzano i costi unitari di riferimento massimi stimati da Ambiente Italia nel Programma
Provinciale, per ciascuna delle operazioni previste dal nuovo modello di gestione dei RSU, applicandoli ai
quantitativi minimi e massimi delle diverse frazioni di RSU stimate - in via cautelativa - per la città di Torino. Queste
stime sono riportate nella TAVOLA 7 .
Gli obiettivi delineati nel presente Programma saranno verificati annualmente durante la sessione di bilancio, in
relazione alle disponibilità economiche e finanziarie della città.
OPERAZIONI | L/kg |
raccolta RSU indifferenziato | 149 |
RD organico | 294 |
RD verde | 128 |
RD carta | 133 |
RD vetro | 190 |
RD plastica | 1018 |
RD riciclabili a piattaforma | 128 |
compostaggio verde | 42 |
compostaggio organico da ED | 96 |
trattamento meccanico-biologico (stabilizzazione) | 61 |
combustione CDR (cessione energia a 90 L/KWh) | 185 - 197 - 208 |
discarica | 100 - 150 - 200 |
smaltimento FOS(media tra ripristini e discarica) | 50 |
Applicando i costi riportati in TAVOLA 7 ai quantitativi massimi e minimi individuati nelle ultime due colonne della
TAVOLA 4 otteniamo i valori massimi e minimi dei costi complessivi che l'AMIAT dovrà sostenere per ogni fase del
ciclo, una volta che la struttura dei suoi costi si sia normalizzata. Questi valori, riportati nelle due ultime colonne della
TAVOLA 8 si riferiscono alla fase finale del periodo coperto da questo Programma, cioè al 2003 , sono stimati in
valore costante a prezzi 1997 e al netto dei contributi CONAI e degli eventuali ricavi dalla vendita di altri
materiali recuperati (ma non dell'energia elettrica prodotta dal termocombustore). I GRAFICI 3 e 4 riportano
questi valori nel diagramma di flusso già analizzato
TAVOLA 8. SIMULAZIONE DEI COSTI DI GESTIONE DEL NUOVO MODELLO DI GESTIONE DEI RIFIUTI
(SPESE CORRENTI COMPRENSIVE DELL'AMMORTAMENTO DEGLI IMPIANTI)
FRAZIONE | MIN. | MAX. | L/Kg | TOT. RSU L/mld |
000 t/a | 000 t/a | MIN | MAX | ||
RACCOLTA | |||||
carta/cartone | 77,4 | 84,6 | 133 | 10,3 | 11,3 |
vetro | 28,0 | 30,6 | 190 | 5,3 | 5,8 |
plastica | 10,3 | 11,3 | 1018 | 10,5 | 11,5 |
metalli | 10,3 | 11,3 | 128 | 1,3 | 1,4 |
legno/tessili | 12,9 | 14,1 | 128 | 1,7 | 1,8 |
TOTALE FRAZIONI TRADIZ. | 138,9 | 151,8 | 209 | 29,1 | 31,8 |
sfalci/potature | 12,9 | 14,1 | 128 | 1,7 | 1,8 |
alimentare | 64,5 | 70,5 | 294 | 19,0 | 20,7 |
TOTALE RD ORGANICO | 77,4 | 84,6 | 266 | 20,6 | 22,5 |
altro (RUP) | 1,5 | 1,6 | 4000 | 6,0 | 6,4 |
TOTALE RD | 217,8 | 236,4 | 228 | 49,7 | 54,3 |
talquale | 199,2 | 219,6 | 149 | 29,7 | 32,7 |
TOTALE RACCOLTA | 417,0 | 456,0 | 190 | 79,4 | 87,0 |
SPAZZAMENTO | 12,9 | 14,1 | 4419 | 57,0 | 62,3 |
TRATTAMENTI | |||||
COMPOSTAGGIO | |||||
sfalci e potature | 12,9 | 14,1 | 96 | 1,2 | 1,4 |
alimentare | 64,5 | 70,5 | 96 | 6,2 | 6,8 |
TOTALE ORGANICO DA RSU | 77,4 | 84,6 | 96 | 7,4 | 8,1 |
ORGANICO RSU+ RSAU | 79,6 | 86,8 | 96 | 7,6 | 8,3 |
SELEZIONE-STABILIZZAZIONE | |||||
sel.stabilizzaz.RSU talquale | 199,3 | 217,8 | 61 | 12,2 | 13,3 |
stabilizzazione fanghi | 120,0 | 120,0 | 61 | 7,3 | 7,3 |
TOTALE STABILIZZAZIONE | 319,3 | 424,6 | 61 | 19,5 | 20,6 |
INERTIZZAZIONE | |||||
inertizazione RUP | 1,5 | 1,6 | 3000 | 4,5 | 4,8 |
COMBUSTIONE | |||||
produzione CDR | 99,7 | 108,9 | 15 | 1,5 | 1,6 |
combustione CDR da RSU | 69,8 | 76,2 | 208 | 14,5 | 15,9 |
comb. CDR da RSU + RSAU | 91,8 | 98,2 | 208 | 19,1 | 20,4 |
DISCARICA | |||||
discarica scarti compost | 11,6 | 12,7 | 150 | 1,7 | 1,9 |
discarica scarti da FOS | 46,2 | 50,5 | 150 | 6,9 | 7,6 |
discarica FOS da RSU | 63,9 | 69,8 | 50 | 3,2 | 3,5 |
discarica RUP inertizzati | 3,0 | 3,2 | 150 | 0,5 | 0,5 |
disarica scarti da CDR | 10,0 | 10,9 | 150 | 1,5 | 1,6 |
discarica spazzamento | 12,9 | 14,1 | 150 | 1,9 | 2,1 |
TOTALE DISCARICA RSU | 147,6 | 161,2 | 15,7 | 17,2 | |
discarica RSAU | 12,1 | 12,1 | 150 | 1,8 | 1,8 |
disc.scorie/ceneri RSU+RSAU | 22,9 | 24,6 | già comp. | ||
discarica FOS da fanghi | 80,0 | 80,0 | 50 | 4,0 | 4,0 |
TOTALE DISCARICA con fanghi | 239,7 | 253,3 | 90 | 21,6 | 23,0 |
TOTALE TRATTAM. RSU TO | 291,1 | 318,2 | 192 | 55,8 | 60,9 |
TOTALE GEN. RSU TORINO | 430,0 | 470,0 | 192,2 | 210,2 |
Questo scenario rappresenta, come è evidente, di una stima di prima approssimazione, su cui si possono fare le seguenti
osservazioni:
- Il costo medio della raccolta del rifiuto tal quale, che dovrebbe interessare circa il 50 % della produzione, è stato
abbassato dalle attuali 246 a 149 L/Kg: un valore ancora alto rispetto alla media, ma notevolmente inferiore a
quello attuale.
- Il costo medio della RD è stato portato dalle attuali 371 L/Kg ( che però, come si è detto, non hanno alcun valore
indicativo) a 228 L/Kg.: un valore che si colloca a un livello intermedio, in linea con quello ipotizzato per la
raccolta del tal quale. Poiché però le metodiche previste per raggiungere l'obiettivo del 50 % di RD prevedono
un ampio ricorso al servizio porta-a-porta, è chiaro che un costo del genere non potrà mai essere raggiunto se gli
addetti alla raccolta dovranno farsi carico di prelevare e riportare i contenitori all'interno dello stabile. La
cooperativa sociale Cartesio è riuscita nel corso dell'anno 97-98, a raccogliere con il sistema porta-a-porta carta
e cartone ad un costo medio leggermente superiore 150 L/Kg (quindi già più elevato di quello qui ipotizzato di
133 L/Kg), ma - come è già stato detto - è assolutamente da escludersi che con una metodica di raccolta
domiciliare come quella seguita fin qui si possa intercettare il 60 % della frazione.
- Il costo medio ponderato della raccolta complessiva è così arrivato a 190 L/Kg, il che porta i costi complessivi
di raccolta in un range compreso tra 79 e 87 miliardi di lire/anno - a seconda della produzione di rifiuti ipotizzata -
pari, nei nostri calcoli a circa il 58.4 % dei costi complessivi dell'intero ciclo (escluso lo spazzamento).
- Con le soluzioni tecniche e i costi medi ponderati ipotizzati, il trattamento e lo smaltimento finale delle frazioni
in carico all'azienda di igiene urbana sono stati stimati pari a 192 L/Kg (comunque, nettamente superiore al costo
di discarica ipotizzato, che è di 150 L/Kg. Questo costo unitario si applica su un range di rifiuti prodotti compreso
tra 291 e 318 t/a, per un costo complessivo compreso tra i 56 e i 61 miliardi di Lire.
- Il risultato finale della simulazione porta il costo complessivo dell'intera gestione dei servizi forniti alla città di
Torino a un livello addirittura inferiore a quello attualmente evidenziato da AMIAT (che è di 203 miliardi di lire
al 1998), per un livello di produzione di rifiuti analogo a quello del 1998, e superiore di meno del 5 % per il livello
massimo ipotizzato.
Questa stima non considera comunque gli effetti del periodo di transizione caratterizzati da un forte aumento dei
costi di raccolta nella fase di introduzione delle nuove metodiche di RD. Questa introduzione, come già evidenziato,
dovrà essere graduata nel tempo e il relativo costo dovrà essere compensato, in forma altrettanto graduale, da risparmi
realizzati sul circuito di raccolta del rifiuto tal quale, sui costi di struttura dell'AMIAT e da maggiori ricavi imputabili
a compensazioni del CONAI e a recupero dell'evasione..
Da notare l'alta incidenza dei costi di spazzamento. Nella nostra simulazione questi costi sono stati mantenuti al livello
attuale nonostante che anche in questo campo siano verosimilmente realizzabili notevoli risparmi attraverso una
razionalizzazione delle operazioni.
Sintetizzando il significato di questa simulazione, si può affermare in termini generali che non è assurdo ipotizzare che i maggiori costi connessi alla introduzione di una RD spinta dei RSU e alla costruzione e gestione degli impianti tecnologici nella fase di trattamento dei rifiuti prodotti possa sostanzialmente - e gradualmente, nel corso dei prossimi cinque anni - venire riassorbita senza quindi tradursi in un insopportabile incremento tariffario per la cittadinanza - riportando i costi di raccolta e di RD ad allinearsi con quelli già largamente sperimentati in altre situazioni.
Poiché la produzione di RSU della città di Torino considerata in queste linee guida (430-470.000 t/a) corrisponde al
47-51 % della produzione su cui il Programma Provinciale ha effettuato la sua simulazione, possiamo in termini generali
assumere che, quale che siano le soluzioni di bacinizzazione e impiantistiche che prevarranno, l'onere di cui dovrà
farsi carico il Comune di Torino per finanziare la propria quota di questa dotazione dovrebbe corrispondere a
un range compreso tra i 300 e i 400 miliardi di lire.
Con molta approssimazione, si può ricostruire l'ordine di grandezza dell'investimento necessario utilizzando i parametri
contenuti nel Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti. Occorre tenere presente che i costi riportati sono stati
stimati a prezzi costanti 1997, che sono stati applicati solo ai quantitativi massimi di RSU ipotizzati e che, per
quanto riguarda gli investimenti relativi alla raccolta della frazione indifferenziata, si tratta quasi soltanto di
costi di sostituzione di attrezzature già operative e in corso di ammortamento. La TAVOLA 9 riporta un quadro
disaggregato dei costi di investimento relativi alla quota-parte di competenza della città di Torino.
TAVOLA 9. COSTI DI INVESTIMENTO DA SOSTENERE TRA IL 1999 E IL 2003 PER LA QUOTA DI RSU DI
TORINO
ATTIVITÀ | costi unit. | 000 t/a | costi tot. | 000 t/a | costi tot. |
000 lire | RSU TO | L/mld | RSU+RS | RSU+RSA | |
RACCOLTA | |||||
RD RESIDUI ALIMENTARI.(con bidoni) | 104 | 70,5 | 7,3 | 72,7 | 7,6 |
RD CARTA/CARTONE | 84,6 | 84,6 | |||
Con porta-a-porta (2/6) | 97 | 28,2 | 2,7 | 28,2 | 2,7 |
Con cassonetti (1/6) | 83 | 14,1 | 1,2 | 14,1 | 1,2 |
Commercio/imprese (50 %) | 97 | 42,3 | 4,1 | 42,3 | 4,1 |
RD VETRO | 30,6 | 30,6 | |||
Con campane (1/6) | 87 | 5,1 | 0,4 | 5,1 | 0,4 |
Con porta-a-porta (5/6) | 141 | 25,5 | 3,6 | 25,5 | 3,6 |
RD PLASTICA/LATTINE | 11,3 | 11,3 | |||
Con bidoni (2/3) | 673 | 7,5 | 5,0 | 7,5 | 5,0 |
Con cassonetti (1/3)+A31 | 1.072 | 3,8 | 4,1 | 3,8 | 4,1 |
RD INGOMBRANTI (e sfalci) | 47 | 47 | |||
Con porta-a-porta (1/3) | 97 | 15,7 | 1,5 | 15,7 | 1,5 |
Con piattaforme (2/3) | 146 | 31,3 | 4,6 | 31,3 | 4,6 |
RACCOLTA RSU TALQUALE | 191,1 | 191 | |||
Con bidoni (100.000 ab. =11%) | 104 | 20,1 | 2,1 | 20,1 | 2,1 |
Con compatt. carico later. (45%) | 153 | 85,5 | 13,1 | 85,5 | 13,1 |
Con compatt. carico post. (45%) | 134 | 81,9 | 11,0 | 81,9 | 11,0 |
TOTALE RACCOLTA | 435,1 | 60,7 | 437 | 61,0 | |
TRATTAMENTI | |||||
COMPOSTAGGIO ORGANICO | |||||
1° impianto (Borgaro) | 295 | 55 | 16,2 | 55,0 | 16,2 |
2° impianto (con altri consorzi) | 295 | 29,6 | 8,7 | 29,6 | 8,7 |
TOTALE COMPOSTAGGIO | 295 | 84,6 | 25,0 | 86,8 | 25,6 |
SELEZIONE-STABILIZZ. RSU talquale | |||||
1° impianto (Gerbido) | 208 | 90 | 18,7 | 90,0 | 18,7 |
2° impianto (TO nord) | 208 | 129,6 | 27,0 | 129,6 | 27,0 |
TOT. SEL.-STABILIZZ. RSU talquale | 208 | 227,8 | 47,4 | 228 | 47,4 |
TERMOVALORIZZAZIONE | |||||
COMBUSTIONE CDR | 1.111 | 76,2 | 84,7 | 98,2 | 109,1 |
DISCARICA 1a CATEG. | 440 | 202,3 | 89,0 | 202 | 89,0 |
TOTALE | 306,7 | 332,1 |
Uno studio effettuato da Ambiente Italia (Effetti economici ed occupazionali della gestione dei rifiuti, Roma, 1998)
stima in 16 addetti per 10.000 t/a di RSU gestiti (con un margine di oscillazione compreso tra 14 e 18 addetti) il
fabbisogno di manodopera del modello di gestione integrato proposto in queste linee guida; contro i 10 addetti (min.
9; max 11) necessari nell'attuale sistema di gestione per una equivalente quantità di RSU.
Il modello utilizzato da Ambiente Italia non include però né la combustione del CDR (ma il contributo della
termovalorizzazione dei RSU all'occupazione può senz'altro essere considerato marginale), né il recupero e il
trattamento dei rifiuti ingombranti e - in particolare, di elettrodomestici e apparecchiature elettriche ed elettroniche,
che invece potrebbero alterare questo bilancio in positivo: anche se per queste andrebbe calcolato un effetto di
sostituzione, perché in molti casi queste apparecchiature sono già oggi trattate, anche se in forme poco efficaci ed
efficienti, da operatori del recupero.
8. I TEMPI DI REALIZZAZIONE
Gli obiettivi indicati in questo Programma andranno perseguiti con la dovuta gradualità; ma i cinque anni in cui il
Programma dovrà essere attuato è un lasso di tempo sufficiente per consentire una piena riconversione del modello
di gestione dei rifiuti in tutto l'ambito cittadino.
La TAVOLA 10 indica, con un largo margine di approssimazione, quali sono le tappe intermedie da percorrere per
raggiungere gli obiettivi finali e quali i tempi di massima entro cui ciascuna di queste tappe deve essere conclusa.
E' chiaro che questo Programma dovrà tradursi innanzitutto in una revisione del contratto di servizio tra il Comune
e l'AMIAT. Dovrà altresì essere istituito un sistema di monitoraggio adeguato per verificare sistematicamente lo
stato di avanzamento del Programma, sia dal punto di vista delle realizzazioni materiali che dal punto di vista
dell'andamento dei costi economici.
Il Comune di Torino e, in particolare, l'Assessorato all'ambiente e allo sviluppo sostenibile intendono peraltro
farsi parte attiva per affiancare, sostenere e integrare l'azione dell'AMIAT in tutti i passi che dovrà
intraprendere; a tal fine intende dotarsi di una struttura permanente che lo metta in grado di seguire e sostenere in
modo più puntuale - sia dal punto di vista economico che relativamente agli aspetti che coinvolgono altri soggetti e parti
sociali - l'attività dell'azienda e le altre iniziative connesse alla realizzazione degli obiettivi fissati.
Per quanto riguarda i tempi di implementazione, una ipotesi di massima delle scadenze principali è riportata nella
TAVOLA 10.
ATTIVITA' | '98 | 1999 | 2000 | 2001 | 2002 | 2003 |
RD completa 300.000 abitanti | x | |||||||||||||||||||||
Verifica/scelta metodiche RD | x | |||||||||||||||||||||
RD completa 600.000 ab. | x | |||||||||||||||||||||
RD completa intera città | x | |||||||||||||||||||||
RD 20 % | x | |||||||||||||||||||||
RD 30 % | x | |||||||||||||||||||||
RD 40 % | x | |||||||||||||||||||||
RD 45 % | x | |||||||||||||||||||||
RD 50 % | x | |||||||||||||||||||||
Progetto dechetteries | x | x | ||||||||||||||||||||
Realizzaz. prima dechetterie | x | x | ||||||||||||||||||||
Realizzazione +3 dechetteries | x | x | x | x | x | x | ||||||||||||||||
Realizzazione +3 dechetteries | x | x | x | x | ||||||||||||||||||
Realizzazione +3 dechetteries | x | x | x | x | ||||||||||||||||||
Attivaz. comit. prom. recupero | x | |||||||||||||||||||||
Progettaz. impianti recupero | x | x | x | x | x | x | x | x | ||||||||||||||
Promozione attività recupero | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | ||||
Realizzazione attività recup. | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | ||||||
Definizione soluzione fanghi | x | x | ||||||||||||||||||||
Procedure (3) impianti fanghi | x | x | x | x | x | x | x | x | ||||||||||||||
Realizzazione impianti fanghi | x | x | x | x | x | x | x | |||||||||||||||
Attivazione impianti fanghi | x | |||||||||||||||||||||
Promozione commerc. inerti | x | x | x | x | ||||||||||||||||||
Procedure (3) impianto inerti | x | x | ||||||||||||||||||||
Costruzione impianto inerti | x | x | x | |||||||||||||||||||
Attivazione impianto inerti | x | |||||||||||||||||||||
Attivazione impianto RUP (1) | x | |||||||||||||||||||||
Attivaz. 1° imp. compost (2) | x | |||||||||||||||||||||
Prog. di max. 2° imp. compost | x | x | ||||||||||||||||||||
Procedure(3) 2° imp. compost | x | x | x | x | x | x | ||||||||||||||||
Costruzione2° imp. compost | x | x | x | x | ||||||||||||||||||
Attivazione 2° imp. compost | x | |||||||||||||||||||||
Prog. di max. 1° imp. sel-stab. | x | x | ||||||||||||||||||||
Procedure (3) 1°imp. sel-stab. | x | x | x | |||||||||||||||||||
Costruzione 1° impianto | x | x | x |
Attivaz. 1° impianto sel-stab | x | |||||||||||||||||||||
Procedure (3) 2° imp. sel-stab | x | x | x | x | x | |||||||||||||||||
Costruzione 2° imp. sel-stab. | x | x | x | x | ||||||||||||||||||
Attivazione 2° imp. sel-stab | x | |||||||||||||||||||||
Procedure(3) nuova discarica | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | x | |||||||||||
Preparazione sito discarica | x | x | x | x | x | |||||||||||||||||
Attivazione nuova discarica | x | |||||||||||||||||||||
Prog. di max. imp. termoutiliz. | x | x | ||||||||||||||||||||
Procedure (4) imp. termoutiliz. | x | x | x | x | x | x | ||||||||||||||||
Procedure (5) imp. termoutiliz. | x | x | x | x | ||||||||||||||||||
Gara affidam. lavori termutiliz. | x | x | ||||||||||||||||||||
Costruzione termoutilizzatore | x | x | x | x | x | x |
OBIETTIVI | AZIONI |
ATTORI
|
TEMPI |
1. RIDUZIONE | a. AZIONI DIRETTE | ||
1.1. Accordi di programma con le associazioni della distribuzione e della PMI per definire protocolli di comportamento sulla cui base concedere sconti tariffari e marchio di qualità ambientale |
Comune (Provincia Regione) AMIAT Associazioni CCIAA |
dall'approvazione
del Programma |
|
1.2. Indagine e selezione delle forniture al Comune (e altri Enti) per acquistare prodotti che generano meno rifiuti |
Comune (altri enti) |
dall'approvazione del Programma | |
1.3. Creazione di 10 ecocentri per il conferimento, il recupero, la rivendita e la selezione dei rifiuti ingombranti |
Comune AMIAT |
dall'approvazione del Programma | |
1.4. Promozione dell'uso di stoviglie pluriuso in feste e manifestazioni |
Comune AMIAT Società di servizio |
dall'approvazione del Programma | |
1.5. Promozione del compostaggio domestico in collina |
AMIAT Comune |
dal 1999 | |
1.6. Campagne di educazione ambientale |
Comune Comitato agenda 21 AMIAT Provveditorato agli studi |
dall'approvazione del Programma | |
b. AZIONI INDIRETTE | |||
1.7. Consultazione con le associazioni di categoria e di utenti per promuovere prodotti e forme di distri buzione che generino meno rifiuti o rifiuti più facili da trattare |
Comune (Provincia Regione) AMIAT Associazioni di categoria Osserva-torio |
dall'approvazione del Programma | |
1. RIDUZIONE | 1.8. Formazione degli addetti alla raccolta e promozione di una maggiore comunicazione diretta |
AMIAT |
dal 1999 |
1.9. Campagne di comunicazione per dissuadere dall'uso di prodotti che generano rifiuti problematici |
Comune AMIAT Società di comuni- cazione |
al 1999 | |
1.10. Promozione di un club di città impegnate nell'elaborazione di proposte per la riduzione dei rifiuti |
Comune Comitato Agenda 21 |
dal 1999 | |
2. RACCOLTA DIFFERENZIATA 50 % |
2.1. Campagna di informazione degli utenti sull'andamento della RD e la destinazione delle frazioni raccolte |
Comune AMIAT Società di comunicazione |
dall'approvazione del Programma |
2.2. Campagna di comunicazio-ne mirata e negoziazione sulle modalità di conferimento per categorie specifiche di utenti |
Comune AMIAT |
dal 1999 | |
2.3. Estensione della RD a tutto il territorio cittadino
- con eventuale revisione del Regolamento di Polizia Urbana |
AMIAT Comune coop. sociali |
in corso - fino al 2003 |
|
Creazione di 10 ecocentri (vedi azione 1.3.) | |||
3. VALORIZ-
ZAZIONE DELLE
FRAZIONI
RICICLABILI/ RIUTILIZZABILI |
3.1. Supporto alle imprese che riciclano frazioni di RSU o che utilizzano materiali riciclati |
Comune (Provincia Regione) AMIAT CCIAA Associazioni di categoria |
dal 1999 |
3.2. Promozione dell'utilizzo agronomico del compost di qualità |
Consorzio compostatori AMIAT Università |
in corso da potenziare |
|
3.3. Promozione di attività e di imprese nel campo del recupero dei beni durevoli |
Comune (Provincia Regione) AMIAT Envipark CCIAA Associazioni di categoria |
dall'approvazione del Programma | |
Creazione di 10 ecocentri (vedi azione 1.3.) | |||
3.4. Creazione di un nuovo impianto di macinazione e selezione inerti e promozione commerciale delle frazioni prodotte |
AMIAT Comune Provincia Regione Eventuali soci privati |
dall'approvazione del Programma | |
3.5. Promozione dell'utilizzo della FOS in programmi di ripristino ambientale |
Comune Provincia Regione AMIAT imprese del settore |
dal 1999 | |
3. VALORIZ-
ZAZIONE DELLE
FRAZIONI
RICICLABILI/ RIUTILIZZABILI (copia) |
3.6. Individuazione e realizzazione delle soluzioni per il recupero dei fanghi APS o per il loro smaltimento diverso dalla discarica |
APS AMIAT Comune Provincia (altri) |
in corso |
3.7. Individuazione e accordi di programma con possibili utilizzatori di CDR |
AMIAT Comune Provincia Società utilizzatrici |
dal 1999 all'attivazione del termo- valorizzatore | |
4. REALIZZA- ZIONE IMPIANTI PER CICLO INTEGRATO | 4.1. Completamento impianto di compostaggio di Borgaro | AMIAT | entro il 1999 |
4.2. Progettazione realizzazione e gestione del secondo impianto di compostaggio |
AMIAT altri consorzi |
dal 1999 | |
4.3. Attivazione Publirec per trattamento RSAU |
AMIAT altri soci |
dal 1999 | |
4.4. Costruzione e attivazione impianto inertizzazione RUP | AMIAT | dal 1999 | |
4.5. Progettazione, costruzione e gestione 2 impianti di selezione e stabilizzazione RSU talquale | AMIAT | dall'approvazione del Programma | |
Costruzione impianto triturazione inerti (vedi azione 3.4.) | |||
Soluzioni per fanghi di depurazione APS (vedi azione 3.6.) | |||
4.6. Dimensionamento, localizzazio-ne, negoziazione, progettazione, realizzazione e attivazione nuova discarica |
Provincia
Comune altri Comuni AMIAT altri consorzi |
dall'approvazione del Programma al 2003 | |
4.7. Dimensionamento, progettazio-ne, localizzazione, negoziazione, costruzione e gestione termovalo-rizzatore del CDR |
Provincia Comune altri Comuni AMIAT altri consorzi |
dal 1999 | |
5. NEGOZIA- ZIONE SOCIALE |
51. Creazione di un Osservatorio
Comunale (o Provinciale) sui
Rifiuti per discutere: . stato di attuazione del Programma . metodiche di conferimento e raccolta (vedi azione 1.7.) . politiche tariffarie (idem) . localizzazione impianti . promozione di nuove attività e politiche del lavoro legate alla gestione dei rifiuti (vedi azioni 3.1., 3.3., 3.5.) . politiche generali di contenimento della produzione di rifiuti (vedi azione 1.10 |
Provincia Comune CCIAA AMIAT Associazioni di categoria 00 SS Provveditorato agli studi Associazioni ambientaliste e di utenti altri Comuni e consorzi |
dall'approvazione
del Programma |
5. NEGOZIA-
ZIONE SOCIALE
(segue) |
5.2. Rilevazione periodica della soddisfazione degli utenti |
AMIAT Associazioni consumatori coop. sociali |
in corso |
6. TARIFFAZIO- NE E INCENTI- VAZIONE | 6.1. Definizione delle nuove tariffe sulla base del Decreto Ministeriale sul metodo normalizzato |
Comune AMIAT |
in corso - entro il 1999 |
6.2. Revisione del sistema di riscossione e azioni di recupero dell'evasione |
Comune AMIAT |
dal 1999 | |
Introduzione di un bonus e di un marchio di qualità per singole categorie di operatori economici (vedi azione 1.1.) | |||
6.3. Introduzione di un premio collettivo sulla base della partecipazione alla RD per grandi aree |
Comune AMIAT |
dal 1999 | |
6.4. Sperimentazione di una misurazione della produzione di rifiuti per nucleo familiare | AMIAT | dal 2000 | |
6.3. Tariffa commisurata alla produzione di rifiuti da parte delle singole utenze | AMIAT |
dopo il 2003 |
|
7. RECUPERO EFFICIENZA | 7.1. Messa a punto di un sistema completo di contabilità industriale | AMIAT |
entro il 1998 |
7.2. Presentazione di un piano di riorganizzazione della raccolta funzionale agli obiettivi di RD fissati | AMIAT | prima metà del 999 | |
7.3. Messa a punto di un piano di recupero dell'efficienza sulle attività di raccolta | AMIAT | idem |