H05ZSU01

Amece Baity

rivolto a

  • scuole secondarie di secondo grado
  • adatto a utenti con disabilità motoria con apporto del docente di sostegno ed attività inclusive

obiettivi

Si propone un laboratorio di antropologia per riflettere sulle tematiche quali ‘differenza/somiglianza’, ‘incontro con l’Altro’, ‘appartenenza/identità’, ‘luogo’, e ‘tradizione’. L’obiettivo del laboratorio è quello di creare spazi inclusivi dove riconoscersi nell’Altro, ed allontanarsi dalla percezione dell’alterità come semplice ‘opposizione/negazione’. I partecipanti ed il personale del laboratorio assieme produrranno elaborazioni di cosa vuol dire ‘sentirsi a casa’, riflettendo sui luoghi e le tradizioni, e il loro continuo e normale cambiamento.

contenuto del percorso

Attività laboratoriale

– Un momento di introduzione all’antropologia, in cui si rifletterà sui concetti centrali di questo laboratorio attraverso momenti interattivi, che serviranno per scardinare gli stereotipi legati a tali concetti: – Cosa vuol dire appartenenza per voi? Cosa è un luogo? Si useranno mappe concettuali alla lavagna per visualizzare questi concetti. I concetti saranno presentati in relazione all’età dei partecipanti. Si rifletterà sulle molte dimensioni che possono generare una sensazione di alterità, che passano per l’appartenenza etnica/culturale, a quella generazionale, di genere, linguistica, religiosa.
– Saranno presenti attività ludiche quali:
“Immersione”: Il gruppo viene diviso in due parti, gli/le ‘antropologi/he’ e i/le‘ ‘nativi/e’. I primi usciranno per un periodo dalla stanza, mentre i secondi decideranno le regole sociali e organizzazione sociale del loro gruppo. Al momento del loro rientro, gli/le ‘antropologi/he’ dovranno cercare di capire l’organizzazione sociale di questo gruppo, il perché dei diversi comportamenti che il gruppo nativo condurrà, senza però poter comunicare direttamente perché non conosceranno la lingua del gruppo. Lo scopo di questo gioco è di creare un iniziale senso di estraneazione, tipico dell’incontro antropologico, e poi, quando le regole saranno scoperte/svelate, di ravvicinamento.
“Esplorazioni Etnografiche”: Si tratta di un semplice gioco basato su un RPG da tavolo (Parsely) che simula i primi giochi per computer (si pensi a Zork, qui esempio del gioco https://www.youtube.com/watch?v=mWNgQdybISA ). Questi primi giochi per computer descrivevano tipicamente uno spazio e la programmazione limitata permetteva ai giocatori di interagire con quello spazio in modi limitati, usando una “sintassi” limitata (come la chiamavamo allora): “aprire una porta”, “raccogliere un oggetto”, “inventario”. In questo gioco da tavolo, le persone si alterneranno nel descrivere uno spazio che tutti hanno vissuto (per esempio la scuola, o una certa parte del quartiere) nello stile di questi primi giochi per computer.
A. Tutti giocano insieme, collaborando alla descrizione.
B. Una persona deve prendere appunti sull'”inventario”.
C. Ogni persona deve descrivere una stanza (o uno spazio) e ogni stanza deve avere due oggetti e almeno un’altra porta. Inoltre, le stanze possono richiedere l’uso di un oggetto.
D. Le stanze saranno basate sulle esperienze vissute in quegli spazi o situazioni.
E. Gli oggetti devono anche riflettere elementi comuni di quello spazio.
F. Quando il gruppo prende o scarta gli oggetti, qualcuno deve aggiornare il proprio inventario.
G. Dopo che l’ultima persona ha descritto la propria stanza, il gruppo deve pensare a cosa potrebbe fare con gli oggetti raccolti.
Di solito questo gioco interattivo porta a delle riflessioni critiche sugli spazi che vengono percorsi assieme.
– Infine per l’ultimo incontro, si chiederà ai partecipanti di portare all’ultimo incontro un oggetto o una loro produzione (e.g. foto, disegno etc.) che gli esprima un senso di alterità (per esempio, se si lavorerà con le classi della scuola primaria, si chiederà un oggetto o un disegno; se si lavorerà assieme a ragazzi/e più grandi con i cellulari, si potrà anche lavorare con i le foto). Gli oggetti saranno esibiti in forma anonima nell’ultimo incontro: le foto saranno inviate nei giorni precedenti ai responsabili che li stamperanno, mentre gli altri oggetti saranno posti in una scatola prima di entrare in classe per poi essere esibiti dai responsabili all’inizio della lezione. L’anonimità può garantire un dialogo più libero sugli oggetti, e le sensazioni che provocano nei partecipanti. Chi vorrà potrà ovviamente discutere apertamente del proprio oggetto.
NB: se vi sarà la possibilità di fare foto, nell’incontro precedente, si dedicherà un momento per riflettere sull’importanza di ‘scattare le foto’ con rispetto.

L’utilizzo dei giochi per riflettere è una metodologia che è molto utilizzata nelle scuole primarie ma che con l’avanzare degli anni degli studenti è sempre meno utilizzata, sebbene sia molto benefica e crei delle interazioni molto dirette fra i partecipanti. È la tipologia di metodologia che si vuole utilizzare in questo laboratorio.

costi

4€ a partecipante a incontro

calendario

4 incontri da 2 ore

sede attività

presso la scuola richiedente

referente organizzativo

Elisabetta Lotito
tel: 328 218 7468

Martina Bertinetti
tel: 329 598 5206

amece.laboratori@gmail.com
https://amece.eu/