ORDINE DEL GIORNO

Approvato dal Consiglio Comunale in data 2 novembre 1998

 

OGGETTO: SITUAZIONE IN KOSOVO E INCRIMINAZIONE DEL PRESIDENTE SERBO SLOBODAN MILOSEVIC DA PARTE DEL TRIBUNALE INTERNAZIONALE DELL'AIA.

 

"Il Consiglio Comunale di Torino,

viste le risoluzioni del Parlamento Europeo sulla situazione in Kosovo, in particolare quella dell'8 ottobre 1998, alla quale il presente documento si rifà in gran parte,

viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU del 23 settembre 1998 (S/RES/1 199 (1998), 1E ottobre 1998 (S/RES/1 201 (1998)) e 6 ottobre 1998,

A. esprimendo la sua più viva preoccupazione per le continue e crescenti violazioni dei diritti umani più elementari, il processo di epurazione etnica e gli atti di aggressione della più sconcertante brutalità commessi dalle forze iugoslave contro la popolazione civile del Kosovo, che hanno fatto numerose vittime tra i civili,

B. profondamente scosso per la scoperta di varie fosse comuni in cui è sepolto un gran numero di civili, tra cui donne e bambini, vittime della brutalità delle forze di sicurezza serbe,

C. profondamente preoccupato per la catastrofe umana causata dalla strategia della terra bruciata messa in atto dall'esercito della Repubblica federale in Jugoslavia, che ha provocato massicce distruzioni, spesso di interi villaggi, lasciando moltissimi dei 230.000 profughi privi di un posto sicuro cui far ritorno in Kosovo,

D. considerando che il governo iugoslavo ha deliberatamente sabotato gli sforzi internazionali compiuti per assistere i profughi fornendo alimenti e medicinali e che le sofferenze di questa gente peggioreranno con l'arrivo dell'inverno,

E. sottolineando ancora una volta che le azioni delle autorità serbe costituiscono anche una minaccia gravissima per la pace, la sicurezza e la stabilità dell'intera regione,

F. considerando che l'esercito e le forze paramilitari e di polizia della Serbia continuano le loro aggressioni nei confronti della popolazione albanese del Kosovo e che, nonostante le promesse del contrario, sono stati di recente massacrati numerosi civili di etnia albanese e si è proceduto ad inficiare deliberatamente gli sforzi internazionali volti ad assistere i profughi mediante la fornitura di cibo e medicine,

G. sottolineando ancora una volta che solo la cessazione definitiva di tutte le azioni condotte dalle forze di sicurezza serbe che colpiscono la popolazione civile e il ritiro delle unità di sicurezza serbe, seguiti dall'avvio di un dialogo onnicomprensivo e costruttivo, senza condizioni pregiudiziali e con un coinvolgimento internazionale sul futuro del Kosovo, rappresentano l'unico modo accettabile per risolvere il conflitto in tale regione,

H. sottolineando che occorre adottare tutte le misure necessarie per bloccare questo processo di epurazione etnica, di aggressione brutale contro la popolazione civile, di destabilizzazione da parte del regime di Belgrado e che l'Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero svolgere un ruolo attivo nell'ambito di tali azioni,

I. sottolineando ancora una volta l'esigenza di un accesso libero e illimitato delle organizzazioni umanitarie internazionali, quali ad esempio l'UNHCR e il CICR, nel Kosovo,

L. considerando che, fin dalla sua ascesa al potere nel 1988, Slobodan Milosevic ha fondato il proprio regime su una politica di oppressione e di annullamento delle libertà del popolo serbo oltre che di violenza, di aggressione e di tentato annientamento delle altre nazionalità presenti nell'ex-Jugoslavia, occupazione militare delle province "autonome" del Kosovo e della Vojvodina, tentativo di aggressione nei confronti della Slovenia, occupazione di un terzo del territorio della Croazia, aggressione alla Bosnia-Erzegovina, sostegno indiretto ma determinante alle forze paramilitari serbo-bosniache durante la guerra in Bosnia, dal 1992 al 1995, adesso, di nuovo, il Kosovo...

M. prendendo atto che il pubblico ministero del Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia ha espresso l'opinione che la situazione nel Kosovo rappresenta un conflitto armato che rientra nel mandato del tribunale stesso;

1) condanna con la massima risolutezza la politica di brutale aggressione e di pulizia etnica condotta dalle forze di sicurezza serbe contro la popolazione civile del Kosovo e invita il

governo di Belgrado a porre immediatamente fine a tutte le azioni delle forze di sicurezza serbe che coinvolgono la popolazione civile e a ritirare le unità di sicurezza serbe;

2) sollecita il Consiglio d'Europa e i suoi Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per bloccare la brutale aggressione del regime di Belgrado contro la popolazione civile del Kosovo;

3) sostiene i preparativi per un eventuale intervento militare nel quadro della NATO su mandato dell'ONU, sia al fine di proteggere la popolazione del Kosovo che di impedire un'estensione del conflitto ai paesi limitrofi;

4) chiede una libertà di movimento illimitata per i rappresentanti delle organizzazioni di aiuto e le organizzazioni internazionali competenti, al fine di poter verificare il rispetto degli accordi conclusi e la portata della catastrofe dei profughi;

5) invita il Governo italiano a fornire tutti i necessari aiuti umanitari alle vittime della violenza nel Kosovo e a quanti hanno cercato di sfuggirvi allontanandosi da tale regione, a non restituire i rifugiati e i richiedenti asilo qualora non fosse possibile garantirne la protezione;

6) raccomanda al Presidente e al primo Giudice istruttore del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia di indagare sulle accuse di crimini contro l'umanità e crimini di guerra lanciate nei confronti di Milosevic;

7) sollecita il Governo italiano a dare piena e concreta attuazione alla legge 14 febbraio 1994, n. 120 (Disposizioni in materia di cooperazione con il Tribunale internazionale competente per gravi violazioni del diritto umanitario commesse nei territori della ex Jugoslavia);

8) incarica il suo Presidente di trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente e al primo Giudice istruttore del Tribunale dell'Aja, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero degli Esteri, alla Commissione Europea, all'ambasciata di Roma della Repubblica Federale di Jugoslavia;

9) esprime la propria solidarietà ad Emma Bonino per le minacce ricevute in relazione al suo impegno in difesa dei diritti umani nell'ex Jugoslavia e nel Kosovo."