Prefazione
Questo
volume inaugura, con una veste editoriale rinnovata,
il filone di approfondimento della Collana "Atti
consiliari. Serie storica", che intende focalizzare
senza limiti temporali l’intreccio di "Fatti
Luoghi Arte", ovvero l’interrelazione tra momenti
significativi della vita cittadina, ambiti, ambienti
ed esiti artistici.
Il
tema prescelto per il primo libro di questo terzo settore,
diciassettesimo volume della collana, è particolarmente
interessante per il coinvolgimento delle istituzioni torinesi
pubbliche e private, religiose e laiche, determinato nel 1835
da un’emergenza senza precedenti nella storia di Torino. In
quell’anno il cholera-morbus , male subdolo e inarrestabile
che rievocava il terrore antico della peste, dilagato rapidamente
dall’Asia nella civilissima Europa seminando la morte, approdò
a Torino. La Città mise in atto misure igieniche e
sanitarie studiate con largo anticipo, istituì, non
senza il contributo volontario degli esponenti dell’aristocrazia,
una fitta rete assistenziale, allertò l’intero corpo
medico e stabilì luoghi di "cura", o piuttosto
di isolamento, onde limitare gli esiti letali della "misteriosa
contagione". Deliberò, inoltre, un voto pubblico,
ricordato dal bel quadro presente nella Sala Rossa del Palazzo
di Città, alla Vergine Consolata, eletta ab antiquo
patrona di Torino, che volle presentare in forma solenne ai
piedi dell’icona taumaturgica custodita nel Santuario, luogo
caro ai cittadini e meta secolare di pellegrinaggio del popolo
dei devoti.
Dal
24 agosto alla prima decade di dicembre le statistiche ufficiali
contarono nella capitale del Regno Sardo 349 casi di contagio
e 220 decessi: numeri esigui se confrontati ad esempio con
i 5974 casi di colera, di cui 3219 mortali, accertati a Genova.
L’Amministrazione
torinese, che aveva svolto un’opera saggia ed efficiente,
grata per il patrocinio celeste eseguì prontamente
il voto, di cui è giunta a noi una testimonianza visibile
e concreta: la colonna con la statua della Madonna innalzata
ad Ovest del Santuario, primo in assoluto tra i monumenti
eretti a Torino in spazi pubblici.
La
realizzazione di questo arredo urbano testimone di fede pose
problemi artistici, architettonici e urbanistici. Quattro
artisti ruotarono intorno all’iniziativa dell’Amministrazione:
un architetto lombardo, Ferdinando Caronesi, uno scultore
torinese, Giuseppe Bogliani, un pittore, Amedeo Augero, e
un medaglista, Gaspare Galeazzi, entrambi della provincia
torinese. Seguirli nella loro carriera e nel lavoro per il
monumento ha significato operare un affondo nella cultura
artistica della nostra città nei primi anni di regno
di Carlo Alberto, tra docenti e allievi di accademia, commitenze
private e pubbliche, mostre personali, esposizioni, dibattiti.
Si sono così precisati i rapporti che Torino intratteneva
con le città italiane di più illustre tradizione
artistica, quali Roma e Milano. Si sono inoltre visti al lavoro
con efficacia manageriale i colti aristocratici subalpini
incaricati della realizzazione del voto in dialettica collaborazione
– non priva di qualche tratto autoritario – con l’architetto
progettista.
La
lettura della cospicua documentazione d’archivio ha evidenziato
in ogni ambito un esemplare costume di lavoro, sia da parte
dei titolari dell’Amministrazione sia da parte del funzionariato,
di cui constatiamo ammirati la competenza, l’attenzione e
la vigile difesa degli interessi pubblici. Le memorie scritte
e iconografiche hanno consentito alle Autrici di tracciare
percorsi inediti ricchi di suggestioni, con approfondimenti
su molteplici aspetti: dall’igiene alla medicina, dall’arte
alla rappresentazione della religiosità.
Da
ultimo da un lato cito con riconoscenza Monsignor Franco Peradotto,
Rettore del Santuario della Consolata, ma anche giornalista
e soprattutto uomo di cultura per le belle pagine introduttive
in cui alita un bisogno di soprannaturale, che può
essere una delle chiavi interpretative di parte di questo
libro, dall’altro faccio un plauso, di cuore, a Rosanna Roccia
e Rosanna Maggio Serra per averci condotto, con maestria e
competenza, lungo l’affascinante percorso di scoperta di una
Torino della prima metà dell’Ottocento, una Torino
che affrontò la terribile emergenza con determinazione,
fiducia nel prossimo e formidabile spirito di coesione, sapendo
esprimere i caratteri propri di una vera comunità.
Torino,
dicembre 2003
Mauro
M. Marino
Presidente del Consiglio Comunale di Torino