La cascina Airale è situata in via Zanella; deve il suo toponimo al termine ajra o aia e le sue origini sono antecedenti all’acquisto del duca Emanuele Filiberto nel 1567 e comprendeva il ristretto dell’Ayralle col suo ricetto medioevale. Il bene è stato proprietà della Real Casa localizzato nell’area del Regio Parco e nel 1790 venne censito e rilevato dall’architetto Amedeo Grossi come “cascina con grosso edificio di S.S.R.M. sita alla destra della strada del Regio Parco dirimpetto alla Verdina”. Secondo le mappe del Catasto Gatti del 1820 non subì trasformazioni ma venne denominata “L’Airale, Cascina Vachetta”, composta da case rustiche, casi da terra (depositi di attrezzi e prodotti agricoli), vivaio, prati, campi e orti; nel 1829 parte dei terreni vennero ceduti alla Città di Torino per la realizzazione del campo santo; nel 1840, secondo quanto scritto sui rilievi del Rabbini, continuò ad essere in possesso dell’avvocato Ernesto Vacchetta, proprietario del Palazzo del Gerbido e marito di una delle figlie di Vittorio di Sant’Albino. Negli ultimi due secoli l’Airale ha mantenuto inalterata la struttura senza sostanziali modifiche all’originaria conformazione e nel Novecento è sopravvissuta al progetto di abbattimento per costruire un porto fluviale sul Po. Dal 1978, in seguito all’esproprio degli ultimi proprietari, è diventata di proprietà comunale in previsione della realizzazione del parco della Colletta benché dichiarata inagibile. Nonostante tutto sino al 1982 ha ospitato una famiglia di agricoltori con il loro gregge. Purtroppo oggi si presenta come un imponente edificio rurale slegato dal contesto ambientale urbano e in completo stato di abbandono. Durante la campagna “Salvalarte” del 1997 Legambiente ha inserito l’edificio nella lista dei monumenti appartenenti al patrimonio storico artistico “minore” che dovrebbero essere sottoposti a tutela e ha proposto di trasformarlo in un centro di educazione ambientale rivolto all’infanzia (notizie tratte da MuseoTorino). Cascina Airale è ridotta ad un rudere: sono state murate le porte ed è diventata luogo di ritrovo di spacciatori e prostitute. Sarebbe molto interessante restituirla alla cittadinanza; è una struttura situata di periferia ma vicina al centro in un contesto verde. Il Comune dovrebbe pensare al recupero dell’immobile attraverso un progetto sostenibile con un bando ad hoc e verificare le eventuali manifestazioni di interesse nel rispetto del contesto; sarebbe importante per eliminare il degrado che circonda l’area e renderlo un punto di riferimento del parco.
Pino Iannò