Con l’approvazione delle delibere predisposte dalla Giunta comunale relative al Bilancio preventivo 2022 e al Documento Unico di Programmazione inizia un nuovo corso economico e finanziario per la città. Grazie al fondo straordinario messo a disposizione dal governo che porterà a Torino 1 miliardo di euro nei prossimi 20 anni, è stato evitato il dissesto e sono state garantite risorse aggiuntive per la spesa corrente, ossia per beni e servizi. Insieme alla ricontrattualizzazione dei mutui e soprattutto ai fondi che arriveranno dall’Europa, Torino avrà a disposizione risorse come non accadeva da anni. Possiamo parlare di un mini Piano Marshall per la città per raggiungere I due principali obiettivi della ripartenza economica e della ricucitura sociale, a fronte del quale sarà però fondamentale esprimere forti progettualità capaci di intervenire in aree di sofferenza o di sottorappresentazione sociale. La situazione attuale è quella di una città duramente provata da più cicli di crisi economica e, oggi, dalla crisi pandemica, che hanno scavato profonde sacche di disagio, aumentato sensibilmente i tassi di povertà e di incertezza economica e acuito le disuguaglianze anche a livello territoriale, con aree periferiche (soprattutto in Torino nord) marcatamente più colpite di altre.
Tra di esse, è riemerso il problema della disparità tra i generi che si è tradotto in un incremento più marcato della disoccupazione femminile nell’arco della pandemia. La crisi non è solo economica, è anche crisi di fiducia e di adesione civica: nelle elezioni amministrative di ottobre 2021 l’astensionismo ha raggiunto proporzioni mai registrate in precedenza e meno di un/a cittadino/a elettore/rice su due ha mostrato interesse per la formazione del governo della città. Occorre dunque rimettere la cittadinanza e la persona al centro, con una visione che, oltre che sui servizi propriamente sociali e assistenziali, investa sulle forme della partecipazione civica e dell’ascolto della cittadinanza, veri veicoli di sostenibilità nel tempo per le politiche cittadine.
Rimettere al centro i “diritti” di cittadinanza, in altre parole, significa anche investire in progetti di capacitazione della cittadinanza, di cui una città provata com’è oggi Torino ha reale e urgente bisogno. Data l’estrema rapidità imposta ai processi progettuali e realizzativi delle azioni finanziate, sarà quindi necessario non correre il rischio dì mancare l’occasione di una reale attivazione di processi di cittadinanza, del coinvolgimento attivo dei territori, dell’attivazione di nuove prassi nella comunicazione con i cittadini. Fondamentale sarà dunque attivare modalità di ascolto e di partecipazione, monitorare e sostenere quelle esistenti, sostenere i processi di inclusione.
A fronte della crisi in atto ci sembra il primo passo visibile verso un modello che mi piace definire di una “Città della cura”, dove per “cura” si intenda relazione, percepibile, attiva e reciproca, che è il contrario della distanza. Oltre al risanamento finanziario sarà dunque necessario rendere Torino una “Città-che-cura”, e che “accoglie”. Perché una città che sa accogliere e curare è anche una città più attrattiva e competitiva. Lavoriamo quindi per una nuova stagione di Torino in cui si sappia attivare una collaborazione attiva tra istituzioni e organizzazioni sociali, non soltanto con i soggetti aggregati (associazionismo, terzo settore, imprese) ma anche con i singoli cittadini. Se sapremo fare anche questo riusciremo a fare di Torino la città inclusiva, plurale, sostenibile, europea per cui noi tutte e tutti ci siamo impegnati e che vogliamo consegnare alle generazioni future.
Elena Apollonio
(Vicecapogruppo Lista Civica per Torino)