L’elemento principale di criticità che ho riscontrato nel DUP riguarda le scelte, anzi le NON scelte, che emergono nella distribuzione delle risorse e dall’indirizzo complessivo del documento. Manca una visione chiara e definita della città: io ancora non ho capito quale sarà la Torino del 2021, dopo 5 anni di governo a trazione 5 stelle.
Non si ravvisano nel bilancio azioni concrete di sostegno al reddito e di superamento delle diseguaglianze. A livello di tariffe ad esempio è stata indistintamente aumentata la TARI, senza mantenere le detrazioni che pure esistevano per le famiglie in difficoltà (sino a 70.000 famiglie negli anni scorsi) e per le associazioni che svolgono un’azione fondamentale nel supporto alle fasce più deboli. Si è invece preferito favorire una specifica categoria, quella dei mercatali, peraltro senza intervenire adeguatamente sul controllo delle morosità. Inoltre si è data una vera e propria stangata al parcheggio per residenti, quasi che non possedere un garage di proprietà (costano ormai come un mini alloggio) sia una colpa: parcheggiare sotto casa costerà tra 45 e i 180 euro l’anno, mentre chi entra nella ZTL per lavoro pagherà il doppio.
Dopo anni sono stati tagliati in maniera significativa i contributi alle scuole paritarie, che svolgono un’importante funzione sussidiaria a quella comunale nella fascia d’età 0-6 anni, garantendo accesso a famiglie che diversamente non riuscirebbero ad iscrivere i propri figli alle materne.
Sono stati apportati tagli pesanti alla cultura (5,8 milioni di Euro), penalizzando un settore che deve costituire invece un asse trainante per il futuro di Torino nella sua fase post-industriale e nella sua capacità di attrarre investimenti.
Mancano infine proposte realmente innovative per creare opportunità di sviluppo e di lavoro, prevedendo trasformazioni territoriali con il coinvolgimento di attori sia pubblici che privati. Il settore edile non è considerato strategico, mentre può avere ricadute positive su tutto il sistema economico: è stato annunciato un Piano di opere pubbliche da 170 milioni di Euro ma non se n’è più saputo nulla.
Il bilancio preventivo chiude a 1.593 milioni di Euro, 90 in meno dell’assestato del 2016. Diminuiscono le entrate e, conseguentemente, diminuisce la possibilità di spesa. Ma in questi primi 10 mesi di attività non si è vista una capacità progettuale da parte della Giunta: sono state unicamente portate avanti proposte presentate dalla precedente amministrazione, spesso contro la volontà della stessa maggioranza (vedi l’area commerciale Westinghouse o il progetto di Zoom per il parco Michelotti).
La debolezza del bilancio finanziario
Il collegio dei Revisori dei Conti ha approvato il bilancio finanziario esprimendo ben 14 punti di riserva e 4 prescrizioni; si tratta di un organo indipendente eletto per sorteggio, che ha il compito di valutare il documento finanziario proposto dalla Giunta. Insomma, una rimandatura a settembre.
In particolare i revisori hanno puntano il dito sull’utilizzo importante di entrate “una tantum” di cui non è certa la riscossione: le multe (109 milioni, 7 in più del preventivo 2016) e gli oneri di urbanizzazione (42 milioni, 18 in più del 2016).
“Il bilancio – scrivono i revisori nella loro relazione – pur riducendo le spese correnti, ha previsto la loro copertura con entrate a carattere straordinario, contrariamente a quanto suggerito dalla Corte dei Conti”.
Una cifra così alta per i proventi delle operazioni immobiliari porterà necessariamente ad incentivare la proliferazione di supermercati di media e grande distribuzione, a scapito degli esercizi commerciali di vicinato, nonostante quello che il M5S ha sbandierato in campagna elettorale.
Nel loro lavoro i revisori hanno poi individuato dei debiti che non erano stati evidenziati, chiedendo quindi di iscriverli come “debiti fuori bilancio”. Si tratta di 5 milioni da restituire con gli interessi alla società Ream, l’immobiliare delle fondazioni bancarie piemontesi, come rimborso della della caparra versata per l’operazione Westinghouse, dopo che il Comune ha ceduto l’area ad un’altra società, la Amteco&Maiora, insieme ai diritti di costruzione di un nuovo centro congressi e di un ipermercato Esselunga.
Oltre a questi mancano 29 milioni che la città deve pagare ad InfraTo (la società che gestisce la metropolitana) per i mutui contratti: si tratta di debiti pregressi, il cui pagamento era stato rimandato dalla città a partire dal 2014.
Come sarà possibile recuperare questi 35 milioni lo vedremo nei mesi a seguire, l’amministrazione può inserirli quest’anno a bilancio e ha poi tre anni per pagarli: la via più semplice è quella di accendere un mutuo, ricorrendo a strumenti che aumenteranno il livello di indebitamento anziché ridurlo, con conseguenze che inevitabilmente si riflettono sui cittadini.
Per tutti questi motivi mi sono astenuto in aula dal voto di approvazione.