La storia di Torino è intrinsecamente legata a quella del Po e dei suoi affluenti, che hanno giocato un ruolo fondamentale per l’economia e la vita quotidiana dei suoi abitanti sino alla metà dell’Ottocento (dalla pesca ai mulini, dalle lavandaie alla balneazione).
Negli anni ’90 un progetto chiamato “Torino città d’acque” definiva un Piano con lo scopo di riqualificare i fiumi torinesi connettendoli alla rete delle aree verdi: è importante riprendere quei concetti anche alla luce dei cambiamenti climatici che hanno determinato negli anni recenti un intensificarsi dei fenomeni estremi, fattore che richiede di considerare la gestione dei corsi d’acqua con un approccio integrato che ne valuti tutti gli aspetti.
Pensiamo a quanto è successo ancora 2 anni fa, nel 2016, con il disormeggio di Valentina e Valentino o l’esondazione nell’area del Fioccardo.
I fiumi sono per Torino un’occasione straordinaria sotto il profilo ambientale, sociale, sportivo, turistico e di salubrità. Per questo motivo la loro gestione deve essere concertata coinvolgendo tutti i soggetti, istituzionali e non, che a diverso titolo sono parti direttamente interessate nella loro pianificazione, tutela e fruizione.
In questi anni la normativa europea (cfr. direttiva 2000/60/CE) ha istituzionalizzato il principio della partecipazione pubblica dei portatori di interesse al processo di pianificazione, individuando metodologie di coinvolgimento.
Ho quindi presentato la mozione “Istituzione di un tavolo di lavoro per la gestione e la fruizione del fiume Po nel tratto cittadino“, perché il tema venga affrontato rapidamente coinvolgendo tutti i soggetti interessati, adottando gli strumenti a disposizione, quali i finanziamenti regionali e l’adesione al Manifesto per il Po, e definendo un modello di governo delle politiche che riguardano la gestione del fiume nel tratto cittadino.
Francesco Tresso