“Non ho potuto fare a meno di sottolineare la sua grande capacità di realizzare il presente pensando al futuro, cioè non facendosi prendere da una girandola fenomenologica- emergenziale… Si trattava e ancora oggi, seppur tra mille difficoltà, si tratta del sistema scolastico del Comune di Torino, dei suoi nidi, delle sue scuole materne, dei suoi laboratori e dei suoi centri di documentazione, dei suoi Centri Educativi Speciali, del suo sistema motivazionale e formativo delle educatrici e delle insegnanti… Si tratta di prendere atto di una applicazione teorico metodologica e pratica che non si è limitata a qualche vetrina narcisistica da poter ostentare come esempio di buona prassi in qualche scuola torinese più all’avanguardia; al contrario, ancora oggi si tratta di nutrire orgoglio verso un sistema complesso che, negli anni a livello cittadino, è stato in grado di strutturare e mettere in atto un sistema di qualità, portandola sino nelle periferie più degradate della nostra città“. Così scrive Francesco Garzone, curatore del saggio “Walter Ferrarotti, pedagogista della biodiversità”; Walter Ferrarotti direttore pedagogico del Comune di Torino.
L’orgoglio di un sistema complesso e l’energia intellettuale e sperimentale hanno un avversario più potente delle sofferenze economiche: la mediocrità.
Quella che viviamo. In nome del sistema formativo integrato, il Comune di Torino ha deciso l’auto riduzione, intimando con un atto di Giunta di limitare le iscrizioni a favore di scuole statali di prossimità, cosi spacciando per integrazione la scomparsa progressiva di una componente (la scuola per l’infanzia comunale) che, nelle intenzioni del Consiglio a maggioranza 5stelle, potrà contenersi nel 25% del sistema, quanto le scuole paritarie convenzionate.
A nulla sono valse le reazioni delle famiglie che pure vantavano la libera scelta educativa verso un modello pedagogico.
A nulla sono servite le obiezioni delle organizzazioni sindacali, preoccupate delle riduzioni e dei trasferimenti di insegnanti, in parte precari, su cui la comunità aveva investito e delle cui competenze si era avvalsa.
A nulla sono serviti gli atti delle opposizioni per richiedere sospensione e ripensamento sulla chiusura di sezioni municipali.
Una maggioranza e un assessore che rinunciano a immaginare il futuro e stentano a interpretare le emergenze hanno scelto il primato dei numeri (il calo demografico), della “razionalizzazione” delle risorse umane (il costo del turnover e la elevata età media dei dipendenti), dei bilanci (il piano di rientro); il tutto in un fumus di modernità, il sistema formativo integrato, di cui ci si definisce registi, prima ancora di dichiarare e condividere obiettivi e processi. È difficile immaginare il futuro se non si rivendicano e non si aggiornano i caratteri originali del proprio capitale di cultura e di pratiche, ma la mediocrità uccide l’immaginazione.
Eleonora Artesio