In Consiglio Comunale è stata approvata la mozione riguardante il “software libero”. Con questo termine non vogliamo intendere qualcosa di “gratuito”, ma qualcosa che sia libero di essere riusato, migliorato, ridistribuito a piacimento.
L’ adozione del software libero risponde all’interesse pubblico sotto molti aspetti: apporta dei benefici in termini economici, permette di l’indipendenza del software dall’hardware, e poi si può riusare tra pubbliche amministrazioni, assicurando l’interoperabilità dei sistemi informativi, anche mutualizzandone i costi.
In tal senso ricordiamo che il Codice dell’Amministrazione Digitale da precise indicazioni in merito all’adozione del software libero.
Volendo fare un esempio in tal senso un servizio o un software può essere sviluppato su spinta dell’amministrazione di Torino in collaborazione con quella di Verona o di Salerno, suddividendone i costi di sviluppo e mantenimento. Proprio la spesa del mantenimento potrebbe ricadere su imprese locali, sviluppando quindi un’economia di prossimità e conseguente nuovo indotto; infatti come afferma il prof. Moretti “Per ogni posto altamente qualificato se ne generano non meno di 3 nelle attività e nei servizi collegati”.
Ma il risparmio riguarda anche l’interscambialità di dati tra pubbliche amministrazioni: il software libero usa formati aperti che possono essere letto, aggiornati e redistribuiti in modo semplice ed efficace, anche verso la cittadinanza; i dipendenti di amministrazioni diverse tra loro quindi possono utilizzare gli stessi sistemi, software e formati dati, potendo parlare una lingua comune.
“Questi strumenti e i dati aperti- commenta il consigliere Federico Mensio – favoriscono la partecipazione e la crescita socio culturale dei cittadini, anche in termini collaborativi; il regolamento dei beni comuni della città prevede come “Beni comuni urbani: i beni, materiali, immateriali e digitali, che i cittadini e l’Amministrazione riconoscono essere funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali della persona, al benessere individuale e collettivo, all’interesse delle generazioni future, per garantirne e migliorarne la fruizione collettiva e condividere con l’Amministrazione la responsabilità della loro cura, gestione condivisa o rigenerazione;”.
La mozione riguarda anche la proprietà dei sistemi e dei dati e la sicurezza, infatti è noto che molte grandi aziende private concedono l’utilizzo gratuito di loro sistemi o servizi, ma per far ciò utilizzano i dati degli utenti privati per generare i loro profitti.
Quando un cittadino decide di privarsi di una sua “libertà” per utilizzare un software o un servizio, lo fa in modo più o meno consapevole, ma è una sua scelta personale.
“Nel caso della Pubblica Amministrazione le operazioni informatiche sono eseguite per conto delle persone, in particolare quando si trattano i dati, anche sensibili. L’ente pubblico non dovrebbe affidare a terzi la propria attività digitale, senza poter avere la certezza di esercitare un controllo sull’intero processo. L’attività computazionale del Comune deve quindi essere trasparente, controllabile e sicura, per servire i cittadini e proteggere i loro dati” aggiunge il consigliere Federico Mensio.
Conclude affermando che: “Torino ha competenze e capacità per diventare il polo dello sviluppo sociale del software e dei sistemi liberi e aperti e può essere la città motore di una “nuova” rivoluzione digitale che metta l’uomo ed il bene comune al centro. Siamo convinti che in tal senso potrà proporsi per lo sviluppo economico digitale legato al software libero, in Italia e anche in Europa, creando un ecosistema che può portare nuova occupazione e crescita culturale ed economica”
L’assessora Pisano ha accolto favorevolmente la mozione, riconoscendone l’importanza delle indicazioni politiche che ne stanno alla base. Si è quindi data disponibile per costituire il tavolo tra amministrazione, associazioni, enti ed esperti, che possano sviluppare le piattaforme, come FirstLife o basate su Openstack.