Grillo non è più il “padrone”, ma la Città paga un prezzo altissimo per l’incompetenza
Chi semina vento raccoglie tempesta, dice un adagio popolare. E a Torino i Cinquestelle hanno seminato il vento del radicalismo e dell’estremismo, ma la tempesta provoca danni e i cocci toccano a Torino e ai torinesi.
Il M5s si è spaccato in modo netto al punto che oggi è saltato il Consiglio comunale per mancanza del numero legale.
Da tempi non sospetti avevo sollecitato il sindaco Appendino a imboccare una svolta coraggiosa e a sottrarsi all’ingessatura imbarazzante dell’ideologia grillina, dando vita a una giunta aperta alle energie civiche e alle forze migliori della società torinese. Come si dice, però: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!
Il risultato è sotto i nostri occhi e si manifesta nelle macerie politiche in cui la giunta grillina ha ridotto Torino.
Dopo aver a lungo oscillato, lasciando spazio a tutte le posizioni, da quelle più ragionevoli a quelle più radicali e ideologizzate, ecco che al momento di assumere le decisioni importanti sulla presentazione della candidatura di Torino per le Olimpiadi invernali del 2026, il gruppo consigliare di M5s si è spaccato in modo fragoroso.
Il rischio a tutti evidente è che l’indebolimento della giunta diventi un ostacolo insormontabile per sostenere la candidatura di Torino.
Il silenzio del sindaco è comprensibile, ma non è giustificabile. L’unico dato politico positivo di questa vicenda è la fine della morsa messa da Grillo agli eletti M5s: il comico non è più il padrone del partito, almeno a Torino. Ma il prezzo di questa svolta sarà tutto a carico dei torinesi.
Se le cose stanno così a Torino, sarà bene che le forze politiche riflettano in modo approfondito sulle velleità grilline di guidare il governo della Nazione.
Osvaldo Napoli