La Quarta Commissione consiliare ha programmato una serie di audizioni sull’atto aziendale che sostanzia la nascita di una unica Asl cittadina.
Gli accorpamenti o fusioni di aziende sanitarie non sono atti organizzativi, tanto meno burocratici; hanno tempi medio lunghi per uniformare procedure e centralizzare gestioni, ma soprattutto dovrebbero tendere a innalzare i livelli di erogazione delle prestazioni, ad esempio adottando le migliori pratiche in essere. Non è questo, o almeno non lo è ancora, quel che accade.
È diffusa, da parte dei soggetti auditi, la preoccupazione per la insufficiente concertazione da parte di Asl e di Regione. Soprattutto sembrano mancare i presupposti credibili per la realizzazione del modello di assistenza territoriale. La organizzazione in associazione dei medici di medicina generale, anche al fine di realizzare la continuità assistenziale dei malati cronici e di sviluppare programmi per la prevenzione, manca a oggi dei necessari accordi di categoria e di modelli condivisi.
La previsione delle Case della Salute, anche come prospettiva di riconversione di presidi sanitari dismessi, ad esempio Valdese, si ispira a modelli attivi in altre Regioni e presenti in parti del Piemonte, ma manca una analisi sulla funzionalità in un centro urbano e sulle relazioni con le prestazioni esistenti nei distretti sanitari.
Soprattutto non rintracciamo nell’atto aziendale i protagonisti del sistema, ovvero le persone per le quali ci si riorganizza, al fine di meglio tutelare la salute: grandi assenti i malati cronici non autosufficienti e i disabili gravissimi per le cui cure residenziali e domiciliari il Comune di Torino concorre in ambito sociosanitario. Eppure, ancorché richiesti, non riceviamo dall’Asl i dati sulle liste di attesa per gli inserimenti in RSA e per gli assegni di cura; conosciamo dai racconti di vita vissuta e dalle denunce delle associazioni la drammaticità della situazione.
Le parole, ancorché obbligate dal lessico ufficiale, hanno un valore simbolico: dove occorrerebbe una proiezione sul futuro si compie, invece, un atto; dove occorrerebbe una visione politica e sociale si enfatizza quella aziendale.
Asl unica cittadina: un atto aziendale senz’anima
Eleonora Artesio