È passato un anno, i torinesi si rendono conto che è stato un anno perso. Le scuse dell’Appendino non vanno solo per piazza San Carlo, ma devono ricomprendere il fallimento del primo anno di amministrazione grillina. Le carenze di piazza San Carlo, unite alle promesse elettorali che non potevano essere mantenute, fanno sì che il bilancio del primo anno non è positivo. Le scuse devono essere più ampie e di carattere politico.
Apprezzo il sindaco Appendino, la ritengo all’altezza di raccogliere le sfide a condizione che sappia trovare la giusta misura politica. Negli ultimi giorni, nella situazione negativa che si è creata, la vedo molto più determinata, forse ha preso coscienza che la città ha bisogno di una leadership forte e il sindaco deve rendersi conto che non può fare diversamente. L’annunciato rimpasto, che avevo proposto 10 giorni fa, è un primo passo, anche se limitato perché nel rimpasto avrebbe dovuto coinvolgere di più la società civile. Il problema vero è che deve essere il sindaco a dare la linea, a guidare, e agire in modo tale da favorire una dialettica positiva e costruttiva tra le forze politiche. Davanti ad una squadra che non è all’altezza, il sindaco deve prendere le misure con un metro nuovo e diverso. È un discorso che accomuna tutte le giunte grilline: alimentano aspettative smisurate e poi non dispongono il personale politico per trovare le risposte adeguate.
Appendino, bene le scuse, ma serve cambio passo
Osvaldo Napoli