E’ un monumento piuttosto anomalo fra i tanti che contraddistinguono la nostra città. Chi vive a Torino, ad esempio, non ci presta troppa attenzione e lo cita raramente fra quelli più rappresentativi. E nemmeno i turisti che capitano nei suoi pressi rimangono troppo incuriositi. E’ l’arco che rappresenta una delle porte d’accesso, fra le meno conosciute, al Parco del Valentino, certo la meno visibile. Con affaccio su corso Vittorio Emanuele II, asse di scorrimento ad alta intensità di traffico, il Monumento all’Artigliere d’Italia, conosciuto anche come Arco monumentale all’Arma di artiglieria o più semplicemente Arco del Valentino è un’opera realizzata su progetto dello scultore Pietro Canonica. Inaugurata il 15 giugno del 1930, giorno della festa dell’Artiglieria che ricorda anche la battaglia del Piave, in ritardo di due anni sul cronoprogramma originale previsto per coincidere con l’esposizione internazionale di Torino, per festeggiare il decennale della vittoria di Vittorio Veneto e per i cento anni dalla nascita del principe Emanuele Filiberto. Per chi non lo ricordasse, sui quattro lati esterni dell’arco sono stati realizzati quattro rilievi con la funzione di esaltare le specialità dell’Arma dell’epoca: artiglieria da campagna, artiglieria da montagna, artiglieria da fortezza e bombardieri, al centro è stata invece posta una statua dedicata a Santa Barbara, patrona degli artificieri. Una storia poco conosciuta che la presidente della commissione Cultura Lorenza Patriarca ha voluto portare all’attenzione del Consiglio comunale presentando, questa mattina, una mozione firmata da Nadia Conticelli, che chiede di valorizzare la storia del monumento, installando un pannello informativo turistico dotato di QRcode e schede informative a richiesta. Alla riunione di questa mattina ha partecipato anche una delegazione della sezione torinese dell’Associazione nazionale Artiglieri d’Italia (ANARTI) che ha dichiarato la disponibilità dell’associazione a partecipare all’iniziativa.
Marcello Longhin