Martedì prossimo, 20 ottobre, la legge contro misoginia e omolesbobitransfobia approderà alla Camera dei Deputati, iniziando il percorso che dovrebbe portarne all’approvazione. Un percorso irto di ostacoli, visto che i suoi oppositori hanno presentato 800 emendamenti – più due pregiudiziali di incostituzionalità – in quanto a loro avviso la suddetta legge limiterebbe la libertà di espressione e sarebbe in ogni caso superflua. Una valutazione, questa, contestata dai sostenitori di quella che è comunemente definita “legge Zan”, ma che rappresenta la sintesi, redatta dal parlamentare Alessandro Zan, di varie proposte formulate da suoi colleghi e colleghe – in stretto contatto con l’associazionismo LGBTQI+ – di aree politiche diverse, se pur riconducibili alla maggioranza di governo: Ivan Scalfarotto, Mario Perantoni, Laura Boldrini (già presidente della Camera) e Alessandra Maiorino.
Sono state queste ultime a prendere parte alla videoconferenza che, presieduta da Cinzia Carlevaris, ha riunto la commissione Pari opportunità, la Conferenza dei capigruppo e la commissione contro intolleranza e razzismo. La senatrice Maiorino e la deputata Laura Boldrini hanno raccontato come l’esigenza di una legge che non solo agisca sul codice penale, introducendo specifiche aggravanti, ma che metta le fondamenta di un cambiamento culturale complessivo.
Perché la bolla d’odio che rischia di avvolgere il Paese, in questo caso l’odio verso le donne e verso chi rivendica le proprie scelte in fatto d’identità di genere ed orientamento sessuale, dev’essere fatta scoppiare. Punendo gli autori di aggressioni e insulti, educando i giovani al rispetto di tutti e tutte, sostenendo concretamente le vittime di violenze e discriminazioni.
Nel caso della misoginia, hanno sottolineato le parlamentari intervenute, è impressionante come insulti sessisti ed incitazioni allo stupro siano ormai entrati a far parte del linguaggio che caratterizza lo scontro politico, mentre una misoginia strisciante avvolge le donne che arrivano a posizioni di responsabilità, termometro di una persistente incapacità di valutarle con i criteri oggettivi usati nei confronti dei maschi in analoghi ruoli.
D’altra parte, nonostante il progressivo allargamento dei diritti civili, persistono i casi di violenze fisiche e discriminazioni verso gay, lesbiche, transgender, bisessuali…
La legge proposta dal deputato Zan e da loro stesse, hanno voluto specificare Boldrini e Maiorino, non impedirà a nessuno di essere contro le “adozioni gay” o contro le unioni fra persone dello stesso genere, si limiterà a punire opinioni e azioni tossiche, discriminatorie, che come la Storia avrebbe dovuto insegnare, sono generatrici di violenza.
Perché il rapporto tra identità di genere, espressione di genere, orientamento sessuale sarà pure complesso da capire e da spiegare (uno spunto offerto, nel corso della riunione, da Valeria Roberti del Centro Risorse LGBT, presente alla riunione con altri esponenti dell’associazionismo come Alessandro Battaglia) ma, in ogni caso, il diritto di ogni essere umano ad essere rispettato e a vivere liberamente le proprie scelte, in un Paese civile va promosso e tutelato. E questo è meno difficile da spiegare e da capire. Un impegno che, come emerso dagli interventi di alcune consigliere (Cinzia Carlevaris, Viviana Ferrero, Chiara Foglietta e Maria Grazia Grippo) e dell’assessore Marco Giusta, è anche della Città di Torino.
Claudio Raffaelli