Le carceri sono un mondo a parte. Prospettiva temuta per sé stessi, troppo spesso auspicata con cruda faciloneria per altrui. Una bolla sospesa dove vivono, anche per molti anni, uomini e donne, compresi ragazzi e ragazze. Non sempre sono colpevoli, basti pensare ai detenuti in attesa di processo. E in ogni caso, restano persone con dei diritti, anche laddove colpevoli, anche di crimini gravi. Persone alle quali non un generico “buonismo”, ma la stessa la Costituzione della Repubblica promette nero su bianco, da settant’anni,un percorso non soltanto di pena ma di redenzione e di nuove opportunità al termine della pena. Tra riforme effettuate o proposte rimaste nei cassetti, la situazione carceraria italiana continua ad essere caratterizzata da luci e ombre.
A fare un po’ di differenza, certamente solo in parte, possono talvolta essere piccoli ma incisivi progetti che dalla società riescono a filtrare all’interno dell’universo carcerario, non di rado trovando una sponda interessata e partecipe da parte di direzioni e personale delle strutture penitenziarie. La Città di Torino ci prova a fare la sua parte, con l’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà . La Garante, Monica Cristina Gallo, con i suoi collaboratori e collaboratrici, dall’ufficio al piano terreno di Palazzo Civico interviene direttamente sulle istituzioni carcerarie torinesi (la casa circondariale “Lorusso e Cutugno” – più conosciuta come carcere delle Vallette – e l’istituto per minori “Ferrante Aporti”) ma si occupa anche di selezionare e sostenere iniziative promosse da associazioni che operano in questo delicato ambito. Questa settimana, la Garante ha incontrato i promotori di due progetti sostenuti dal suo ufficio, destinati rispettivamente al carcere e al “Ferrante Aporti”. In quest’ultimo caso, si tratta di un laboratorio teatrale per i detenuti minorenni, promosso dall’Associazione culturale “Terra Terra” e diretto dall’attrice e autrice Elena Ruzzo. Laboratorio atipico, poiché funzionale non alla realizzazione di una recita dal palco, bensì alla produzione di un radiodramma da trasmettere su webradio e all’occorrenza riproducibile su compact disk.
Di maggiore articolazione si presenta il progetto in fase di avvio presso la casa circondariale “Lorusso e Cutugno” basato sulla mediazione culturale. Gli stranieri rappresentano una quota variabile della popolazione carceraria, oggi intorno al 40% e le difficoltà linguistiche, unitamente alle differenze culturali, non facilitano i rapporti con gli altri detenuti, i legali, il personale di custodia o gli operatori socio-assistenziali. In questo caso, la Città di Torino, tramite l’Ufficio della Garante, ha scelto di sostenere il progetto dell’Associazione multietnica dei mediatori culturali (AMMI). Il progetto si articolerà per dodici mesi su varie attività, dall’attivazione di uno sportello informativo interculturale sino a corsi di formazione per il personale carcerario. Non mancheranno, ha spiegato per l’AMMI il rappresentante legale Blenti Shehaj nella sua presentazione alla Garante, eventi culturali come il concerto del Coro Moro, formato da giovani africani di vari Paesi ed ormai di una certa notorietà, e momenti di dialogo interreligioso. Anche lo stesso Ufficio della Garante potrà avvalersi della collaborazione dei mediatori culturali dell’AMMI.
Claudio Raffaelli