La sorgente del Po in secca non si ricorda a memoria d’uomo. Il più lungo fiume d’Italia, a Torino, vicino ai minimi storici in questo mese di ottobre non si era mai visto. Ma sotto la Mole non si parli di emergenza idrica. E’ quanto sostengono i vertici di Smat intervenuti nel corso della riunione della commissione Ambiente, presieduta da Federico Mensio, convocata proprio per fare il punto sulla condizione idrica dell’area torinese, caratterizzata da una scarsità di pioggia difficili da riscontrare in questa prima parte di autunno, nella storia del clima della nostra regione.
Il quadro è stato delineato, oltre che Paolo Romano e da Marco Ranieri, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Smat, anche dai responsabili di Arpa Piemonte e Ato3.
La situazione di emergenza riguarda semmai i comuni montani che possono contare solo sull’approvvigionamento di 935 sorgenti, molte delle quali, in questo periodo, in secca. Sono 13 al momento i Comuni riforniti da autobotti (Almese, Caprie, Castellamonte, Chiesanuova, Corio, Giaveno, Lanzo, Pratiglione, Rocca Canavese, Sparone, Val della Torre, Valgioie Villar Dora) mentre 35 sono in stato di massima allerta. Con le autobotti sono stati effettuati 346 interventi che hanno permesso di integrare i serbatoi alimentati da fonti montane.
Torino, grazie al sistema di lagunaggio che consente di attingere acqua “stoccata” in due bacini rispettivamente da due e 5 milioni di metri cubi, non ha incontrato particolari criticità.
Molte le domande da parte dei consiglieri, in relazione soprattutto alle perdite d’acqua lungo la rete.
Smat ammette perdite per il 24,7% in Torino e 28 nei Comuni esterni. Nel nord d’Italia le perdite ammontano al 26%, al centro al 46 e al sud al 45.
L’obiettivo, sottolinea Romano, è di arrivare a contenerle tra il 22 e il 23%, al di sotto quindi del 25% che sarà prossimamente introdotto come limite. A tale proposito, Ranieri ha evidenziato come queste si riscontrino non lungo le tubature di grossa portata dell’acquedotto che può contare, al pari di un oleodotto, di pressione regolare, ma lungo la complessa rete idrica di giunti di saracinesche e di livelli di pressione diversi che spingono l’acqua nelle case dei cittadini.
Federico D’Agostino