Sindacati autonomi: nuovi mercati, infrastrutture e un fronte comune per nuove politiche industriali nel torinese

Vent'anni fa, la catena di montaggio della Grande Punto, a Mirafiori. ©massimo pinca

Se l’Ires, nella precedente riunione della commissione Lavoro, aveva tracciato un quadro della situazione occupazionale e produttiva in Regione e nel capoluogo piemontese, oggi è toccato ai sindacati Ugl, Consal e Assoquadri esprimere il proprio punto di vista rispetto alle prospettive industriali della città alla stessa Commissione, riunita sotto la presidenza di Pierino Crema.

L’Ugl, attraverso le parole di Silvia Marchetti, ha sottolineato la necessità di cercare insieme di dare risposte, evidenziando come le avvisaglie della crisi risalgano già al 2019, riportando il dato secondo il quale il 40% delle imprese manufatturiere ha ridotto produzione e ricavi. Gli stessi supermercati alimentari hanno ridotto le vendite, ha evidenziato, rimarcando la necessità di puntare su settori di eccellenza, di intensificare le relazioni con il mercato estero e di investire sulle infrastrutture. Sullo sfondo ancora una volta la situazione Stellantis per la quale, ha sostenuto Marchetti, la transizione ecologica sta avvenendo in modo troppo veloce con l’azienda impegnata più a inseguire un percorso che a costruirlo. Secondo Antonio Alfiero (Confsal) è faticoso per i sindacati trovare interlocutori che facciano progetti a lungo termine. Con riferimento al continuo ricorso alla cassa integrazione, ha affermato che oggi non bastano più misure tampone ma occorrono politiche per attirare investitori.

Fabrizio Amante di Assoquadri, con riferimento a Stellantis, ha ribadito che finché non sarà proposto un nuovo modello continuerà la cassa integrazione sostenendo che la transizione ecologica detta tempi non compatibili con i processi industriali e come, anche l’introduzione di un eventuale nuovo modello, necessiterebbe di un tre anni per l’avvio della produzione.

Al termine degli interventi dei sindacati, l’intervento dei consiglieri. Secondo Pierlucio Firrao (Torino Bellissima) occorre parlare con i vertici delle aziende perché si impegnino a dare prospettive. Giuseppe Catizone (Lega) ritiene necessario mantenere nel territorio le persone che qui vengono formate, evitando di ricorrere solo il settore dell’auto. Secondo Silvio Viale (+Europa), l’automotive richiede interventi di politiche nazionali, a partire dalle infrastrutture mentre Emanuele Busconi (Sinistra Ecologista), sullo stesso argomento ritiene accelerare il processo di transizione ecologica investendo sui nuovi ingegneri che si sono formati su queste tecnologie. Infine Pietro Tuttolomondo (PD) concordando sulla necessità di un piano nazionale infrastrutturale che possa dar vita a nuove professioni, ritiene necessario investire sulla infrastrutturazione della pubblica amministrazione, dagli ospedali, alla manutenzione dei ponti e della rete stradale.

Federico D’Agostino