I colossali Buddha afghani di Bamyan sono morti, sgretolati dall’esplosivo dei Talibani, così come sono morte le fastose vestigia di Palmyra, devastata dall’Isis dopo averne fatto macabro anfiteatro di esecuzioni. Ma anche la bella Cartagine fu assassinata dalla vittoria romana, con tanto di spargimento di sale sulle rovine, e le chiese gotiche tedesche incenerite dai raid aerei degli Alleati, e le preziose icone bizantine distrutte nella Costantinopoli caduta in mani ottomane… un elenco che potrebbe risultare interminabile, lista di veri e propri assassinii, metaforici ma neppure troppo. La distruzione del patrimonio culturale attraversa millenni di storia umana, è sfregio al nemico e tentativo di cancellarne, assassinarne il ricordo stesso. Con mazze ferrate o esplosivi ad alto potenziale, la logica è sempre stata la stessa. Particolarmente interessante appare, a questo proposito, la mostra Anche le statue muoiono. Conflitto e patrimonio tra antico e contemporaneo, presentata oggi al Museo Egizio (nella foto sotto). L’iniziativa ha anche la particolarità di suddividersi in varie sedi espositive torinesi, dal già citato Museo Egizio alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, fino al Salone delle Guardi Svizzere dei Musei Reali.
Tutte le sedi espositive apriranno i battenti della mostra domani, venerdì 9 marzo. La parte esposta al Museo Egizio sarà visitabile fino al 9 settembre, quella presso la Fondazione Sandretto sino al 29 maggio e fino al 3 giugno ai Musei Reali. Una riflessione visiva, quella offerta dalla mostra, sui temi della distruzione e del saccheggio, sul potere delle immagini come strumento del potere e, ultimo ma non meno importante, sul ruolo dei musei, custodi, difensori e talvolta predatori (si pensi alle collezioni d’arte ed ai reperti prelevati coattamente dalle colonie) di arte e memoria collettiva. L’esposizione, realizzata in collaborazione col Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino, spazia dall’arte assira e romana sino alla fotografia contemporanea e fa parte del programma dell’Anno Europeo del Patrimonio 2018.