Il 25 marzo del 1993 è una data significativa per il nostro Paese. Il giorno in cui, grazie alla Legge 81, sono cambiate le modalità per l’elezione del sindaco, che diventa diretta, e del Consiglio comunale. Un passaggio epocale verso una maggiore governabilità e stabilità della amministrazioni locali e, contemporaneamente, uno dei provvedimenti più efficaci nel processo di avvicinamento dei cittadini alle istituzioni.
Nelle grandi città come nei comuni più piccoli. La legge ha creato i presupposti per rendere determinante il ruolo delle assemblee elettive che, in questo contesto, hanno assunto un ruolo decisivo per il rafforzamento della democrazia in ambito locale. A poco più di trent’anni dall’entrata in vigore della Legge, ci si interroga, però, sulle sue prospettive future e sulle criticità palesate nel corso di questo lasso di tempo. Tematiche che la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia grippo ha deciso di approfondire organizzando un dibattito, svoltosi ieri sera nell’ambito dei lavori della 41^ assemblea nazionale dell’ANCI, in corso all’interno dei padiglioni espositivi del Lingotto Fiere. Con la presidente, per i saluti istituzionali erano presenti il sindaco Stefano Lo Russo, Roberto Pella, sindaco di Valdengo, e Giulio Tantillo, presidente del Consiglio comunale di Palermo, fresco di nomina a coordinatore della Conferenza nazionale dei Consigli comunali dell’ANCI. A Vincenzo Antonelli, professore associato di Diritto amministrativo presso l’Università degli studi dell’Aquila, esperto in materia di autonomie locali, management e pubblica amministrazione, è invece toccato il compito di approfondire il tema della serata, con la relazione: “Quali sfide per le Assemblee locali”. Nel suo saluto introduttivo Grippo, nel rimarcare la necessità di aumentare gli spazi a disposizione del confronto fra i presidenti delle assemblee elettive, ha ricordato come la normativa varata oltre trent’anni or sono sia nata in un contesto di grave crisi del sistema politico italiano e nella cornice europea di integrazione avviata con il Trattato di Maastricht del 1992. Un contesto che chiedeva con forza il recupero di legittimazione da parte delle istituzioni, anche attraverso un consistente riavvicinamento ai cittadini. Prospettive che Grippo ritiene siano state esaudite dalla Legge 81, che ha dato nuovo slancio alle città e favorito la stabilità dei governi locali, prima mai così scontata. Ma la domanda che la presidente si pone è se il vantaggio di esecutivi più stabili sia avvenuto a svantaggio delle assemblee e, di conseguenza, a svantaggio della democrazia partecipativa. Vale la pena interrogarsi se nell’ambito più complesso della crisi dell’assemblearismo quello dei Consigli comunali ha specificità che meritano uno sforzo suppletivo di ragionamento. L’incontro di oggi porta con se la necessità di guardare avanti e darsi un impegno di prospettiva, raccogliendo gli spunti che emergeranno e farli diventare modifica dell’esistente. In questo senso, Grippo, concludendo il suo intervento ha proposto la creazione di Stati generali che si assumano la responsabilità di un ripensamento delle modalità di formazione e funzionamento delle nostre assemblee, anche in termini di omogeneità di lavoro. Affinché siano a tutti gli effetti il luogo delle scelte e delle decisioni.