Forse perché ha rappresentato un’oasi di normalità in mezzo alla tempesta, la raccolta differenziata durante il periodo della quarantena per l’emergenza Coronavirus, nella nostra città non ha subito flessioni. Uscire dalla propria abitazione, anche solo pochi minuti, per compiere un gesto apparentemente banale come quello di mettere un sacchetto di spazzatura o differenziata nell’apposito contenitore, sarà sembrato a molti torinesi un modo per considerare normnali giorni in realtà miolto particolari. La conferma del buon andamento della raccolta differenziata è stata segnalata, questo pomeriggio nel corso di una riunione della commissione #Ambiente in seduta congiunta con la commissione Servizi pubblici locali, dall’amministratore delegato di Amiat Gianluca Riu. I dati forniti da Riu dicono che nei primi quattro mesi del 2020 si sono raccolte 60.500 tonnellate di differenziata a fronte delle 61.200 dello stesso periodo del 2019. Un dato ancora più significativo se confrontato con quello dell’indifferenziata dove, invece, il saldo fra i due periodi racconta un meno 15%. Dalle 77 mila tonnellate raccolte nel primo quadrimestre dell’anno scorso si è passati ai alle 66 tonnellate di quest’anno. Numeri condizionati, ha affermato ancora Riu, dalla chiusura delle attività commerciali, dei mercati e della ristorazione nel periodo di lockdown e dalla quasi inesistente mobilità dei circa 200 mila pendolari che si riservano nel capoluogo quotidianamente nei giorni lavorativi. Nel corso dell’incontro, Riu ha fatto anche cenno alla situazione del “porta a porta”, precisando che finora ha raggiunto 668 mila torinesi e che l’obiettivo è quello di raggiungere i rimanenti 210mila nel corso dell’estate. In particolare, Cenisia è ormai pronta, i cassonetti condominiali sono stati consegnati prima dell’emergenza e devono solo essere rimossi i contenitori stradali. Appena le condizioni lo consentiranno verranno attivate le procedure necessarie. Così come, ha spiegato ancora Riu, nel corso dell’estate si profila la possibilità di dotare San Donato e le due “Spine” di isole ecologiche.
Marcello Longhin