Legatissimo a Torino, fine notista politico, grande conoscitore del mondo economico e sindacale, con una sensibilità sociale che lo ha accompagnato sin dall’adolescenza vissuta nel movimento scoutistico a Mirafiori Nord, Griseri ha firmato per quarant’anni un numero incalcolabile di articoli su testate prestigiose, iniziando dal Manifesto, fino ad approdare alla Repubblica e poi alla Stampa, della quale divenne vicedirettore. Tra la folla che gremiva la parrocchia dell’Ascensione, erano rappresentate idealmente tutte le fasi dell’esistenza di Paolo Griseri, a partire dai familiari e amici sino a coloro che avevano condiviso con lui l’esperienza dell’Agesci. E poi, il mondo del giornalismo, con direttori di testata e giornalisti di grande notorietà, Andrea Malaguti, Maurizio Molinari, Massimo Giannini, di oggi e di ieri con il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia, e la presidente dell’Associazione Stampa Subalpina, Silvia Garbarino.
L’ultimo saluto a Paolo Griseri, 40 anni di giornalismo per la città
La città ha dato l’ultimo saluto, questa mattina, a Paolo Griseri, uno dei cronisti più noti e apprezzati della nostra città, scomparso nei giorni scorsi a soli 67 anni.
E ancora, dapprima sul piazzale assolato e poi tra le pareti in cemento grigio della chiesa, rappresentanti delle istituzioni locali come il sindaco Stefano Lo Russo, la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo (ieri presente alla cerimonia laica svoltasi nel quartier generale di stampa e Repubblica, in via Lugaro) e il capogruppo Claudio Cerrato, gli assessori Chiavarino e Salerno, i senatori Giorgis, Laus e Rossomando, i presidenti di Circoscrizione Rolandi e Troise, esponenti della cultura come la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin, e ancora assessori o consiglieri del recente passato di Palazzo Civico, come gli ex vicesindaci Dealessandri e Tisi, nonché gli ex consiglieri Paolino, Crosetto, Galasso e Napoli. Più tanti altri e altre, confusi tra la folla.
Nel pomeriggio, il Consiglio comunale ha aperto la propria seduta generale con un momento di raccoglimento in onore della memoria di Paolo Griseri.
Così la presidente Grippo ha introdotto la commemorazione: “Sono stati celebrati questa mattina i funerali del giornalista Paolo Griseri, che ci ha lasciati giovedì all’età di 67 anni, la maggior parte dei quali trascorsi a raccogliere e raccontare le storie, i tormenti, le contraddizioni e le speranze del nostro Paese e della nostra città, la sua città, che in questi giorni di profondo dolore è accorsa a testimoniare una speciale vicinanza alla famiglia, in particolare la moglie e collega Stefania Aloia, il figlio Gabriele e la mamma Anna.
<<Ora vado a scrivere>> era la frase con cui si congedava da quasi ogni incontro e con cui chiudeva ogni singola telefonata, qualunque ora fosse, di qualunque giorno della settimana dacché negli anni Ottanta aveva iniziato a lavorare per Il Manifesto per poi diventare inviato di Repubblica e più di recente vicedirettore della Stampa.
Da tempo era considerato firma autorevole del giornalismo economico italiano, tra i massimi esperti della galassia Fiat prima e Stellantis poi, delle cui vicende ha dato conto, spesso per primo, in ogni particolare, attraverso centinaia di articoli tra cronache ed editoriali e anche attraverso qualche libro, ognuno dei quali con un taglio che saldamente teneva agganciata alla fabbrica la componente sociale, a partire da quella della porzione di territorio dove aveva vissuto da ragazzino, la Mirafiori della classe operaia e delle lotte, dove era maturato l’ideale di giustizia per cui Paolo ha davvero speso tutto il suo talento, la sua cocciutaggine, talvolta impossibile da scalfire, la sua energia inesauribile e un ottimismo intelligente, mai cieco, sempre invece coraggioso e generoso, come lui era, soprattutto nella relazione con gli altri.
La sua generosità soprattutto – ha concluso la presidente – mi piace pensare sia la ragione per la quale ieri pomeriggio, in una camera ardente gremita di amiche e amici, colleghe e colleghi, rappresentanti della politica, della cultura, delle istituzioni, dei sindacati e dell’editoria, intorno al suo feretro una pluralità di mondi quanto mai eterogenea ha saputo riconoscersi in una stessa dimensione di comunità, una dimensione che Paolo ha contribuito a costruire, con la sua scrittura, la sua capacità di analisi e il suo continuo creare occasioni di dialogo, ogni giorno della sua vita, semplicemente perché il plurale gli apparteneva e perché nel suo ideale di giustizia così doveva essere“.
(Claudio Raffaelli)