Tra i numerosi appuntamenti della VII edizione del Torino Crime Festival, quello svolto presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università è certamente stato uno dei più interessanti. Al tavolo dei relatori, infatti, di fronte a una platea sold out c’erano due grossi calibri della guerra contro la criminalità organizzata: Francesco Messina, già questore di Torino ma oggi direttore centrale dell’Anticrimine della Polizia di Stato e Antonio Basilicata, generale dell’Arma e vice direttore amministrativo della DIA, la Direzione Investigativa Antimafia. Al centro dell’incontro, l’analisi di quanto i sequestri preventivi e le confische dei patrimoni immobiliari e finanziari dei criminali, dai romani Casamonica agli esponenti della Ndrangheta, da tempo estesasi ben al di là della sua regione di origine, ma può riguardare anche realtà non di natura mafiosa. Particolare attenzione è rivolta anche alle operazioni finanziarie, con milioni di soggetti monitorati a livello centrale, nonché agli appalti pubblici, area di potenziale infiltrazione criminale per eccellenza. La sottrazione del patrimonio, è stato sottolineato, è funzionale, anzi necessaria allo sradicamento del criminale o dei criminali dal proprio territorio di influenza. Porgendo ai presenti il saluto della Città di Torino, in apertura dell’incontro la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo ha ricordato l’impegno del Comune e della Città metropolitana nel collaborare al reimpiego a fini sociali degli immobili confiscati alla criminalità. E’ stato il caso, ha specificato Grippo, della villetta di zona Aeronautica ora divenuta Centro ASL per le cure palliative o della recente acquisizione di alcuni appartamenti, uno dei quali già destinato a un progetto per giovani stranieri giunti in Italia come minori non accompagnati, oggi maggiorenni ma non ancora in condizioni di piena indipendenza.
Claudio Raffaelli