Sono il crocevia emozionale fra la popolazione carceraria e gli affetti che continuano a vivere la quotidianità fuori dalle mura. Le sale colloqui delle carceri sono il punto d’incontro, e a volte di scontro, fra due realtà che provano o devono continuare a convivere. Soprattutto famiglie che condividono in quegli spazi, brandelli di normalità. Per questo, la direzione della Casa circondariale di Torino ha deciso un’operazione di riqualificazione di questa parte della struttura, con l’intento di renderla più vivibile. Soprattutto alla parte in visita più fragile: i bambini. Ecco allora prendere forma il progetto sostenuto dalla Cassa delle Ammende ed elaborato dai detenuti iscritti ai corsi del Primo Liceo artistico di Torino, presentato questa mattina con una cerimonia di inaugurazione delle sale riqualificate alla quale ha partecipato la Garante detenuti del Comune di Torino, Monica Cristina Gallo. Il direttore del “Lorusso e Cutugno”, nel fare gli onori di casa, ha ricordato che l’intervento ha permesso di valorizzare la manodopera detenuta che lavora nella squadra di manutenzione interna della casa circondariale con la supervisione degli agenti della Polizia penitenziaria. L’intervento ha riguardato il riallestimento delle sale, la realizzazione di nuovi arredi, la coibentazione sonora e l’installazione di condizionatori d’aria. Monica Cristina Gallo, nel commentare l’iniziativa, ha sottolineato come “il miglioramento delle sale colloqui, inaugurate oggi, rappresenta un importante traguardo di dignità verso i familiari delle persone detenute. Un importante lavoro di progettazione partecipata. Ma chiediamo all’amministrazione penitenziaria un ulteriore sforzo verso chi deve, invece, recarsi all’Ospedale Molinette per la visita ai famigliari detenuti ricoverati al ‘repartino’. È necessario snellire la procedura di ingresso che, ad oggi, prevede un passaggio preliminare al Lorusso e Cutugno per richiedere l’autorizzazione. Una modalità evidentemente inadeguata, soprattutto per gli anziani e per coloro che arrivano da lontano. Deve essere semplificata per facilitare le relazioni anche durante il ricovero ospedaliero“.
Marcello Longhin