Per intraprendere la carriera di assistente sociale serve sicuramente una buona dose di passione e disponibilità verso gli altri che soffrono. Ma una ricerca dell’Ordine nazionale, presentata questa mattina in commissione Diritti e Pari opportunità dalla presidente regionale Barbara Rosina, ha segnalato un fenomeno nuovo e in aumento: il rischio di subire violenza, con cui devono confrontarsi gli assistenti sociali. La ricerca, condotta nel 2017 su un campione rappresentativo del 50% dei professionisti di questa disciplina su tutto il territorio nazionale (il 63% in Piemonte) sottolinea dati significativi. Chi svolge questo lavoro deve convivere con la paura: di subire danni fisici e psicologi, soprattutto, ma, anche la paura che vengano colpiti i propri cari o i propri beni. Dalla ricerca si scopre, infatti, che il 64% degli operatori del sociale ha assistito nel corso della propria carriera ad episodi di violenza verbale nei propri confronti o verso colleghi, il 28,4% descrive danni a beni o proprietà, il 20,7% ha assistito o subito episodi di aggressione fisica. Convivere con la paura, quindi: il 35,8% degli intervistati dichiara di avere temuto per la propria incolumità o quella dei propri cari, più volte nel corso della propria vita professionale. Operatori convinti, lo raccontano lo maggior parte degli intervistati, che le misure di prevenzione e controllo siano inadeguate, e che gli enti per cui lavorano non investano adeguatamente sulla formazione alla prevenzione e sulla sicurezza. “Dati tanto significativi quanto preoccupanti” sottolinea la presidente Marina Pollicino in chiusura di commissione. “Serve monitorare una situazione che riguarda da vicino questa Amministrazione. Abbiamo la responsabilità e il dovere – conclude Pollicino – di garantire ai dipendenti della Città di esprimere le proprie professionalità in sicurezza e nelle migliori condizioni lavorative possibili. Vale ovviamente per gli assistenti sociali, senza sottovalutare gli stessi rischi anche per altre categorie a rischio come gli insegnanti e tutti coloro che lavorano con il pubblico”.
Marcello Longhin