Come stanno gli alberi a Torino, città dotata di un patrimonio arboreo rilevante anche solo ricordando i circa centosettantamila esemplari che vivono tra noi, frutto dei forti investimenti dell’Amministrazione comunale dopo la seconda guerra mondiale? Un approfondimento di cui si è occupata la Commissione Ambiente coordinata da Claudio Cerrato che ha ascoltato stamane tecnici dell’Università di Torino e del settore del Verde pubblico comunale. Le criticità rilevanti sono due che unendosi si moltiplicano creando una situazione di particolare delicatezza. Il primo fattore è l’invasione di parassiti introdotti dall’uomo, spesso provenienti da altri continenti, che provocano malattie nelle piante; il secondo elemento è il cambiamento climatico. Ad esempio negli anni Cinquanta dagli Stati Uniti è arrivato il cancro colorato del platano. Più recente è il disseccamento del frassino, malattia che condiziona la progettazione di nuove alberate, come la grafiosi dell’olmo di origine fungina la cui recrudescenza è stata causata negli ultimi anni dai cambiamenti climatici nel vortice nefasto generato dalla potenziale gravità della malattia con l’aumento delle temperature. Del medesimo tenore sono il disseccamento del pino e il disseccamento del carpino bianco. Poi c’è il tema dell’instabilità dei nostri alberi causati da eventi meteorologici estremi (sono già 17 le allerte meteo registrate a Torino nel 2022) che provocano schianti pericolosi se solo pensiamo che la semplice caduta di un ramo può avere conseguenze fatali per l’uomo. È di pochi giorni fa il caso delle raffiche di vento che hanno superato i 110 km orari e sfiorato Torino ma che hanno provocato danni ingenti nella zona di Venaria e del parco regionale della Mandria. Non resta che orientarci, ha spiegato l’Università di Torino, alle piantumazioni delle specie più resistenti al nuovo clima. Avere più alberi significa mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Il nostro capitale arboreo dovrà trasformarsi avvicinandosi al concetto di forestazione urbana sviluppando aree verdi urbane e periurbane, per fare della natura sempre più una protagonista del nostro paesaggio.
Roberto Tartara