Alla presenza dell’assessora Sonia Schellino, si è svolta in mattinata l’audizione presso la commissione servizi sociali (presidente Antonio Iaria), di Utim, Angsa e Luce per l’autismo, associazioni di tutela delle persone con autismo. Hanno partecipato l’Asl città di Torino, con Orazio Pirro e Maria Baiona, neuropsichiatri infantili direttori di strutture complesse, Roberto Keller, psichiatra referente del centro pilota per i disturbi dello spettro autistico, e la direttrice della Divisione servizi sociali del Comune di Torino, Monica Lo Cascio.
Vincenzo Bozza, per Utim, Irene Demelas per Luce per l’autismo e Arianna Porzi per Angsa, hanno segnalato una carenza di strutture sul territorio torinese che obbliga le famiglie ad accettare inserimenti in località fuori città, anche a molti chilometri di distanza. La richiesta è di aumentare l’offerta sul territorio cittadino, per consentire alle famiglie di incontrare più facilmente i congiunti e a questi di usufruire delle strutture sanitarie della città e delle sue molteplici risorse.
A questo proposito altre preoccupazioni riguardano la qualità degli interventi, giudicata buona sotto il profilo assistenziale ma insufficiente dal punto di vista educativo e riabilitativo.
Le difficoltà maggiori verrebbero secondo i rappresentanti delle associazioni, non solo dall’ubicazione delle strutture ma dalla composizione eterogenea del gruppo degli ospiti e dal loro numero, eccessivo in rapporto alle dimensioni delle équipes ed alle esigenze di sviluppare progetti fortemente individualizzati.
Da Bozza un richiamo al necessario rispetto dei Livelli essenziali di assistenza stabiliti dalla Regione Piemonte, e al rispetto di norme vigenti e di sentenze, a fronte di interpretazioni dell’Isee penalizzanti per le famiglie e, ha affermato, non legittime.
Lo Cascio ha detto che sono in fase di valutazione circa 120 nuovi posti di accoglienza a carattere comunitario in Città. Un gruppo appartamento della fondazione Teda in via XX Settembre (12 posti) dovrebbe essere tra i primi a partire.
Iaria si è impegnato a valutare la possibilità di reperire nuovi spazi a Torino e sul territorio metropolitano per andare incontro alle richieste delle famiglie.
Roberto Keller ha spiegato che si sta cercando di trasformare le comunità in luoghi da cui partire per una vera riabilitazione e reinserimento. “Seguiamo oggi 430 persone – ha aggiunto – e per farlo stiamo cambiando le linee guida regionali introducendo nuovi parametri come quelli formativi del personale, condizione per permettere di ridurre l’uso di farmaci”.
Pirro ha sottolineato che a Torno non esistono liste d’attesa e che i progetti sono tutti personalizzati e mobilitano tutti gli strumenti disponibili in residenzialità, semi-residenzialità domiciliarità. “Ci stiamo concentrando su interventi precoci e diagnosi precoce in età prescolare che di norma avviene entro i primi tre anni”.
Secondo le associazioni invece, anche sotto il profilo del fabbisogno di residenzialità la situazione è critica.
Il dato fornito dall’Asl torinese (solo 14 persone in lista d’attesa, contro le quasi 1400 inserite in comunità o gruppi appartamento), sarebbe falsato dal grande numero di disabili ultracinquantenni, assistiti a domicilio o in semi-residenzialità, che molto presto, a causa dell’aumento delle loro patologie, dell’invecchiamento o del decesso dei congiunti che si occupano di loro, avranno bisogno di essere inseriti in strutture residenziali.
Silvio Lavalle