Un capitano di Marina moldavo che muore in un incidente sul lavoro, in un cantiere olimpico torinese. E’ la storia di Vitaliy Dorash, partito dalla Moldavia nel 1999 in cerca di un futuro che, nel suo Paese, era divenuto incerto anche per chi, come lui, lo aveva servito con onore.
Nella Torino preolimpica del 2004, piena di cantieri, aveva infine trovato un lavoro da operaio edile, vicino a casa, nell’allora in costruzione Villaggio Media: e ne era orgoglioso, aspettando anche con ansia l’evento olimpico alla cui realizzazione sentiva di contribuire. Lo racconta Olga, che nel 2004, con una figlia ancora piccola, si era vista strappare all’improvviso il suo Vitaliy da una trave cadutagli addosso da 40 metri d’altezza.
Il suo breve intervento è uno dei momenti più toccanti della breve ma intensa cerimonia che ha preceduto lo scoprimento della targa in memoria del lavoratore, collocata su una striscia di verde di fronte alla grande rotatoria dove confluiscono via Orvieto, corso Mortara e via Livorno. Una cerimonia che ha visto presenti, oltre ai familiari di Vitaliy e a diversi abitanti del quartiere, moldavi e italiani, le autorità cittadine, rappresentate dalla consigliera Eleonora Artesio, intervenuta a nome del Comune, e dal presidente della Circoscrizione 5, Marco Novello. Anche rappresentanti della Caritas e del Comitato Dora Spina 3 (i promotori dell’iniziativa in ricordo di Dorash) hanno preso la parola. Al di là del ricordo di Vitaliy, morto inseguendo un sogno che cominciava a realizzarsi, per sé e per la propria famiglia, la cerimonia ha visto anche risuonare l’indignazione per la piaga mai estirpata degli incidenti mortali sul lavoro. Quelle che, ha sottolineato nel suo intervento Eleonora Artesio, vengono chiamate morti “bianche”, quasi nessuno ne fosse responsabile, quasi fossero una conseguenza inevitabile di fatali circostanze.
E’ sbagliato definirle così, ha aggiunto Artesio, perché le responsabilità ci sono e vanno sempre cercate, perché è sempre possibile migliorare la sicurezza, alzando il livello di impegno in questo senso, a tutti i livelli. Dorash, ha proseguito la consigliera, rappresenta le tante persone hanno abbandonato la loro terra per cercare lavoro e portare qui il loro talento e le loro capacità.
Claudio Raffaelli