Oggi è di gran lunga il museo con la più importante collezione di reperti egizi al mondo, “dopo quello del Cairo” come impariamo fin dalla scuola elementare. Ma chissà se nel 1824, quando se ne formò il primo nucleo a partire da alcune migliaia di pezzi raccolti da Bernardino Drovetti (nel periodo in cui era stato console napoleonico in Egitto) e acquistati da Carlo Felice di Savoia, qualcuno immaginava un tale traguardo.
Da allora, tutto è cambiato nella storica sede di via Accademia delle Scienze, dove oggi le preziose antichità, moltiplicatesi nel corso di due secoli, trovano nella tecnologia contemporanea ulteriore valorizzazione e fascino.
La visita odierna del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del bicentenario, ha sancito ulteriormente un rilievo del Museo Egizio che va al di là di Torino e anche dell’Italia. Di fronte a un folto parterre di autorità (tra le quali il sindaco Stefano Lo Russo e la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, oltre al presidente della Regione Alberto Cirio) la presidente della Fondazione Museo Egizio, Evelina Christillin, e il direttore del Museo, Christian Greco, hanno ripercorso con giustificato orgoglio l’itinerario dell’Egizio in questi 200 anni, sottolineandone la funzione non solo culturale ma anche sociale e inclusiva. Anche la buona collaborazione scientifica con l’Egitto è stata ricordata. Il ministro della Cultura Alessandro Giuli, esprimendo il suo apprezzamento per il lavoro svolto dal duo Christillin-Greco, ha definito il museo un modello di gestione virtuosa tra pubblico e privato.
Per il bicentenario, il museo presenta una nuova sezione permanente incentrata sui materiali usati nell’antico Egitto. Altra novità, il nuovo allestimento della cappella rupestre di Ellesiya, risalente al XV secolo a.C. e donata nel 1966 all’Italia dall’allora presidente Nasser, in segno di gratitudine per il ruolo svolto dal nostro Paese nel salvataggio dei complessi monumentali reso necessario dalla realizzazione della diga di Assuan, nell’Alto Egitto. Particolarmente interessante è poi la nuova sistemazione scenografica – più aderente alla conformazione degli antichi templi egizi, dello statuario monumentale, che ha messo fine al sistema di illuminazione progettato nel 2006 da Dante Ferretti, il quale, è stato ricordato, inizialmente doveva essere limitato a pochi mesi ma è stato mantenuto per diciotto anni.
(Claudio Raffaelli)