Il Giorno della Memoria. Nel ricordo delle vittime, l’impegno nel presente e per il futuro

Giorno della Memoria: le autorità cittadine con Giovanni Frasca Pozzo, ex Alpino centenario, sopravvissuto all'internamento in un Lager nazista

La commemorazione ufficiale del Giorno della Memoria, in ricordo delle vittime dei campi di sterminio nazisti, si è svolta oggi nella Sala Rossa di Palazzo Civico.

Gli interventi della presidente Grippo e del sindaco Lo Russo hanno rispettivamente aperto e concluso la cerimonia

La consegna di alcune medaglie d’onore conferite dal presidente della Repubblica a cittadini italiani deportati o internati nei Lager (tra i quali il centenario Giovanni Frasca Pozzo, presente in aula) è stata preceduta, dopo una breve e intensa esibizione del Coro delle Voci Bianche del Teatro Regio,  dagli interventi delle autorità cittadine e dei rappresentanti della Comunità ebraica di Torino.

E’ stata la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo ad introdurre la cerimonia. Per la presidente, si tratta di celebrare la Giornata attraverso un ideale ponte tra le generazioni, la strada maestra per raggiungere una destinazione di crescita e di progresso che non sia solamente punto di passaggio, ma luogo dove fermarsi e dove restare. Grippo, citando poi Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare”, ha ribadito l’impegno della Città nel promuovere iniziative destinate a dare un contributo forte alla conoscenza. Eventi che concorrono a dare una prospettiva della memoria nel contesto presente.

Fabrizio Ricca

L’assessore regionale Fabrizio Ricca nel ricordare la brutalità con cui uomini e donne fecero della sopraffazione violenta il loro unico credo, le colpe del nazi-fascismo, le connivenze di chi finse di non vedere o giustificò quel massacro, ha spronato le istituzioni a farsi carico di promuovere una cultura dell’amicizia, della pace e della tolleranza, ad essere in prima linea nella formazione dei più giovani e nel presidiare il dibattito pubblico prestando attenzione a riconoscere dove si possa annidare l’odio. Per pronunciare un “mai più” sincero, che renda onore a una memoria che, su pagine oscure come queste, deve essere condivisa da tutti.

Il vicepresidente regionale e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione Daniele Valle ha registrato come ogni anno le istituzioni si siano mosse per informare e coinvolgere i giovani. Ma non basta. Il compito da assumere, ha sottolineato Valle, è quello di verificare cosa ancora manca per ricordare tutto quello che ha permesso diventasse possibile quell’abominio. Raccontando ai nostri giovani come sia stato possibile il verificarsi di quel dramma, forse saremo in grado di cogliere la sfida del ricordo e del non più ripetersi.

Il prefetto Cafagna

Il prefetto Donato G. Cafagna si è soffermato sull’importanza di questa Giornata, che impegna le coscienze nell’imperativo morale di ricordare. Conservare attraverso testimonianze, immagini, parole, la memoria di una tragedia immane, costata la vita a sei milioni di ebrei. Una Giornata che deve servire anche a tenere alta la guardia sul pericolo di dimenticare la lezione che ne deriva: all’origine della Shoah c’erano ragioni profonde che riguardavano l’odio antisemita, le ideologie di suprematismo razziale, una sottocultura che non riconosce la libertà di religione, di opinione politica e di orientamento sessuale.

Anna Segre

Anna Segre, vicepresidente della Comunità ebraica di Torino, ha ricordato come per molti decenni gli ebrei italiani e la loro tragica vicenda siano stati poco considerati, con la Shoah vista come qualcosa di estraneo all’Italia. Ha poi evidenziato l’ondata di antisemitismo che anche in Italia ha fatto seguito al 7 ottobre, prima ancora della reazione israeliana, i saluti fascisti accettati come una cosa normale, l’indifferenza e talvolta la giustificazione a fronte del massacro di ebrei avvenuto il 7 ottobre scorso, negando o minimizzando il quale non si aiutano la causa palestinese, la popolazione di Gaza, la pace.

Ariel Finzi

Il rabbino capo Ariel Finzi ha manifestato imbarazzo per questo Giorno della Memoria, dopo gli avvenimenti del 7 ottobre e quanto vi ha fatto seguito. Ha sostenuto come la Shoah nella sua tragica unicità, non possa essere paragonata a altri eventi, equiparando il processo per crimini contro l’umanità intentato dal Sud Africa contro Israele come un nuovo processo Dreyfus. Il rabbino capo ha poi deplorato come in una guerra fra democrazia e tirannia vi sia chi si schieri con quest’ultima, denunciando le manifestazioni contro Israele, la poca attenzione della Croce Rossa Internazionale per i prigionieri israeliani e dei movimenti femministi nei confronti delle donne israeliane violentate. In conclusione, ha affermato che almeno nel 1938 gli ebrei che potevano farlo sapevano dove fuggire, oggi non lo saprebbero più.

Elena Loewenthal (a destra)

Elena Loewenthal, presidente del circolo dei Lettori, ha evidenziato come la memoria collettiva non sia mai fine a se stessa, rappresentando invece uno strumento sociale e culturale, così come l’oblio non è una sorta di dimenticanza, bensì una strategia. La memoria è un cammino accidentato, una sfida. La Shoah, sta nella storia dell’Europa, come tentativo di estirpare il presente e futuro al popolo ebraico.  Ed è fuori dalla storia perché sfugge a ogni logica: un terribile ma non inevitabile incidente della storia, che poteva – e doveva – non accadere. Per Loewenthal, ognuno dovrebbe chiedersi cosa avrebbe fatto in quelle circostanze e come sarebbe stato il nostro mondo se non fosse accaduto quello che accadde. Senza fare questo, ha aggiunto la presidente del Circolo dei Lettori, non basta il ricordo delle vittime, non basta ripetere informazioni per riuscire a trasformare il passato in lezione morale, una scuola di civiltà.

Concludendo la cerimonia, il sindaco Stefano Lo Russo ha evidenziato come il Giorno della Memoria serva anche a ricordare a noi stessi l’importanza di valori che vanno oltre qualsiasi differenza di opinione: la democrazia, la libertà e l’inclusione. Il primo cittadino ha anche sottolineato come non ci si debba limitare a tramandare il ricordo ma si debba farsi testimoni, in primo luogo con le azioni, contro l’indifferenza e l’odio nella vita quotidiana. In questi tempi di crisi e di guerra, anche con il terribile conflitto in Israele e Palestina, netta deve essere la condanna di ogni antisemitismo, aggressione e prevaricazione, odio e razzismo: occorre lavorare per costruire la pace anche nei momenti più difficili, ha proseguito Lo Russo.

Numerosi i consiglieri e consigliere comunali presenti in aula: Crema, Crosetto, Ravinale, S.Damilano, Abbruzzese, Pidello, Viale, Abdullahi, Garione, Conticelli, Cerrato

Il sindaco ha poi espresso vicinanza al popolo ebraico in questo momento drammatico per ciò che vediamo accadere in Israele e Palestina, nella speranza autentica che questo Giorno della Memoria possa rappresentare una spinta ulteriore per un consolidato e duraturo periodo di pace per tutti coloro che sono vittime di violenza, discriminazione e razzismo.

(Marcello Longhin e Claudio Raffaelli – Foto:  Redazione Web)