Giorgio Agosti è stato partigiano, avvocato, grande appassionato di storia. Ma, soprattutto, Agosti è stato uomo di cultura che ha lasciato una traccia profonda nella nostra città. Studente al Liceo classico D’Azeglio, laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino, prima magistrato e poi questore, nominato dal CLN nell’aprile del ‘45, lasciò l’incarico per dedicarsi ad attività che permettessero di conservare l’eredità morale e civile della #Resistenza e dell’antifascismo. Venne nominato presidente del Museo nazionale del Risorgimento nel 1972 e due anni dopo diventò presidente dell’Istituto storico della Resistenza in Piemonte, che oggi gli è stato intitolato. Un uomo da ricordare, insomma, che invece non ha ancora trovato spazio nella toponomastica torinese. A cercare di colmare questa lacuna ci hanno pensato gli studenti di una classe del D’Azeglio, oggi quarta B, che due anni or sono hanno deciso di intraprendere un’iniziativa per chiedere all’Amministrazione di dedicare una targa a ricordo di Agosti. Accompagnati in questo percorso dalla professoressa Elsa Robert e dalla storica Lorena Barale, collaboratrice dell’Istoreto – Istituto piemontese per la Storia della Resistenza, Torino nel progetto “L’Officina della memoria”, gli studenti si sono immersi per due anni nel lavoro di ricerca e nella preparazione di una richiesta formale, accompagnata dalla raccolta di oltre trecento firme che, questo pomeriggio, è stata consegnata alla presidente del Consiglio comunale e presidente della commissione Toponomastica della Città. Durante l’incontro, cui hanno partecipato anche il dirigente scolastico del D’Azeglio, Franco Francavilla, e alcune consigliere comunali che hanno firmato la richiesta, gli studenti hanno raccontato la genesi dell’iniziativa e i vari passaggi del percorso intrapreso due anni fa. Un cammino che vedrà la sua conclusione quando la commissione #Toponomastica deciderà di acconsentire alla richiesta, deliberando la data dello scoprimento della targa che gli studenti propongono di installare sulla facciata del palazzo che ospita gli uffici della Questura.
Marcello Longhin