E bello quando le cerimonie e le commemorazioni, doverose ma scandite da una certa ritualità, diventano anche occasioni per rileggere in chiave contemporanea pezzi della storia, per esempio di una città, la nostra. Così è stato per il decennale della scomparsa di Giorgio Cardetti celebrato giovedì 19 luglio in Sala Rossa.
Lui morì il 20 luglio 2008, e fu sindaco di Torino dal 2 agosto 1985 al 5 maggio 1987.
L’evento è stato voluto dalla Città di Torino e dall’Associazione Consiglieri Emeriti della Città di Torino, in collaborazione con l’Istituto Salvemini e l’Associazione ex allievi Liceo Ginnasio Cavour.
Nato il 25 giugno del 1943 a Pogliano Veronese, iniziò la sua carriera di giornalista in RAI nel 1969, ma fin dai tempi del liceo, il Cavour, era stato attivo in politica, cominciando nelle fila del Partito socialdemocratico.
Eletto in Consiglio comunale per la prima volta per la lista del PSI nel 1974 (era della corrente lombardiana), assessore nel 1975 nella prima giunta Novelli, Cardetti fu il primo sindaco socialista di Torino.
Raccolse in questa veste l’eredità dell’era Novelli e interpretò le dinamiche di rinnovamento della Città, con il nuovo Piano Regolatore Generale, la ristrutturazione del Lingotto e la realizzazione del nuovo Palazzo di Giustizia, chiamando ad una riprogettazione della Città i migliori architetti e urbanisti.
Parlamentare, rivestì incarichi importanti anche come deputato, tra il 1987 e il 1992.
Nel 2006 fu tra i fondatori della “Rosa nel pugno”. La passione civile non lo abbandonò durante la sua lunga malattia e fino alla morte.
In una Sala Rossa al massimo della sua capienza, presente la vedova di Cardetti, signora Adriana Corti, e molti suoi famigliari, Enzo Lavolta, vicepresidente vicario del Consiglio comunale, ha aperto la cerimonia e la serie di interventi, moderati da Giancarlo Quagliotti.
Urbanisti, politici, giornalisti, studiosi, e in ultimo la moglie, ne hanno ricordato la figura di militante, di amministratore e di uomo.
Silvio Lavalle