Con un giorno di anticipo sulla data ufficiale, la Comunità boliviana piemontese ha celebrato la festa nazionale al centro d’incontro “Gladioli” delle Vallette. Nello stato sudamericano il 6 agosto ha lo stesso significato del 17 marzo in Italia: è stato il giorno del 1825 in cui la Bolivia, allora Alto Perù, si proclamò libera, autonoma e indipendente. Oltre che in madrepatria, l’appuntamento è sentito dalle comunità emigranti del Paese sudamericano sparse nel mondo; i dati riferiti alla nostra città attestano la presenza dei boliviani residenti nell’area torinese a circa quattrocento persone che raggiungono il migliaio, considerando l’intero territorio piemontese.
Ai “Gladioli” sin dalle prime ore della giornata di domenica 5 agosto si sono tenute varie attività ludiche. Durante la festa non sono mancati gli aperitivi e i piatti della gastronomia boliviana, come i canti e i balli dei gruppi folcloristici. L’atto ufficiale si è tenuto nel pomeriggio, con l’esecuzione dell’inno nazionale e i saluti istituzionali.
Il Comune di Torino è stato rappresentato dal Consigliere comunale Antonio Fornari, presidente della 1^ Commissione. Era presente anche la Console della Bolivia, Eva Gloria Chuquimia Mamani, il Presidente della Circoscrizione 5, Marco Novello, i consiglieri di circoscrizione Mary Gagliardi, Pasquale Frisina e Laura Pasquali.
Il momento chiave della storia boliviana coincide con l’atto di indipendenza del 6 agosto 1825, con il quale venne sancita la liberazione definitiva dalla dominazione spagnola.
Il giorno stesso in cui venne firmato quel documento fu anche stabilita l’identità del Paese con il suo nuovo nome. Dall’originario Alto Perù fu stabilito di cambiare il nome in onore di Simòn Bolivar, riconosciuto come guida, padre e primo presidente del novello Stato. Anche alla capitale Chuquisaca fu cambiato il nome, che da allora è diventata Sucre in onore del Gran Maresciallo di Ayacucho, Antonio José de Sucre, che aveva contribuito alla liberazione del suolo boliviano.
Per giungere a questo storico risultato furono necessari 16 anni di lotte, combattute in nome della libertà contro l’oppressore spagnolo.
(Roberto Tartara)