L’elegante signore che, un po’ in disparte, guarda in silenzio la piccola folla di ciclisti e appassionati in corso Casale è Walter Martini, classe 1936. Non è forse rimasto nella leggenda del ciclismo, eppure lo meriterebbe. Nel 1961 lui ha vinto una grande classica, la Milano Torino, alla media di 45,162 chilometri orari, record battuto solo dopo 40 anni quando il chilometraggio e il profilo altimetrico della gara vennero ridotti.
Tutto normale: le leggende non parlano delle proprie gesta, affidano al resto del mondo il compito di farlo, specie se sono abituate alla modestia, come i grandi vecchi ciclisti.
Ecco perciò una festa del ciclismo, come questa, la 28^, domenica 26 novembre in corso Casale, che scorre con pochi discorsi e tante strette di mano, con il piacere degli sportivi di ritrovare gli amici, i compagni di squadra, i rivali di una vita, ai piedi del monumento e del cippo dedicati a Fausto e a Serse Coppi.
Organizzata dall’Associazione Piemontese Corridori Ciclisti, presieduta da un altro campione, Guido Messina, la festa, che si concluderà ore più tardi a Verolengo dopo un pranzo con premiazione di promettenti cicliste e ciclisti piemontesi, ha visto la partecipazione di Marco Chessa, in rappresentanza della Città di Torino. Da lui un impegno a lavorare per una miglior convivenza tra auto e bici ed un ricordo di Michele Scarponi.
A collegare i fili della memoria e ad accendere luci anche sui campioni prossimi venturi del nostro ciclismo, il giornalista Franco Bocca.
L’appuntamento, che ormai è solida tradizione, ha radunato davanti al vecchio motovelodromo torinese, con giornalisti e appassionati di ciclismo, personaggi del calibro di Franco Balmamion, due volte vincitore del Giro d’Italia, o Poldo Nigro, classe 1927, che in tandem col fratello Piero dominò nei motovelodromi non solo italiani, vivendo un triennio d’oro tra il 1951 e il 1953, quando già campioni piemontesi, furono quarti al campionato mondiale dilettanti in Austria.
Di Italo Zilioli la memoria è più fresca: negli anni ’60 e ’70 costruì un palmarès invidiabile, proprio come il suo coraggio di imbattibile discesista e di ottimo scalatore.
Sotto all’imponente monumento, inaugurato nel 2002 grazie all’impegno di Nino De Filippis e di molti ciclisti e appassionati, con Chessa anche un altro amministratore pubblico: l’ex presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, che sostenne la realizzazione dell’opera assieme a Valentino Castellani, allora sindaco della Città, e a imprenditori grandi e piccoli, Comuni e fondazioni bancarie.
L’ultima parola viene lasciata alla figlia di Ruggero Radice, decano del giornalismo sportivo e grande cronista del ciclismo di una volta. Da lei un appello per ridare un futuro degno della sua storia al motovelodromo torinese.
Silvio Lavalle