Parlare di Elvira Berrini Pajetta significa sfogliare le pagine di alcuni fra i decenni più grandi, tragici eppure anche ricchi di speranze del Novecento italiano e torinese. “Mamma Pajetta”, come era affettuosamente chiamata, ricoprì le cariche di assessora all’istruzione e consigliera comunale – eletta con 16mila preferenze) per dieci anni, fra il 1946 e il 1956.
Proprio da questo ha preso le mosse l’iniziativa dell’Associazione Consiglieri comunali Emeriti di Torino, che le ha dedicato un affollato convegno svoltosi questo pomeriggio in Sala Rossa. Ma ad emergere dalle numerose relazioni e testimonianze è stata una donna di eccezionale personalità, ostile al regime fascista (che la espulse dal suo lavoro di insegnante di scuola elementare nel 1927 ) e madre di precoci militanti, passati per carceri o campi di concentramento, con il più giovane, Gaspare, caduto in combattimento da partigiano. L’orgoglio di una madre ma anche il dolore che non avrebbe mai abbandonato il suo cuore. Tra gli impegni politici e amministrativi, la forza che esprimeva e l’esempio che sapeva offrire, la nera disperazione per la morte di Gaspare, al quale si rivolgeva in un suo intimo diario: “Perché sei morto, Gaspare – per chi, per che cosa?” e ancora “Perché ci siamo legati a cose più grandi di noi, perché abbiamo voluto macinare il nostro cuore sotto le implacabili macine della storia?“.
Domande alle quali la militante inflessibile di Borgo San Paolo (che aveva visto il figlio maggiore, Gian Carlo, condannato a 21 anni di reclusione e un altro figlio, Giuliano, deportato a Mauthausen), poteva dare più di una risposta, ma che alla mamma non davano pace, seppure senza influire sulle sue capacità di essere un punto di riferimento per molti e molte. Tante le voci che si sono alternate in Sala Rossa dopo il saluto dei rappresentanti di Città di Torino e Consiglio Regionale del Piemonte, riuscendo a fornire un ritratto poliedrico e non scontato di una donna certamente non comune: le nipoti Elvira e Gaspara Pajetta, figlie rispettivamente di Giuliano e Gian Carlo, lo storico Aldo Agosti e vari esponenti dell’Associazione Consiglieri Emeriti. A intervallare gli interventi con letture di brani del diario di Elvira Pajetta ha provveduto, con un’interpretazione intensa, l’attrice Lia Tomatis.
Claudio Raffaelli