Detenuti e detenute, un pezzo di comunità. La relazione della Garante

Con il mandato ormai verso la scadenza, la Garante per le persone private della libertà personale, Monica Cristina Gallo, ha presentato la relazione annuale d’attività alla Conferenza dei capigruppo, riunita insieme alla commissione Legalità in presenza della sindaca Chiara Appendino. Una riunione in videoconferenza ma piuttosto partecipata, con un picco di quasi 120 persone collegate. In apertura dell’incontro, il presidente del Consiglio comunale Francesco Sicari e la presidente della commissione Legalità, Carlotta Tevere, hanno ringraziato la Garante per il suo impegno nel contribuire a tutelare i diritti e la dignità di persone che, seppure dietro le sbarre, costituiscono una parte della nostra comunità.

Monica Cristina Gallo è partita dal dato dell’affollamento del carcere Lorusso e Cutugno, che nel 2019 è giunto alla soglia delle 1500 persone detenute, a fronte di una capienza stabilita di 1065. Oltre alla riduzione degli spazi, questo ha comportato anche maggiori difficoltà nell’accesso alle cure mediche, soprattutto per quanto riguarda dermatologia, oculistica e gastroenterologia. Il rapporto pazienti- medici è arrivato a 300:1, mentre ogni funzionario pedagogico ha dovuto seguire 120 persone. Si sono anche verificati presunti casi di trattamenti degradanti, ha sottolineato la Garante, segnalati per tutelare tutti coloro che operano correttamente e che sono al vaglio della magistratura. Altra nota dolente, quelle che la Garante ha definito come gravissime lesioni strutturali, in particolare dovute a infiltrazioni d’acqua: non mancano, nel comprensorio carcerario, spazi fatiscenti. Diversa, per inciso, è la situazione nell’istituto minorile, il Ferrante Aporti, dove gli spazi sono più armonici e curati e i detenuti si sono quasi dimezzati (da 48 a 28).

Gli ultimi mesi, caratterizzati dall’emergenza sanitaria, hanno visto alleggerirsi la situazione relativa all’affollamento, con l’adozione di misure alternative al carcere per una parte dei detenuti (77 dei quali sono risultati positivi al Covid-19). I dati aggiornati a martedì 9 giugno scorso, infatti, forniscono la cifra di 1312 (erano 1460 a marzo) ma il numero, è stato sottolineato, crescerà per i rientri in carcere al termine delle misure temporanee, oltre che per prevedibili nuovi ingressi. La pandemia, però, ha anche accentuato l’isolamento dell’universo carcerario rispetto al mondo esterno, con la sospensione di molte attività, come quelle didattiche che solo con la fase 2 stanno riprendendo in minima misura. Eppure, si è voluto evidenziare, occorre ripartire e farlo cominciando dai temi dello studio, della formazione e del lavoro, il che rappresenta anche un valido investimento sulla sicurezza della comunità nel suo insieme. Senza dimenticare l’opportunità di proseguire nei colloqui telematici adottati in fase epidemica, che rappresentano una possibilità di più agevole contatto con familiari lontani o molto anziani, nonché la necessità di un maggiore accesso alle misure alternative. In questo senso, Garante e autorità carcerarie agiscono in piena collaborazione.  Il carcere torinese non ha conosciuto le gravi tensioni, a volte sfociate in vere e proprie rivolte, verificatesi in altri penitenziari, grazie ad un costante lavoro di mediazione e informazione nei confronti dei detenuti. Inoltre, la relazione della Garante ha preannunciato il rapporto “Tutto chiuso”, incentrato sull’emergenza sanitaria nei luoghi di reclusione e tuttora in fase di eleborazione.

Ma oltre al penitenziario Lorusso e Cutugno ed al Ferrante Aporti, esiste un terzo luogo di reclusione, nella nostra città, il CPR di corso Brunelleschi, il Centro di Permanenza per il Rimpatrio, sovente caratterizzato da tensioni. Ne ha parlato, durante l’incontro, Carolina Di Luciano, collaboratrice della Garante. Al momento della visita effettuata il 25 maggio scorso, vi si trovano 62 persone, in buona parte di nazionalità marocchina, a fronte di una capienza pari a 171 posti. Non si sono registrati casi accertati di Covid_19-

Per l’associazione Amici del Museo Nazionale del Cinema, Valentina Noya ha presentato il sito web www.liberante.it, realizzato su incarico dell’Ufficio della Garante, uno strumento di informazione e orientamento per accompagnare le persone in uscita dal carcere nel loro percorso di reinserimento.

Infine, la sindaca Chiara Appendino ha espresso tutto il suo apprezzamento per le attività della Garante e  per chi dimostra quotidianamente come la nostra città sappia essere vicina alle condizioni chi sta scontando oppure ha già scontato la propria pena e deve seguire percorsi di reinserimento. Percorsi che, per quanto difficili, portano a risultati positivi anche se purtroppo, ha commentato la sindaca, spesso hanno più risalto i casi di recidività rispetto ai percorsi andati a buon fine.

Claudio Raffaelli