Da oggi, lo Statuto della Città di Torino riconosce la cultura come “bene primario e essenziale della comunità cittadina, fonte di sviluppo economico e benessere sociale psicofisico”. E pertanto, afferma la necessità di “assicurare il diritto inalienabile ad accedere, praticare e produrre cultura”.
La Sala Rossa ha infatti approvato con 30 voti una deliberazione di iniziativa consiliare proposta dal consigliere Vincenzo Napolitano (M5S), che ricorda tra l’altro come si tratti di un principio stabilito dalla stessa Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Lo storico documento delle Nazioni Unite definisce la realizzazione dei diritti culturali come “indispensabile alla dignità umana e al libero sviluppo della personalità”, affermando il diritto di ogni persona “a prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici”.
Si tratta di principi ben presenti anche nella Costituzione della Repubblica, segnala il documento approvato in aula, che sottolinea anche come “la crisi dovuta all’emergenza sanitaria COVID-19 abbia reso evidente che gli attuali modelli di sviluppo e i loro assunti devono essere ripensati(…) Sanità, cultura ed innovazione sono gli aspetti fondamentali su cui ci siamo trovati impreparati a causa di un passato di investimenti ben al di sotto del necessario, a tagli di risorse sempre maggiori e di una scarsa priorità data a questi valori”.
A questo, prosegue il testo, si aggiunga il fatto che il continuo sottrarre risorse alla cultura indica come “l’indicazione lungimirante data dai costituenti non sia stata perseguita”, bloccando un settore il quale pure genera civiltà, benessere e benefici sull’economia, e che ha “ricevuto dalla crisi sanitaria il colpo più duro” con “scarsissime prospettive di ripresa fino a quando si potrà raggiungere un’auspicata immunità di gregge”.
Claudio Raffaelli