Sono rimasti in poco più di 150, da circa 250 che erano, a vivere nell’insediamento spontaneo, o abusivo, al fondo di corso Tazzoli, proprio di fronte a uno dei principali centri di smistamento di Poste Italiane. Sono persone di etnia Rom e nazionalità romena, insediate in quell’angolo un po’ nascosto della città, che fin dal 2010 era diventato un punto di raccolta per persone provenienti dalla Romania, da altre località italiane ma anche da altre zone della città. Il primo nucleo di occupanti, sette anni fa, era rappresentato infatti da alcune famiglie sgomberate da un insediamento abusivo nella vicina strada del Portone. Da allora, si è instaurata una convivenza difficile con gli abitanti del quartiere antistante il campo, anche se i livelli di criticità non sono paragonabili a quelli ad esempio causati dai fumi dei roghi in strada dell’Aeroporto o via Germagnano.
In anni recenti, un progetto avviato dal Comune in collaborazione con associazioni di volontariato aveva portato all’avviamento di percorsi di rimpatrio – che avevano interessato sette nuclei familiari – e di inclusione sociale. In attesa di nuovi progetti, vengono effettuati interventi di monitoraggio con il Nucleo nomadi della Polizia Municipale, mentre l’AMIAT interviene per la rimozione dei rifiuti. I servizi igienici realizzati alcuni anni fa in prossimità del campo, risultano oggi in gran parte danneggiati e inservibili, mentre continuano a funzionare i lampioni installati fra il campo e il palazzo delle Poste, richiesti dai responsabili di quest’ultimo per motivi di sicurezza. Il tessuto sociale del campo si è molto modificato rispetto ad alcuni anni fa, è stato spiegato dai funzionari dei servizi sociali ai consiglieri e consigliere comunali che hanno oggi visitato il campo, allora una parte dei residenti avevano un lavoro, mentre oggi la marginalità di coloro che sono rimasti si è accentuata. “Il Comune è cosciente della particolare situazione di questo campo. Il presidio da parte della polizia Municipale è costante, mentre si stanno valutando quali possano essere i percorsi praticabili per il superamento condiviso di questa problematica realtà” ha commentato Carlotta Tevere, presidente della Commissione consiliare per la Legalità, al termine del sopralluogo.
Claudio Raffaelli