Celebrata questo pomeriggio in Sala Rossa la Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la transfobia e la bifobia, dal 2005 nota in tutto il mondo come IDAHOTB (International Day Against Homophobia, Transphobia and Biphobia). “E’ inaccettabile che l’orientamento sessuale delle persone costituisca il pretesto per offese e aggressioni”, ha esordito il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci aprendo la serie dei saluti istituzionali. Dopo di lui, Marco Giusta, assessore ai Diritti della Città di Torino, emozionato “per essere qui oggi a rappresentare la mia storia personale e l’orgoglio di rappresentare una città capofila nella valorizzazione di ogni diversità”, ma anche per ricordare che “viviamo ancora in una società patriarcale, maschilista ed eteronormata. Dove le donne subiscono violenza, gli omosessuali e i loro pride sono considerati folkloristici, le persone trans che fanno esplodere le categorie di genere sono considerate patologizzate cui rivolgersi solo con interventi medicalizzati”. Una società dove le discriminazioni di matrice omofobica e transfobica colpiscono ancora in ambiti piuttosto significativi della vita quotidiana quali la cittadinanza, la scuola, il lavoro. In un mondo globalizzato dove 78 Paesi ritengono l’omosessualità un reato e in 8 di questi è prevista la pena di morte. E allora: “serve agire anche all’interno delle istituzioni – ha concluso Giusta – perché una libertà conquistata da qualcuno diventa una libertà conquistata per tutti”.
Ha concluso la serie dei saluti istituzionali la sindaca di Torino, Chiara Appendino, che ha posto l’accento sul “ruolo determinante che la politica e le istituzioni devono avere nell’adottare quali strumenti primari la cultura e l’educazione per affrontare in modo compiuto la sfida contro l’omofobia e la transfobia”. Perché queste discriminazioni sono ancora diffuse nel nostro Paese: “problemi strutturali, culturali, sociali, di cui nemmeno Torino è immune, e che richiedono di sviluppare anticorpi che ci permettano di reagire uniti di fronte a casi di violenza o discriminazione”. Per questo, concludendo il suo intervento, Appendino ha rivendicato “l’orgoglio provato nell’essere la sindaca della prima città italiana ad avere riconosciuto le famiglie omogenitoriali, i loro diritti e i diritti dei loro bimbi”. Le celebrazioni di oggi in Sala Rossa, sono state anche l’occasione per interventi tecnici, rappresentati dal magistrato Marco Gattuso del Tribunale civile di Bologna, da Silvia Starnini referente per il Piemonte dell’associazione nazionale Famiglie Arcobaleno e da Alessandro Battaglia del Coordinamento Torino Pride e per presentare due mostre fotografiche realizzate sul tema scelto da IDAHOTB per il 2018 dalla Città di Torino. Realizzate in collaborazione con il Coordinamento Torino Pride e con gli enti e le associazioni del territorio, la prima: “Famiglie – Tutti i colori delle famiglie in Italia”, è stata realizzata dalla Rete nazionale delle Pubbliche amministrazioni antidiscriminazione (RE.A.DY.) selezionando una serie di immagini sul tema delle famiglie arcobaleno. Composta da 27 stampe di grandi dimensioni, rimarrà esposta fino al 17 giugno sotto i portici di piazza Vittorio Veneto. La seconda, Trans*gender, è visibile solo in formato digitale ed è stata realizzata con le foto inviate dalle Città aderenti alla Rete Internazionale delle Città Arcobaleno, Rainbow Cities Network, di cui anche Torino è partner.