“L’acqua è poca e la papera non galleggia”. Il simpatico detto napoletano, citato a margine della riunione della commissione Urbanistica, presieduta da Damiano Carretto, riassume in parte la situazione del suolo pubblico a Torino. Secondo i dati presentati ai consiglieri, i fondi per la sua manutenzione ordinaria del suolo pubblico che ammontavano a 5.2 milioni di euro nel 2001, sono progressivamente diminuiti attestandosi sotto il milione a partire dal 2012, sino a toccare quota 679mila l’anno scorso. Per il 2018, sono risaliti fino a 846.000, ma il crollo delle disponibilità è evidente: i fondi per la manutenzione straordinaria, nello stesso periodo, sono anch’essi diminuiti, seppure in percentuale minore: da circa 7.6 milioni a meno di sei.
La riunione era stata convocata per discutere una proposta di mozione, presentata da Marina Pollicino e altri consiglieri, sulla conservazione e tutela dei marciapiedi in pietra, parte integrante della storia urbanistica della nostra città. I tradizionali marciapiedi in lastre (“lose”) di pietra sono di difficile e costosa manutenzione, per non parlare dei sedimi stradali realizzati con lo stesso materiale, i quali patiscono l’usura derivata da profondi cambiamenti nella mobilità cittadina, da quando calessi e carretti a mano sono stati sostituiti da autoveicoli, bus e pesanti autocarri. Tra rotture e sconnessioni, gli interventi da fare sono tanti, basti pensare che per la sola Circoscrizione 1 sono state raccolte 300 segnalazioni, per soddisfare le quali occorrerebbero circa otto milioni. Di qui la cifra presumibile di forse un centinaio di milioni necessari per l’intero territorio comunale.
In questa situazione, hanno spiegato gli uffici, si capisce come ci si trovi talvolta a dover rattoppare o sostituire marciapiedi e sedimi stradali in pietra di Luserna o porfido con il bitume per ridurre i costi, così come si comprende la realizzazione delle strisce bitumate in corrispondenza dei binari del tram in alcune vie centrali per ridurre le possibilità di rottura o sconnessione delle lastre in pietra. Può anche verificarsi il caso in cui, se entrambi i marciapiedi in pietra di un tratto di strada risultano gravemente danneggiati in misura rilevante, si scelga di ripristinarne uno soltanto, utilizzando le lastre “buone” dell’altro, a sua volta ricostituito con bitume, Alcune riqualificazioni importanti sono state eseguite con l’apporto di fondi privati (ad esempio i marciapiedi di via Bertola/corso Siccardi). Una risorsa importante è rappresentata dal Magazzino della pietra, di proprietà comunale: nelle due sedi di via Buscalioni e via Carcano sono raccolti masselli e lastre (queste ultime però scarseggiano) del valore di almeno un milione e mezzo di euro, ma occorrerebbero fondi e personale per catalogare e riordinare il tutto.
Per quanto riguarda gli interventi sul suolo pubblico effettuati sui strade e marciapiedi da aziende di servizi (gas, acqua…) o privati, la normativa prevede comunque che vada poi ripristinata la situazione preesistente: bitume se la superficie era bitumata, lastre di pietra o masselli se prima dei lavori erano questi materiali a ricoprire il sedime.
In conclusione, il problema della conservazione e tutela dei marciapiedi e strade storici, in pietra, è legato alle disponibilità economiche. Il tema ha appassionato i consiglieri, intervenuti in gran numero nel dialogo con gli uffici (Pollicino, Gosetto, Lubatti, Ferrero, Curatella, Magliano, Imbesi, Giacosa, Carretto). La commissione Urbanistica, dopo ulteriori approfondimenti e sopralluoghi, organizzerà una riunione congiunta insieme alla commissione Bilancio e agli assessori competenti.
Claudio Raffaelli