Il Giorno della Memoria è stato celebrato questa mattina in Sala Rossa, alla presenza di autorità civili e militari e di un folto gruppo di studenti e studentesse.)Aprendo la cerimonia, il presidente del Consiglio comunale, ha evidenziato come in una buona parte dell’Europa, soprattutto in quella centro-orientale, persista un antisemitismo diffuso. “Mi sono chiesto da dove nasca la paura” ha proseguito il presidente “ed ho trovato una sola risposta: l’odio. Sono sentimenti interdipendenti, l’odio produce paura e la paura alimenta l’odio”.
Sicari ha quindi aggiunto: “Se commemoriamo la memoria storica lo facciamo non solo per ricordare, ma per provare a trovare le giuste soluzioni al fine di evitare il ripetersi di eventi disastrosi. La politica, che in principio doveva essere uno strumento nobile, è oggi un vento caldo e secco che alimenta piccoli focolai sparsi in tutto il mondo”. Il presidente ha poi proseguito, rivolgendosi in particolar modo ai giovani: “L’odio stesso è un fuoco e la paura la sua legna da ardere e, un incendio, brucia tutto fino a che non incontra una striscia di terra incolta. Chiedo a tutti voi di divenire terra incolta, quindi priva dei semi della paura, di amare le differenze, vi chiedo di viaggiare, leggere quante più testimonianze possibili, difendere le minoranze ed essere in prima fila ogni qual volta vi sia un gesto di odio contro qualcuno. Vi chiedo di non aver paura dell’uomo o della donna che vedete al di là dei confini immaginari che abbiamo tracciato su ogni lembo di terra. Vi chiedo” ha concluso Sicari “di essere un’unica comunità, perché unica è la Terra su cui viviamo e non esiste ragione alcuna che possa giustificare la perdita di qualsiasi vita umana”.
Arnaldo Levi, vicepresidente della Comunità Ebraica di Torino, ha sottolineato il compito immane di tramandare la memoria dell’Olocausto alle giovani generazioni, reso ancora più difficile dalla progressiva scomparsa dei sopravvissuti e delle loro testimonianze. Levi ha anche ricordato la minaccia dei revisionismi che cercano di ridisegnare il passato, di cancellarne gli aspetti più vergognosi. “Rubare la vera storia è come rubare una parte della personalità di ciascuno, perché la storia è memoria collettiva”, ha concluso il rappresentante della Comunità Ebraica.
Particolarmente toccante è stato l’intervento del più che centenario Bruno Segre, decano dell’antifascismo torinese, il quale ha rievocato la pluralità di drammi umani che ha costituito la tragedia della Shoah e le responsabilità del regime fascista italiano nella sua attuazione. Segre ha anche ricostruito il funzionamento atroce delle camere a gas, le umiliazioni e persino le sperimentazioni chirurgiche coatte inflitte ai prigionieri nei lager nazisti, amaramente ricordando come “agli ebrei di Spagna, nel 1492, fu offerto di restare e convertirsi al cristianesimo o di andarsene, in fondo con più rispetto per la vita umana di quanto ce ne sia stato 500 anni dopo, nel secolo della radio, dell’elettricità, della scienza”.
In rappresentanza della Regione Piemonte, Fabrizio Ricca ha ricordato come non basti onorare la memoria degli ebrei vittime della Shoah, ma che occorre difendere gli ebrei di oggi dall’antisemitismo e dalla violenza che ne deriva, di qualunque provenienza essa sia, citando anche l’episodio di Mondovì.
A concludere la cerimonia è stata la sindaca Chiara Appendino, invitando a fare di momenti come questo uno strumento di crescita collettiva.
“Forse quello che stiamo facendo non basta più” ha ipotizzato la sindaca, citando i dati dell’aumento di crimini antisemiti nel 2019, un impressionante +38%, “azioni che sviliscono i valori sui quali si fonda la nostra società”. Ancora più grave appare la situazione guardando ai crimini d’odio, ha aggiunto Appendino, che oggi si manifestano anche tramite i social media. Non basta il fatto che la maggioranza delle persone rifiutino l’odio, occorre reagire, ha sottolineato la sindaca, che ha poi rievocato alcune tragiche testimonianze di sopravvissuti ai campi di sterminio, citando tra essi anche Terenzio Magliano, che fu anche consigliere comunale e assessore in Sala Rossa.
“La sfida è nel riconoscere la natura multiforme dell’odio e della violenza”, ha concluso la sindaca, evidenziando come l’odio si nutra di ignoranza e la cultura sia il modo di affamarlo. “Si possono abbattere i forni crematori e i reticolati, ma bisogna combattere le idee che li hanno creati”.
Claudio Raffaelli
IL VIDEO INTEGRALE DELLA CERIMONIA: