Fondamentalismo=radicalizzazione=violenza: uno schema che, soprattutto dopo i criminali attentati dell’11 settembre 2001, è stato ampiamente applicato dai media e dalla politica, soprattutto verso il mondo arabo e islamico, sino a trasferirsi nel linguaggio comune. Sono invece categorie che devono essere analizzate distintamente, anche perché non vi è un rapporto consequenziale tra di esse, contrariamente ad un altro diffuso luogo comune.
Vi sono fondamentalisti religiosi, non solo islamici, che non praticano né approvano alcuna forma di violenza. Allo stesso modo, il concetto di radicalismo è per sua natura variabile, dato che cambia in rapporto al conteso politico del luogo e del momento. Così, negli Stati Uniti è definito radicalismo, quando non estremismo, il fatto che un aspirante candidato alle presidenziali voglia un sistema sanitario pubblico di tipo europeo, e tale è definito anche lo spirito che anima i sanguinari attentatori dell’Isis. Un metodo di amalgama usato talvolta in modo strumentale, per marchiare interi gruppi, comunità, etnie. Più precisa ed adeguata appare invece la definizione, “estremismo violento”, per definire la complessità e poliedricità di un fenomeno che non può essere fatto coincidere con una sola delle sue espressioni, il più delle volte il terrorismo di matrice islamista. Mentre spesso, per gli autori di azioni terroristiche di matrice destrorsa, si tende a dare una lettura più in chiave psichiatrica.
E che dire del problema dell’integrazione intrecciato a quello della sicurezza? Un tema, questo, al quale vengono date, in luoghi e da parti politiche differenti, risposte che variano dalla priorità dei provvedimenti securitari e repressivi alla prevalenza degli interventi sociali e di inclusione. Sono alcune delle considerazioni emerse nel corso di una riunione della commissione speciale Intolleranza e razzismo, in seduta congiunta con la commissione Legalità. All’incontro hanno preso parte alcuni docenti universitari e studiosi, componenti del Comitato scientifico costituito dalla Città di Torino alla fine del 2018, il quale ha elaborato un documento destinato a rappresentare le linee guida per l’azione di un Tavolo di lavoro, promosso dal Comune, per la prevenzione degli estremismi violenti, tramite azioni e progetti sociali ed educativi, compresi i programmi specifici di disingaggio da gruppi estremisti violenti. Nel corso della riunione, è stata presentata una proposta di mozione che prevede una stretta collaborazione tra le due commissioni consiliari con il suddetto Tavolo, verificando la fattibilità di istituire, a partire da esso, una vera e propria Consulta comunale.
Claudio Raffaelli
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