Il termovalorizzatore TRM del Gerbido, alla periferia sud ovest della città, è stato oggetto di un sopralluogo da parte di tre commissioni consiliari (Ambiente, Servizi Pubblico locali e Patrimonio). Accompagnati da alcuni responsabili dell’impianto, i consiglieri e le consigliere hanno potuto visionare tutta la filiera dell’impianto dal conferimento dei rifiuti indifferenziati sino alla loro cremazione, con il relativo trattamento dei fumi, seguita dalla produzione di energia elettrica (pari al fabbisogno medio di 165mila famiglie) e di vapore per il teleriscaldamento, in quantità sufficiente per le necessità di 9300 unità abitative e distribuito su Torino, Beinasco e Grugliasco. Operativo dal 2013, l’impianto ha trattato l’anno scorso 565.000 tonnellate di materiali di scarto (si calcoli che la produzione pro capite di rifiuti, a Torino e provincia, è calcolata intorno ai 466 kg).
La quantità di spazzatura bruciata, in termini di volume, equivale a un parallelepipedo virtuale con la base ampia quanto un campo di calcio e un’altezza di 200 metri. Il ciclo di lavorazione si estende sull’intera settimana, comprese le ore notturne. Dopo il processo di incenerimento e di produzione di energia, la quasi totalità dello scarto inerte residuale, circa un quinto di quanto conferito dopo la raccolta sul territorio, viene riutilizzato per lavori edilizi e stradali, oltre che, in minima misura, per l’industria chimica.
Le emissioni in atmosfera dell’impianto, hanno spiegato i responsabili di TRM, vengono costantemente monitorate e sono molto al di sotto dei limiti di legge. Oggi in Italia vengono termovalorizzati, con produzione di energia, il 25% dei rifiuti, in una quarantina di impianti. In Germania si arriva al 35%, con circa 70 impianti.
Claudio Raffaelli