Torino lotta per non perdere aziende e lavoro e il Comune è uno dei terreni su cui si svolge questa battaglia.
Iniziata ormai da una ventina di anni con la deindustrializzazione della Città, allora molto manifatturiera e poco terziaria, questa emorragia continua a colpire l’economia del territorio, a fronte della continua concentrazione dei capitali e della concorrenza della più terziarizzata delle città italiane: Milano.
Così dopo le analoghe e recenti vicende di Italianoline, ancora in corso, la Commissione Lavoro, presieduta da Andrea Russi, assieme all’assessore Alberto Sacco, ha affrontato in mattinata la vertenza Fedex/Tnt e la grave crisi aziendale di Artoni Trasporti, i cui 110 lavoratori in cassa integrazione non hanno, al momento, alcun chiaro orizzonte occupazionale.
A fare il punto davanti alla Commissione e all’assessore, una folta delegazione di lavoratori e di rappresentanti di Filt Cgil, Cisl Reti, Uiltrasporti e Trasportounito.
Il gigante della logistica e dell’e-commerce, Fedex (16,31 miliardi di fatturato per un utile netto di 775 milioni di dollari nel 2017) ha rilevato due anni fa Tnt, diretta discendente della torinese Traco, pioniera in Italia nel settore.
Fedex ha aperto il 20 aprile scorso procedure di licenziamento collettivo per 361 lavoratori e 115 trasferimenti e prevede di chiudere sul territorio italiano 24 filiali Fedex e due Tnt.
In Piemonte gli esuberi sono 81 e 28 i trasferimenti, se li si vuol chiamare così, dato che si tratta di sedi a duecento chilometri di distanza.
I lavoratori Fedex-Tnt sono 400 nella sede di Torino oltre ad un folto gruppo di lavoratrici nel customer service di Settimo Torinese. L’operazione, secondo maestranze e sindacati potrebbe preannunciare un piano per trasferire a Milano il grosso di Tnt.
Diversa, perché purtroppo è già precipitata, la condizione dei lavoratori di Artoni Trasporti. L’azienda è commissariata da tempo e verrà parzialmente rilevata da Fercam. I lavoratori sono in cassa integrazione fino al prossimo luglio ma, affermano, senza alcuna garanzia sui rami d’azienda che saranno salvati da Fercam.
Peggiore ancora la situazione dei 2500 autisti in proprio con partita Iva che ruotavano attorno alle attività aziendali.
Sullo sfondo di questa ennesima crisi, l’ormai collaudato meccanismo di esternalizzazione de lavoro, spiegano i sindacalisti: cooperative o S.r.l. fasulle, pronte a comprimere in tutti i modi costi e diritti del lavoro, assumono il personale licenziato e forniscono i medesimi servizi a prezzi stracciati.
Rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato a maggio funzionari del Ministero dello sviluppo economico (Mise), autorità della Regione Piemonte e la sindaca, Chiara Appendino.
L’assessore Sacco, che si è detto informato sulle vicende e in contatto con l’assessora regionale al lavoro, Gianna Pentenero, oltre che con Il Mise, ha annunciato che convocherà i vertici aziendali assieme alla sindaca e al presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino.
Andrea Russi ha garantito il massimo impegno della Commissione lavoro e ha detto che occorre lavorare sulla possibilità di ottenere il riconoscimento di zone franche urbane per aumentare l’attrattività del nostro territorio, e che per fronteggiare le delocalizzazioni e i trasferimenti di questo tipo occorre cominciare a cercare alleanze non solo interistituzionali ma anche tra territori: “Io non faciliterei – ha detto – un’azienda che viene a Torino e lascia a casa 200 lavoratori a Milano”.
Un ordine del giorno sulla questione, presentato dalla Consigliera Chiara Foglietta, che si era fatta carico di chiedere l’audizione, sarà discusso e mandato al più presto al voto del Consiglio comunale.
Silvio Lavalle