Riunione a Palazzo Civico, oggi pomeriggio, con alcuni esponenti del comitato dei proponenti e dei Garanti del progetto relativo al percorso che intende portare lo stabile di corso Regina Margherita 47, già oggetto di una quasi trentennale occupazione come centro sociale Askatasuna, a un nuovo status di “bene comune”. La delegazione era composta dallo psichiatra Ugo Zamburru, dal magistrato emerito Livio Pepino e dalla docente universitaria Alessandra Algostino. A un anno dalla sigla del patto stipulato con la Città di Torino per avviare un processo che restituisca alla Città e alla comunità locale dell’ex centro sociale occupato “Askatasuna”, rendendolo un luogo di aggregazione sociale e culturale fruibile da parte di tutti, le Commissioni Patrimonio, Legalità, Controllo di gestione e Servizi sociali hanno fatto il punto della situazione. Alla riunione, presieduta da Anna Borasi, hanno preso parte anche la vicesindaca Michela Favaro e l’assessore Jacopo Rosatelli.
Un percorso è lineare, un processo avanza in un modo più complesso, che a volte può apparite tortuoso. Ma l’obiettivo è chiaro, come è stato ribadito. Superare una situazione di occupazione illegale, da decenni al centro di polemiche politiche e di qualche vicenda giudiziaria – tuttora aperta – riguardante singole persone, recuperando gli elementi positivi di una realtà che si è comunque radicata su un territorio, offrendo nel tempo spazi aggregativi, di produzione culturale e di spettacolo. Insomma, il passaggio da un centro sociale a un luogo aperto veramente a tutti, adeguatamente normato secondo il “Regolamento comunale sui beni comuni” e del quale Palazzo Civico resta unico proprietario. Un luogo che possa rappresentare la risposta a bisogni aggregativi che non trovano soddisfazione nella “movida” e che costituisca al tempo stesso un fattore di allentamento delle tensioni sociali.
In questa fase, il progetto, redatto da un’architetta incaricata dal comitato dei garanti e in fase di valutazione tecnica, riguarda la sistemazione del solo pianterreno – i piani superiori sono stati classificati come non agibili – ed è stato avviato un crowfunding per raccogliere 100mila euro.
Due ore di confronto serrato ma pacato hanno offerto la conferma di quanto siano diverse le opinioni in Consiglio comunale relative a questo processo che, come è stato ribadito, vuole sbloccare una situazione che si trascina da circa un trentennio. In particolare il centrodestra, pur con parole di apprezzamento per l’impegno assunto dai garanti, ha ribadito le proprie perplessità sul progetto, soprattutto in relazione ai soggetti dell’area antagonista, che ritengono essere, oltre che ispiratori e autori di azioni violente a Torino e in Val di Susa, non intenzionati a un vero percorso di restituzione alla Città e al quartiere. In questo senso, con sfumature diverse, sono andati gli interventi dei consiglieri e consigliere Liardo, De Benedictis, Maccanti, Firrao, Garcea e Abbruzzese, che hanno anche rinnovato la richiesta di effettuare il sopralluogo consiliare, finora rinviato, presso la struttura.
A conferma del sostegno al percorso avviato e alle azioni intraprese dall’esecutivo di Palazzo Civico si sono invece espressi i consiglieri e consigliere Sganga, Ciampolini, Crema, Ledda, Apollonio, Diena e Cerrato, così come, pur con qualche distinguo e perplessità, Viale e Fissolo. Da parte sua, Russi si è detto non favorevole a una scelta che discriminerebbe le tante associazioni che pagano gli affitti, pur respingendo le posizioni del centrodestra sul ruolo del centro sociale.