Una targa perché quanto accaduto ad Andrea Soldi non capiti mai più a nessuno. La panchina della sofferenza e del dolore, frequentata da Andrea Soldi diventa così un monito, perché nessun Tso si trasformi, come quel 5 agosto 2015, in un arresto che ha condotto il ragazzo alla morte, per le modalità con il quale è stato eseguito, da parte di agenti della polizia municipale e del personale sanitario.
La panchina è quella del giardino di corso Umbria, un luogo di rifugio e di protezione per Andrea che combatteva la sua malattia mentale.
Questa mattina, nel corso di una cerimonia, lo scoprimento della targa sulla “sua” panchina, alla presenza di familiari, amici e delle autorità.
La vice presidente del Consiglio Comunale, Viviana Ferrero, ha sottolineato come questa giornata sia da dedicare certamente ad Andrea Soldi, “una persona buona”, ma anche a tutte le famiglie al cui interno vive una persona con problemi mentali, “famiglie che vivono un dolore grandissimo e in grande difficoltà”
“Ricordando Andrea Soldi e la sua bontà riconosciuta da tutti coloro che lo hanno frequentato, oggi, però, vogliamo anche ricordare gli errori che ci sono stati e la battaglia che la famiglia ha combattuto perché venissero individuati, perché venisse fatta giustizia”.
“Questa è la panchina dove mio fratello era solito passare tante ore della sua giornata, qui si sentiva al sicuro, protetto, quando aveva le allucinazioni e soffriva, ha ricordato Cristina Soldi, sorella di Andrea. Era un ragazzo amante della vita, dello sport, tifoso del Toro. A 20 anni la schizofrenia è entrata a gamba tesa nella sua vita e nella nostra famiglia. Lavorava, ma per curarsi ha assunto farmaci che davano effetti collaterali. Andrea ha sempre accettato e combattuto, non è mai stato pericoloso.
Il 5 agosto 2015 il tso è stato organizzato per fargli assumere un farmaco che non prendeva da sette mesi. Un tso che si è trasformato in un arresto, tre agenti l’hanno bloccato, due per le braccia e il terzo l’ha stretto attorno al collo facendogli perdere i sensi, trasportato in ambulanza a faccia in giù. Il suo medico non ha fatto nulla per soccorrerlo. Questa panchina accoglieva tutta la sua sofferenza, poi si è trasformata in dolore e sofferenza. Sulla targa è incisa la scritta – ….perchè non accada più – , un tso non può togliere la vita a un essere umano, le persone che lo praticano devono essere formate, non solo da un punto di fisico, attraverso le arti marziali, ma soprattutto psicologicamente. Questo Tso non doveva avvenire, la psichiatria “buona”, ritiene che sarebbe bastata una persona in grado di parlargli e convincerlo, una vera salute mentale si misura da quanti tso vengono eseguiti, se sono molti c’è qualcosa che non funziona.
I centri di salute mentale devono essere aperti 24 ore, occorre abbattere lo stigma sociale che c’è ancora sulla malattia mentale. Abbiamo trovato un diario con lettere che non ci ha mai spedito dalle quali emerge tutta la sua intelligenza, la sua sensibilità, e la voglia di vita. Quindi non dobbiamo avere paura della malattia mentale, quando si avvicina un malato lui non è la sua malattia, lui è una persona che se riesce a vivere con le sue voci e le sue allucinazioni vuol dire che è una persona meravigliosa”.
Claudio Cerrato, presidente della Circoscrizione 4, ha sottolineato come una tragedia come questa testimoni la presenza di errori al di là di quelli individuati dalla giustizia, “un errore di sistema”. “Il tso probabilmente deve esistere, ha affermato, ma va riformato. Alle spalle serve un sistema socio sanitario in grado di evitarlo”.
La vice sindaca Sonia Schellino, portando il saluto della sindaca Appendino, ha sottolineato come questa giornata serva da monito perché fatti simili non accadano più.
“Andrea è un ragazzo che ha incontrato sulla sua strada la malattia mentale, dimostrando voglia di uscirne, disposto a curarsi, ha evidenziato. Ha incontrato qualcosa di sbagliato in un percorso di aiuto, un errore che ci ha fatto perdere un concittadino. Dopo questo tragico evento, la Città si è dotata, in accordo col sistema psichiatrico, di un protocollo di collaborazione, centrato su formazione e procedure degli operatori, perché si limiti al massimo il rischio di fare cose sbagliate. Questo errore è un monito, le istituzioni devono continuare a mantenere alta l’attenzione insieme al sistema sanitario e alle associazioni di volontariato”.
Al termine degli interventi, lo scoprimento della targa, alla presenza di molti cittadini e sulle note dell’Inno nazionale.
Federico D’Agostino