La vicesindaca Sonia Schellino, in apertura della seduta odierna, ha risposto ad una serie di interpellanze aventi come oggetto alcune esternazioni sul tema delle persone senza fissa dimora da parte del comandante della Polizia Municipale, Emiliano Bezzon, apparse sulla stampa la scorsa settimana. Le interpellanze erano state presentate dai consiglieri e consigliere Montalbano, Artesio, Lo Russo, Tresso e Tevere. Di seguito, un’ampia sintesi della relazione svolta dalla vicesindaca
Vicesindaca Sonia Schellino: Per affrontare il tema oggetto delle polemiche degli ultimi giorni occorre innanzitutto sgomberare il campo da un possibile equivoco: nessuno pensa che il dono non sia azione lodevole e meritoria. Vogliamo piuttosto chiarire il fatto che per alcune persone ricevere offerte in denaro, nel caso in cui la quantità sia abbastanza consistente, possa essere un deterrente all’accettazione di un percorso di ritorno all’autonomia (attraverso la presa in carico del Servizio Adulti in Difficoltà, la collocazione temporanea in dormitorio o in progetti di autonomia) e alla ripresa di fiducia in sé stessi e nella comunità, indispensabili per uscire dalla situazione di vita in strada.
La collocazione in una via centrale, sotto ai portici, consente visibilità e capacità di raccolta di offerte piuttosto consistenti. Spesso riceviamo richieste da parte di commercianti del centro che chiedono che la Città intervenga in termini di decoro (e dal momento che cambiano le monete in banconote, hanno capacità di stimare la raccolta). È chiaro che chiunque è libero di dare quello che vuole a chi vuole, non c’è niente di male. Ma non è infrequente che le stesse persone che donano si rivolgano poi alle istituzioni chiedendo il ripristino del decoro. L’ostinazione a non spostarsi da alcuni spazi, è intellettualmente onesto dirlo, è determinata anche da una rendita di posizione che garantisce una raccolta di fondi. Poi, come sempre, la complessità non è così facile da spiegare: ci sono storie di sofferenza, malattia, dipendenza che hanno portato una persona a rifiutare un percorso di integrazione. Ma il denaro, che spesso ci scarica la coscienza in pochi secondi, a volte non fa del bene alle persone. Altro è il lavoro dei volontari che, coordinandosi con i Servizi della Città, cercano ogni giorno di rendere la vita di chi sta in strada meno dura e, possibilmente, di togliere dalla strada il maggior numero possibile di persone.
Vorrei ricordare che il Reddito di cittadinanza è anche per chi non ha una dimora, salvo la quota di contributo affitto naturalmente, e i Servizi cercano di aiutare i senza dimora percettori di reddito di cittadinanza a trovare, per cominciare, anche solo soluzioni temporanee in coabitazione. In base ai dati raccolti dal Servizio Adulti in Difficoltà, si ha riscontro certo di almeno 250 persone senza dimora con reddito di cittadinanza, un terzo degli iscritti nella residenza fittizia “Casa Comunale 2”. A Torino, su circa 5300 iscritti ai tre indirizzi di Casa Comunale (CC), vi sono oltre 1500 beneficiari di reddito di cittadinanza. Negli ultimi anni, e in particolare nell’ultimo anno, la Polizia Municipale ha incrementato la sua attività di collaborazione con i Servizi sociali per la gestione delle persone senza dimora. La collaborazione si è concretizzata nell’ultimo anno anche nelle attività del Centro Emergenza Freddo di Via Traves, struttura per l’accoglienza salvavita delle persone senza dimora, anche prive di documenti: un sito umanitario emergenziale gestito dalla Croce Rossa, con il Reparto Operativo Speciale a fungere da collegamento con il Servizio Adulti in Difficoltà e l’Ufficio Stranieri.
La Polizia Locale svolge una costante attività di monitoraggio, soccorso, attivazione dei vari Enti e Servizi competenti. In particolare negli ultimi anni il Comando Sezione 1^ Centro ed il Reparto Operativo Speciale si sono trovati spesso coinvolti nelle attività dedicate alle persone senza dimora. Solo come ultima ipotesi, ove risultate vane tutte le soluzioni offerte e di fronte alla presenza di accampamenti con masserizie e rifiuti in luoghi di pubblico passaggio, si effettua l’invito a spostarsi e viene pulita l’area. Il Comando Sezione 1^ Centro monitora e censisce costantemente le persone presenti nella zona centrale, mentre il Reparto Operativo Speciale si fa carico dei casi più critici su tutto il territorio cittadino. Nel corso del 2020 ha ricevuto 120 segnalazioni e ha effettuato 1005 interventi e 200 interventi di supporto ad AMIAT
La vicesindaca ha poi riferito di alcuni esempi dell’intervento coordinato tra Polizia Municipale, Servizi sociali e strutture sanitarie in casi di particolare complessità. Ha quindi così concluso:
Torino è una città che accoglie. Le azioni rivolte alle persone senza dimora si disegnano e si realizzano grazie a un mix di soluzioni complesso e articolato, dalla tradizionale accoglienza in dormitori (da marzo è prevista l’apertura h24), fino allo strumento dell’housing first, nel quale la Città è stata pioniera, aumentando ogni anno i posti. Fondamentale nel lavoro dei Servizi è lo strumento del Piano d’inclusione sociale che garantisce di moltiplicare le risorse grazie alla co-progettazione e al prezioso lavoro di squadra con il Terzo settore, con la Diocesi e con tutte le realtà della società civile. E parte della squadra sono la nostra Protezione Civile e la nostra Polizia locale.
La relazione della vicesindaca è stata seguita da un serrato dibattito con l’intervento di numerosi consiglieri e consigliere comunali, di seguito riportato in sintesi:
Deborah Montalbano (Gruppo misto – DeMA): Sono rimasta spiazzata dalle dichiarazioni di Bezzon. I dormitori così come sono realizzati oggi, non sono riusciti ad essere un ammortizzatori per i senzatetto. Cosa è stato costruito oltre al posto letto? E’ stato verificato se gli spazi creati rispondono alle esigenze delle persone? Il ringraziamento va al Terzo settore, al termine di questo mandato spero si possa parlare di superamento dei dormitori, di politiche sociali e di questioni che non possono essere scaricate sulle persone più fragili.
Eleonora Artesio (Torino in Comune – La Sinistra): Chi si presta ad un atto di generosità non ha consapevolezza di voler risolvere i problemi personali e sociali delle persone senza fisa dimora ma ritengono di contribuire ad assicurare un minimo di sussistenza per persone in stato di bisogno, un ragionamento opposto alle dichiarazioni di Bezzon. La Città utilizza la logica dell’assedio secondo la quale le persone vengono private delle condizioni minime di sussistenza perché accettino quanto proposto dalla Città, una logica secondo la quale la povertà è o un demerito, dovuta alla pigrizia o una colpa o uno stile furbesco organizzato. Se ci si ritrova in una vita di strada ci sono all’origine diritti negati, a partire da casa e lavoro e ci si deve riprogrammare. Le modalità con le quali ci si è espressi non solo non sono sono all’altezza delle volontà espresse dalla Città ma sono anche dannose rispetto ad una analisi sociale corretta.
Stefano Lo Russo (Partito Democratico): Il comandante della Polizia Municipale non è un sociologo urbano e avrebbe fatto bene a tenersi lontano da interviste ai giornali. La violenza verbale ci lascia di stucco, parole utilizzate per trattare un tema così delicato in una fase delicata della città, con diseguaglianze che si stanno dilatando. Ci saremmo aspettati scuse e invece è arrivata la difesa allucinante della vice sindaca Schellino. Riteniamo inadeguato Bezzon a svolgere il ruolo di Comandante della Polizia Municipale, avrebbe dovuto già essere allontanato dopo la vicenda dei monopattini. Prendiamo le distanze dalle sue parole che non hanno nulla a che fare con la politica dell’accoglienza e con la complessità della gestione delle povertà e siamo vicini a tutti coloro che. Invece, quotidianamente se ne occupano.
Francesco Tresso (Lista civica per Torino): Non deve essere Bezzon a comunicare strategie sulle politiche sociali della Città ed è anche sminuente per la vice sindaca dover rispondere delle sue affermazioni. Le parole di Bezzon sono state sprezzanti e sminuenti verso tutti coloro che operano come mediatori nei servizi sociali che conoscono bene le storie complesse alle spalle dei senzatetto che richiedono attenzioni complesse che vanno oltre il posto letto. Non si può semplificare dando segnali scorretti. Si devono mettere in essere politiche nuove, forme innovative, piccoli centri di accoglienza in cui i senzatetto sono più presenti.
Carlotta Tevere (M5S): Nessuno ha detto che donare non sia un gesto apprezzabile, ma non si può pensare di risolvere il problema dando qualche moneta. Non limitandosi a guardare i titoli, si poteva leggere come vi sia il sospetto che qualcuno sfrutti le persone senza fissa dimora per trarne profitto e su questo occorre soffermare l’attenzione, da parte della politica. Un fenomeno che già in passato era stato denunciato da parte del volontariato e di oggetto di indagini. Meglio destinare le proprie offerte alle associazioni che assistano le persone in difficoltà e insieme alle quali la Città opera da anni per offrire risposte concrete a 360°, aiutando le persone senza fissa dimora a riprendersi a propria vita.
Andrea Russi (M5S): Stigmatizzo quanto ho sentito da vari interventi. Ho visto 60 Paesi e una delle prime cose che si imparano è di non fare elemosine. Dare denaro serve a sollevarsi dal senso di colpa, ma si umiliano le persone, rischiando poi di alimentare le dipendenze oppure i racket che sfruttano la generosità delle persone. Meglio aiutare le persone in difficoltà attraverso il sostegno al volontariato. Una certa parte politica è inadeguata perché non analizza la realtà, sono d’accordo con il comandante della POM e con l’assessore Schellino.
Maura Paoli (M5S): Frasi indegne quelle del comandante PM, poi ribadite dalla vicesindaca che lo difende e aggiunge, era più dignitosa chiedere scusa. L’assessora ha detto che ci sono persone che vivono in strada per convenienza. C’è il Covid e i dormitori sono pericolosi, non garantendo isolamento, pur se Torino è elemento positivo su scala nazionale. Accettare ingresso nei dormitori è morte sociale, ma per alcuni gli homeless devono essere buoni e dire grazie, se no diventano dei cattivi. Io non voglio luoghi comuni da benpensanti, ma ragionamenti sulla povertà e le sue conseguenze sociali. Il tema del “decoro” non era la nostra linea e non deve esserlo ora.
Maria Grazia Grippo (PD): Mi dispiace che persone con ruoli istituzionali non misurino le ricadute sull’opinione pubblica delle loro parole. Abbiamo capito bene quanto detto da Bezzon e Schellino, frutto di inaccettabile faciloneria: parole incoscienti, se fanno passare il messaggio non di una realtà sociale in sofferenza ma quello che esistano i furbetti dell’elemosina, coincidenti con le persone senza dimora insediate nel centro storico. Mi rifiuto di aiutare l’amministrazione a scaricare su altri le responsabilità più complesse. Per fortuna tra poco dovrete farvi da parte.
Elide Tisi (Partito Democratico): Per rispondere alle necessità dei senza tetto, occorre mettere al centro i bisogni delle persone e non semplificarli in modo grossolano come è stato fatto. E’ chiaro che l’elemosina non è la soluzione ma la responsabilità dell’Amministrazione è quella di far crescere lo spirito di solidarietà e non quello di chi approfitta della solidarietà.
Raffaele Petrarulo (Sicurezza e Legalità – Verso Forza Italia): Con le parole non aiutiamo nessuno. Non so a che titolo abbia parlato Bezzon che è stato inopportuno. Occorre dare dignità ai senzatetto. Si recuperino per loro le 106 case occupate abusivamente. Perché i più furbi occupano mentre i clochard devono stare all’aperto?
Fabrizio Ricca (Lega): rendo merito al comandante di aver fotografato la situazione di Torino. Il problema è che mai nessuno ha proposto interventi seri. Occorrono interventi che garantiscano dignità alle persone La Lega si offre per dare una mano all’Amministrazione.
Francesca Parlacino (Lega): Il tema è complesso ma le strade percorse fino ad oggi si sono dimostrate non soddisfacenti. L’impressione è che si tenda a non insistere, dobbiamo interrogarci sul perché i soggetti più fragili scappano dalle strutture e non si fidano delle iniziative messe in campo dalla Città.
Federica Scanderebech (Forza Italia): Le inopportune dichiarazioni del comandante Bezzon hanno offerto la possibilità di questo confronto. Occorre ridare dignità alle persone e ripristinare il decoro urbano. Viene segnalata una tratta di animali, di cuccioli, usati per impietosire i passanti. I senza dimora necessitano di soluzione diversi, non basta “lasciarli vivere” per le strade. E’ sbagliato generalizzare come ha fatto il comandante, tra i senzatetto ci sono persone che hanno perso lavoro e casa per la crisi e la pandemia. Spero che la prossima giunta sia in grado di dare delle risposte.
Osvaldo Napoli (FI): Il comandante della Polizia Municipale ha evidenziato un problema che spetta alla politica risolvere. Il centro offre uno spettacolo non bello, poi ovviamente le persone vanno aiutate. Questa polemica mi pare esagerata: occorre piuttosto un’autocritica per le politiche sociali sbagliate fin qui seguite.
Infine, le conclusioni sono state tratte dell’intervento della Sindaca Chiara Appendino: Ringrazio la vicesindaca Schellino e tutti coloro che sono impegnati nelle politiche sociali. Siamo di fronte a un problema difficile da risolvere, non solo per il contesto economico, che caratterizza tutte le grandi città. Rispetto tutte le diverse sensibilità, ma respingo quanto detto da chi ha affermato che “rincorriamo il comandante”. Già nel 2018 avevo invitato a non fare elemosine indiscriminate per non alimentare dipendenze o forme di racket, sostenendo piuttosto le attività di volontariato. Alcune città hanno introdotto il DASPO per i senzatetto, ma qui a Torino non vogliamo farlo. Anche se l’efficienza dei nostri servizi sociali attira persone senza dimora da altre località, soprattutto in inverno, non si può pensare di risolvere i problemi con un foglio di via, che reputo disumano, né con le elemosine. Costruire un rapporto di fiducia con le persone, costruire percorsi, questa è la sfida, per quanto difficile.
A cura di Claudio Raffaelli e Federico D’Agostino