Dal brigadiere dei Carabinieri Benito Atzei all’avvocato Fulvio Croce, dal giornalista Carlo Casalegno alla guardia giurata Salvatore Pedio, fino alle vittime della strage di Bologna, atrocemente troppo numerose per citarle tutte, o alla funzionaria della Città di Torino Antonella Sesino assassinata dai jihadisti a Tunisi, sette anni fa. E tante e tanti altri , con o senza uniforme, uccisi sotto casa o straziati dall’esplosivo, morti soli o insieme ad altri e altre sventurati. Senza contare i feriti, innumerevoli. Terrorismo rosso con la pistola o neofascista con il tritolo, o ancora il più recente terrorismo jihadista che usa ogni mezzo, dai fucili mitragliatori agli autotreni lanciati a tutta velocità in luoghi affollati.
In Sala Rossa, questo pomeriggio, si è voluto ricordare tutto questo. Con il sindaco Stefano Lo Russo e la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle, erano presenti i rappresentanti delle associazioni che raccolgono le vittime – innumerevoli furono i feriti e mutilati – e i loro congiunti, Giovanni Berardi (Associazione Europea Vittime del Terrorismo) e Flavio Fossat (Associazione Italiana Vittime del Terrorismo), con altri esponenti delle associazioni e una delegazione di autorità militari, oltre al presidente dell’Associazione Consiglieri comunali emeriti, Giancarlo Quagliotti.
Dando il benvenuto ai presenti, la presidente Grippo ha sottolineato l’obbligo di non interrompere il fillo della narrazione di quella che è una storia di vite spezzate e offerse, ribadendo l’impegno dell’istituzione a non allentare il profondo legame con le vittime del terrorismo. I numeri, ha aggiunto la presidente, già da soli ci parlano di un massacro inconcepibile che non trova né ragione né pace: a questi numeri opponiamo i volti e le storie delle persone uccise o rimaste ferite in agguati e aggressioni infami, ha esortato Grippo, ricordando come in questo mandato amministrativo la Commissione Legalità di Palazzo Civico, su proposta della Presidenza della Sala Rossa, abbia incluso nelle proprie competenze memoria e sostegno alle vittime di reato. La presidente ha anche salutato con favore l’attenzione dell’Associazione Consiglieri emeriti di ricordare alcuni gravi episodi terroristici accaduti sotto la Mole mezzo secolo fa.
Dopo il vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Lascaris Daniele Valle, che ha ricordato tra l’altro come proprio oggi la Francia abbia negato l’estradizione di alcuni ex terroristi italiani laggiù rifugiati, è intervenuto Giovanni Berardi, ricordando alcune delle vittime di azioni terroristiche a Torino e altrove delle quali ricorre quest’anno il cinquantesimo o quarantesimo anniversario: il commissario di PS Luigi Calabresi, il professor Marco Biagi (assassinato vent’anni fa), i carabinieri uccisi nella strage di stampo fascista a Peteano, le guardie giurate Sebastiano D’Alleo e Antonio Pedio assassinate con un colpo alla nuca mentre giacevano a terra disarmate durante una rapina compiuta da terroristi delle Brigate Rosse ormai in disgregazione e altri ancora. Mandanti ed esecutori, ha denunciato Berardi, sono spesso rimasti impuniti o hanno subito condanne di modesta entità, chiedendo infine che venga realizzato nella nostra città un monumento a tutte le vittime dei terrorismi.
Vittime che furono davvero un numero impressionante, riepilogato dall’intervento di Flavio Fossat: tra il 1969 e il 1984, per mano del terrorismo di sinistra e di destra si sono contati 360 morti, dei quali 156 in stragi (Bologna, treno Italicus, piazza Fontana…) e i rimanenti in aggressioni individuali, con migliaia di feriti. Nella nostra regione, almeno risparmiata dalle stragi, vi furono 22 morti solo tra il 1975 e il 1982, ai quali vanno aggiunti, in anni più recenti, i sette piemontesi uccisi dal terrorismo jihadista. Anche Fossat ha stigmatizzato le tante responsabilità non chiarite, i latitanti non arrestati e le poche condanne, spesso lievi.
La cerimonia è stata conclusa dall’intervento del sindaco Stefano Lo Russo, il quale ha esordito ricordando l’importanza di coltivare la memoria in un Paese come il nostro, che venne lacerato e ferito da quegli anni. Il tributo di sangue della città di Torino è stato grande, ha sottolineato il primo cittadino, rievocando poi le gravi complicità da parte di persone appartenenti ad apparati dello stato e il ruolo di una violenza politica scaturita da degenerazioni ideologiche.
Un periodo che ha lasciato troppa ingiustizia e troppi misteri, ha commentato Lo Russo, rammentando come anche il nostro presente sia segnato da situazioni di terrorismo e violenze contr la popolazione civile. Il terrorismo, ha proseguito il sindaco, ha cambiato pelle e metodi ma non la vigliaccheria e la spregevole impostazione morale. Invitando a trasmettere alle giovani generazioni i valori che consentirono al nostro Paese di reagire al terrore e il ricordo delle vittime di una furia eversiva non lontana dal nostro presente, il sindaco ha concluso evocando una comunità torinese capace di guardare al futuro condividendo gli ideali della democrazia e della convivenza civile, oggi più che mai importanti.
Claudio Raffaelli