Con una petizione al Consiglio comunale, presentata questa mattina durante un Diritto di Tribuna moderato dal vicepresidente vicario Domenico Garcea, 1301 cittadini torinesi, residenti a Mirafiori Nord, denunciano le condizioni di degrado e la mancanza di sicurezza in corso Salvemini e nelle vie limitrofe. I residenti sono da qualche tempo riuniti in un comitato per difendere la peculiarità della zona: residenziale, caratterizzata da alberate, verde e poco traffico. Nata come prolungamento di Santa Rita, doveva rappresentare un modello di quartiere particolarmente vivibile, con giardini attrezzati, servizi sociali, scuole, palestre e negozi. Ha funzionato, scrivono i residenti, fino a quattro anni fa, quando un primo nucleo di Rom si è accampato con camper e roulotte nella zona verde di corso Salvemini e ha occupato alcuni alloggi. Con le prime segnalazioni alle autorità e alle forze dell’ordine sono arrivati anche numerosi interventi. Mai, però, definitivi. Non è stato effettuato alcuno sgombero e ai primi camper, nel tempo se ne sono aggiunti altri.
La zona, tranquilla e pulita, oggi vive un degrado profondo causato dal proliferare di immondizia abbandonata nei viali e nel verde, dal chiasso prodotto dai bambini durante il giorno e alla sera, dagli atti vandalici, dalle intrusioni degli adulti nei palazzi con relative minacce se richiamati al rispetto delle norme. Nella zona mancano politiche di integrazione e inserimento. I minori non vanno a scuola e gli adulti che stazionano sui camper restano un corpo estraneo al tessuto cittadino. Costringono l’Amiat a continui interventi di pulizia ma, sospettano i firmatari, non contribuiscono alle spese che ricadono invece sulla cittadinanza. Non intervenire sui presenti, significa facilitare l’arrivo di altri gruppi di #Rom che già si aggirano per la zona, probabilmente con l’intenzione di sistemarcisi. In conclusione, i firmatari ritengono che i Rom presenti nella zona siano evidentemente incapaci di rispettare le poche regole di convivenza civile sufficienti a farli convivere con il resto della cittadinanza e, per questo, ne chiedono lo sgombero. Unica soluzione possibile, sostengono i residenti, per riappropriarsi del proprio spazio e del territorio.
Marcello Longhin