Un tuffo nella Torino, mai vista, del 1911

da sinistra: Filiberto Chiabrando, Alessandra Spreafico, Cristina della Coletta, Antonio Ledda

Torino che non smette di sorprendere. Non solo gianduiotti e bagna caoda, capitale del Regno o capitale dell’auto. Nel 1911 la nostra città si era già trasformata, in modo altrettanto sorprendente. Ce lo ricorda una mostra allestita al castello del Valentino, curata da un gruppo di appassionati studiosi del nostro Politecnico di Torino e dell’Università della California di San Diego che hanno collaborato per realizzare “Torino 1911” progetto digitale realizzato per presentare l’ultima esposizione universale ospitata in Italia prima della Grande Guerra. La #mostra è stata presentata ed inaugurata questa mattina dai curatori Filiberto Chiabrando, Alessandra Spreafico e Cristina della Coletta che hanno spiegato come il progetto interdisciplinare abbia integrato informazioni, dati, prospettive, tecniche, strumenti e metodologie provenienti da più discipline con l’obiettivo di promuovere una comprensione approfondita dell’Esposizione Internazionale di Torino 1911 (e del fenomeno delle Esposizioni Universali in generale) per andare oltre l’ambito di una singola disciplina o area di ricerca. Il progetto è nato nel 2006 con la pubblicazione di Cristina Della Coletta ”World’s Fairs Italian Style: The Great Expositions in Turin and their Narratives, 1860-1915” e si è evoluto in un ampio progetto digitale che ha visto collaborare un team di ricercatori composto da umanisti e storici della cultura della School of Arts & Humanities e ingegneri e archeologi della Jacobs School of Engineering ha collaborato con colleghi del Dipartimento di Architettura e Design (DAD) del Politecnico per realizzare un’indagine poliedrica in campi di ricerca diversi come l’analisi testuale e la geomatica (UAV e fotogrammetria a corto raggio, BIM, modellazione 3D, GIS). Ingegneri, architetti e informatici hanno lavorato insieme per ricreare virtualmente in 3D i padiglioni e le strutture dell’Esposizione di Torino del 1911. Partendo dalla raccolta e digitalizzazione di fragili materiali d’archivio fino alla precisa ricostruzione basata sulla #tecnologia di strutture architettoniche iconiche, il progetto recupera un patrimonio perduto per aiutare gli studiosi ad affrontare questioni di impatto storico globale. Perché le esposizioni universali erano tra gli eventi di massa più frequentati dell’Occidente, ma erano eventi effimeri realizzati per mostrare le novità tecnologiche senza preoccuparsi di salvaguardare il progetto per le generazioni future. E così, terminata l’esposizione, la città nella città veniva smantellata e gli artefatti esposti finivano negli archivi istituzionali o nelle mani di collezionisti privati e le strutture espositive dismesse. Adesso, però, con il progetto “Torino 1911” non è stato realizzato solo un archivio fisico e digitale che raccoglie e conserva migliaia di oggetti espositivi in ​​un archivio online ampiamente accessibile e consultabile. È anche l’unico progetto digitale esistente con la ricostruzione virtuale di aree chiave del quartiere fieristico di Torino, modelli 3D del quartiere fieristico che si basano su materiali d’archivio e costituiscono la resa più vicina delle strutture architettoniche che furono smantellate subito dopo la chiusura della fiera. All’inaugurazione di questa mattina ha partecipato, in rappresentanza della Città, il presidente della commissione Urbanistica Antonio Ledda che, nel complimentarsi con i curatori del progetto “Torino 1911”, ha sottolineato la concordanza, fra una mostra rappresentativa di una città trasformata dall’esposizione universale con l’attualità del processo di trasformazione degli spazi urbani in corso, in qualche modo significativa della riconosciuta volontà di rilancio e della capacità di guardare al futuro che anima da sempre i torinesi.

Marcello Longhin